Alert sanitari
24 Ottobre 2025Segnalati casi precoci in dieci Paesi europei, compresa la Francia, che ha imposto il confinamento del pollame e avviato la vaccinazione delle anatre. Resta basso il rischio per l’uomo, ma preoccupa la diffusione del virus ai mammiferi

Da agosto a metà ottobre sono stati segnalati 56 focolai di influenza aviaria in 10 Paesi dell’Unione europea e nel Regno Unito, un numero record per questo periodo dell’anno. La situazione riaccende i timori di una nuova crisi sanitaria e zootecnica come quella del 2022, quando milioni di capi di pollame furono abbattuti per contenere l’epidemia. Il virus è stato rilevato soprattutto in Polonia (il principale produttore di pollame dell’Ue), Spagna e Germania, ma nuovi casi stanno emergendo anche in Francia, Belgio e Slovacchia, dove le autorità hanno ordinato che tutti i capi di pollame vengano tenuti al chiuso.
L’influenza aviaria si sta diffondendo rapidamente in Europa, con il numero più alto di Paesi che ha segnalato focolai precoci degli ultimi dieci anni. Sale la preoccupazione sul ripetersi di una possibile crisi, come già successo in passato, che porterebbe all’abbattimento di decine di milioni di uccelli negli allevamenti e all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Secondo i dati dell’Esa, l’ente francese di sorveglianza della salute animale, la presenza simultanea del virus a inizio stagione in dieci Paesi europei non si registrava da almeno un decennio. L’anno scorso nello stesso periodo si verificarono 31 focolai in nove Paesi.
La diffusione dell’aviaria è motivo di preoccupazione per i governi e per l’industria avicola a causa della devastazione che può causare agli allevamenti, della possibilità di restrizioni commerciali e del rischio di una nuova pandemia.
“Tutti questi casi in Europa dimostrano che il virus è ben lontano dall’essere scomparso”, ha dichiarato Yann Nedelec, Direttore del gruppo avicolo francese Anvol.
Nell’ultima settimana, la conferma dei primi casi della stagione in Belgio ha spinto il Paese a ordinare il confinamento obbligatorio del pollame al chiuso, anticipando di settimane le misure adottate nelle stagioni precedenti.
Altri due focolai emersi in Francia, un altro importante produttore di pollame, hanno portato alla stessa misura di contenimento degli animali, mentre l’anno scorso l’ordinanza era stata emessa a novembre e a dicembre.
L’aumento dei focolai ha riguardato anche Spagna e Germania.
Il Ministero dell’Agricoltura francese, inoltre, ha esteso la campagna di vaccinazione contro l’influenza aviaria a tutte le anatre da allevamento, proseguendo per il terzo anno consecutivo una strategia che ha contribuito a contenere i danni delle ondate precedenti. Il Paese è il primo grande esportatore mondiale ad aver introdotto la vaccinazione obbligatoria come misura di prevenzione nazionale.
L’influenza aviaria ha colpito anche America e Asia. Negli Usa sono stati abbattuti oltre 180 milioni di uccelli, con conseguenti ripercussioni sui prezzi delle uova e infezioni anche tra i bovini da latte e il personale degli allevamenti.
Il Brasile, il principale esportatore mondiale di pollame, ha dovuto affrontare un’epidemia, da cui ora sembra essersi liberato. Il Giappone, invece, ha segnalato il suo primo caso della stagione in questa settimana.
Il rischio di influenza aviaria per l’uomo resta considerato basso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Who), poiché la maggior parte delle infezioni avvengono quasi sempre con un contatto diretto con animali infetti. Tuttavia, occorre un monitoraggio costante a causa della crescente capacità del virus di infettare mammiferi, come accaduto negli Stati Uniti e in Asia.
In Europa, al momento, la preoccupazione maggiore riguarda il possibile impatto del virus sulla catena di approvvigionamento alimentare e sulla sostenibilità degli allevamenti, in un contesto di crescente pressione economica e climatica.
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