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06 Marzo 2025La leptospirosi, malattia batterica diffusa in ambienti urbani e rurali, rappresenta un rischio crescente per l’uomo e gli animali. Approfondisci le sue dinamiche in Italia e il ruolo di tutti i professionisti della salute nella sua prevenzione
La leptospirosi, causata da batteri del genere Leptospira, è una malattia zoonotica che minaccia animali domestici, da allevamento e selvatici, nonché la salute dell’uomo. In Italia, le indagini epidemiologiche mostrano una diffusione preoccupante, con focolai legati a cani, bovini e suini, ma anche a specie selvatiche come ratti e volpi. Con il cambiamento climatico e l’urbanizzazione che modificano la distribuzione degli ospiti, i medici veterinari devono essere in prima linea nel prevenire e controllare questa complessa patologia.
La leptospirosi è un’infezione batterica causata da spirochete del genere Leptospira, trasmessa principalmente attraverso il contatto con le urine di animali infetti. Questi batteri possono sopravvivere in ambienti contaminati, come acqua stagnante e suolo, per settimane o addirittura mesi. I batteri che vengono ingeriti penetrano attraverso ferite, mucose o la cute intatta, provocando una vasta gamma di sintomi clinici che variano da febbre e letargia a danni renali, epatici e, nei casi più gravi, possono portare alla morte.
La malattia rappresenta un importante rischio zoonotico per l’uomo: nel mondo, infatti, ogni anno si registrano circa 1 milione di casi umani, e oltre 60.000 decessi. Inoltre, a differenza di quanto si crede, tutti i cani sono a rischio di leptospirosi, indipendentemente dall’area geografica in cui vivono, dal loro stile di vita, da razza, età o periodo dell’anno.
Gli studi epidemiologici condotti in Italia hanno rilevato una presenza significativa di leptospirosi tra gli animali domestici e selvatici. Tra il 2010 e il 2011, per esempio, un’indagine condotta su oltre 43.000 campioni sierologici di bovini, suini, ovini e caprini, cani e cinghiali ha evidenziato la prevalenza di sierogruppi come Australis, Sejroe, Icterohaemorrhagiae, Pomona e Grippotyphosa.
Più recentemente, uno studio effettuato a Milano su cani e gatti presenti in un rifugio comunale ha rilevato anticorpi contro Leptospira nel 21,7% dei cani ospiti, positivi a più sierogruppi – in particolare Australis e Icterohaemorrhagiae – suggerendo che questi animali possano fungere da sentinelle per il monitoraggio della malattia. E risultati simili sono stati ottenuti anche in Sicilia, in uno studio effettuato tra il 2017 e il 2021 su cani e gatti randagi, dove i sierogruppi maggiormente riscontrati sono stati Icterohaemorrhagiae, Grippotyphosa, Australis e Canicola.
Mentre L. icterohaemorrhagiae è il principale sierogruppo infettante nel cane, a dimostrazione di quanto sia altamente esposto alla contaminazione ambientale promossa dai roditori, per quanto riguarda il gatto – da sempre considerato meno suscettibile all’infezione – gli ultimi studi suggeriscono che possa fungere anch’esso da serbatoio, svolgendo un importane ruolo nella diffusione della malattia.
Inoltre, specie selvatiche e sinantropiche come ricci, volpi rosse, ratti norvegesi e nutrie, sono state identificate tra i serbatoi chiave del batterio, evidenziando un rischio zoonotico in espansione e l’importanza di sviluppare strategie di controllo integrate.
La gestione della leptospirosi richiede un approccio integrato che combini sorveglianza epidemiologica, vaccinazione e misure di controllo ambientale. In ciò, i medici veterinari svolgono un ruolo fondamentale attraverso:
● la vaccinazione del cane, che oltre a proteggere l’animale dalla forma clinica, limita la formazione dello stato di portatore ed eliminatore di leptospire, proteggendo così gli altri cani e gli esseri umani;
● una sorveglianza attiva, ossia il monitoraggio della diffusione della malattia tra gli animali domestici e selvatici, attraverso test sierologici e molecolari per identificare i sierogruppi circolanti;
● la gestione ambientale per ridurre l’accesso degli animali alle fonti di acqua stagnante, migliorando al contempo la gestione dei rifiuti per limitare la proliferazione dei roditori.
La leptospirosi è una minaccia zoonotica complessa, che rappresenta un perfetto esempio di quanto sia necessaria l’interconnessione tra salute animale, umana e ambientale. Solo attraverso l’approccio One Health è possibile promuovere una collaborazione efficace tra medici veterinari, medici e autorità sanitarie per sensibilizzare il pubblico sui rischi legati alla malattia, implementare piani di intervento per gestire i focolai e sviluppare strategie di ricerca per migliorare i vaccini e le tecniche diagnostiche.
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Questo articolo fa parte della rubrica One Health One Future, realizzata grazie al contributo non condizionante di MSD Animal Health. Seguiteci per non perdere altri contenuti.
Fonti
Serological Surveillance of Leptospirosis in Italy: Two-year National Data (2010-2011). Tagliabue S, Figarolli BM, D’Incau M, et al; Vet Ital. 2016, 52(2), 129-138.
https://doi.org/10.12834/vetit.58.169.2
Leptospira spp. Antibody Seroprevalence in Stray Dogs and Cats: A Study in Milan, Northern Italy. Joel Filipe et al.; Vet. Sci. 2024, 11, 478
https://doi.org/10.3390/vetsci11100478
Serological and Molecular Evidence of Pathogenic Leptospira spp. in Stray Dogs and Cats of Sicily (South Italy), 2017–2021. Francesca Grippi et al; Microorganisms 2023, 11, 385.
https://doi.org/10.3390/microorganisms11020385
Synanthropic and Wild Animals as Sentinels of Zoonotic Agents: A Study of Leptospira Genotypes Circulating in Northeastern Italy. Mazzotta, E. et al; Int. J. Environ. Res. Public Health 2023, 20, 3783
https://doi.org/10.3390/ijerph20053783
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