One Health
06 Febbraio 2025La rabbia continua a rappresentare una sfida per la salute pubblica e veterinaria, ma l’approccio One Health può aiutare a prevenirne la diffusione
La rabbia è una delle più antiche malattie zoonotiche conosciute dall’uomo, ma nonostante i progressi della scienza, rimane una minaccia globale. Ogni anno causa tra le 30.000 e 70.000 morti umane, principalmente nei Paesi in via di sviluppo, dove la vaccinazione e la prevenzione sono ancora inadeguate. Per i medici veterinari e i professionisti della salute pubblica, questa malattia rappresenta una sfida complessa.
La rabbia è una zoonosi causata da un virus – il Rabies Lyssavirus – appartenente alla famiglia Rhabdoviridae, che si può trasmettere all’uomo e ad altri animali attraverso il contatto con saliva o aerosol di animali infetti.
In Europa la cosiddetta “rabbia silvestre”, ovvero mantenuta da animali selvatici, ha come serbatoio principale la volpe rossa, anche se nella Regione più orientale il cane procione sta assumendo un ruolo epidemiologico importante. In altre aree, invece, tra cui principalmente Africa, Asia e America del Sud, a causa della presenza massiccia di cani randagi è ancora presente la “rabbia urbana”, dove il più importante serbatoio del virus è il cane.
Sebbene i Paesi sviluppati abbiano quasi eliminato la rabbia grazie a rigorosi programmi di vaccinazione e controllo degli animali serbatoio, la situazione è ben diversa nei Paesi in via di sviluppo. La malattia, se non trattata tempestivamente, è quasi sempre letale, tanto che ogni anno causa circa 59.000 decessi, dei quali il 40% riguarda bambini tra i 5 e i 14 anni.
La maggior parte dei casi umani deriva dal morso di cani infetti, con un impatto devastante in Asia e Africa. In India, ad esempio, si registrano oltre 20.000 morti all’anno, il che lo rende il Paese più colpito al mondo.
La prevenzione della rabbia richiede uno sforzo integrato tra medicina veterinaria, salute pubblica e gestione ambientale. Con la vaccinazione del cane, infatti, la forma urbana della malattia diventa prevenibile al 100%.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), la copertura vaccinale per interrompere il ciclo di trasmissione in aree endemiche dovrebbe raggiungere il 70% della popolazione canina, ma molti Paesi sono lontanissimi da questo obiettivo. In Africa, per citarne alcuni, il Ciad riporta una copertura dello 0,5%, mentre la Costa D’Avorio arriva al 10%.
Esistono però progetti attivi nel mondo che vanno in questa direzione: la campagna Zero by 30, promossa dalla WHO e dai suoi partner, mira a eliminare i decessi umani causati dalla rabbia entro il 2030; ci sono organizzazioni e associazioni no profit, come Rabies Free Africa e Mission Rabies, che operano nei territori maggiormente colpiti (India, Malawi, Uganda, Sri Lanka, Thailandia e Tanzania), per garantire anche ai Paesi più poveri l’accesso alle vaccinazioni per gli animali.
Altri obiettivi chiave da perseguire sono il monitoraggio attivo dei serbatoi animali per prevenire focolai e l’educazione e sensibilizzazione delle comunità sul rischio di esposizione e sull’importanza della profilassi post-esposizione (Pep).
Secondo le indicazioni dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – dal 2002 Centro di referenza nazionale per la Rabbia, riconosciuto dal 2012 come Centro di referenza FAO per la malattia e dal 2024 anche Laboratorio di referenza WOAH – la movimentazione di cani, gatti e furetti tra i Paesi dell’Unione Europea richiede l’osservanza di specifici requisiti sanitari, tra cui una vaccinazione antirabbica valida e, in alcuni casi, il test di titolazione degli anticorpi contro il virus della rabbia. Questa misura è particolarmente rilevante per le aree a rischio, dove la malattia è ancora presente.
I medici veterinari giocano un ruolo cruciale nel garantire il rispetto delle normative e nel fornire consulenza ai proprietari di animali per prevenire i rischi legati alla diffusione della malattia. I medici veterinari devono essere in prima linea nella lotta contro questa zoonosi, non solo attraverso la vaccinazione e il controllo degli animali, ma anche educando i propri clienti e collaborando con altre discipline nel contesto di un approccio One Health. Per raggiungere l’obiettivo di eliminare la rabbia, è fondamentale un impegno collettivo sostenuto da risorse adeguate e innovazioni tecnologiche.
Questo articolo fa parte della rubrica One Health One Future, realizzata grazie al contributo non condizionante di MSD Animal Health. Seguiteci per non perdere altri contenuti.
Fonti:
Rabies in a postpandemic world: resilient reservoirs, redoubtable riposte, recurrent roadblocks, and resolute recidivism; Rupprecht et al. Animal Diseases, (2023)
https://doi.org/10.1186/s44149-023-00078-8
Accelerating rabies elimination in Africa by 2030. Amani, Adidja et al. The Lancet (2024)
https://doi.org/10.1016/S0140-6736(24)02141-X
Rabies: A Comprehensive Review of Pathophysiology and Management. In Journal of Infectious Diseases.
https://www.researchgate.net/publication/383492409
Vaccinazione antirabbica e titolazione anticorpi rabbia. Nota informativa IZSVe. Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
https://www.izsvenezie.it/documenti/servizi/titolazione-anticorpi-rabbia/nota-informativa.pdf
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