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29 Ottobre 2024

Cambiamento climatico e Vettori: l’espansione di flebotomi e zecche in Italia

In Italia, l’aumento delle temperature favorisce la diffusione di flebotomi nella pianura del nord-est e di zecche sulle Alpi. Aumentano così le sfide nella prevenzione delle malattie trasmesse da vettori

di Redazione Vet33


Cambiamento climatico e Vettori: l’espansione di flebotomi e zecche in Italia

Negli ultimi decenni, le temperature medie globali sono aumentate significativamente, alterando gli ecosistemi e influenzando la distribuzione geografica di insetti vettori. Flebotomi, zecche e zanzare, responsabili della trasmissione di numerose malattie (leishmaniosi, borreliosi di Lyme e febbre da virus West Nile), stanno sempre più estendendo il proprio raggio d’azione verso nuove aree geografiche, che diventano così nuovi siti di riproduzione. Zone che un tempo erano considerate inospitali, ora ospitano focolai stabili, aumentando il rischio di epidemie e minacciando la salute degli animali e delle persone.
 

Flebotomi in Nord Italia: un’espansione silenziosa

Negli ultimi anni, i cambiamenti climatici e ambientali hanno portato all’espansione geografica dei vettori di Leishmania infantum verso latitudini settentrionali e altitudini più elevate in vari Paesi europei, tra cui l’Italia, dove sono stati osservati nuovi focolai di leishmaniosi canina nella parte settentrionale del Paese.
Nel nord Italia, area endemica per le malattie trasmesse da zanzare, tra il 2017 e il 2019 è stata condotta una sorveglianza entomologica per il virus West Nile. Durante questa attività, insieme alle zanzare sono stati raccolti altri insetti ematofagi, tra cui i flebotomi, il cui studio ha portato a risultati molto interessanti. 
Durante l’indagine, sono stati prelevati un totale di 303 flebotomi appartenenti alle specie Phlebotomus perniciosus (273), Sergentomyia minuta (5), P. mascittii (2) e P. perfiliewi (2), insieme a 21 esemplari non identificati. Non è stato invece isolato P. neglectus, nonostante sia considerata una specie piuttosto comune nel nord Italia. I flebotomi sono stati raccolti a diverse altitudini (da -2 m a 145 m sopra il livello del mare), ma non è stata osservata alcuna correlazione tra altitudine e abbondanza.
P. mascittii è stato osservato per la prima volta in Friuli-Venezia Giulia, mentre P. perfiliewi – nonostante sia una specie molto presente nella vicina Emilia-Romagna e nel centro e sud Italia – è stato rilevato per la prima volta nelle regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Anche S. minuta è stata riportata per la prima volta in Friuli-Venezia Giulia in siti a quote molto basse.
In particolare, si è trattato della prima volta in assoluto in cui sono state rilevate quattro diverse specie di flebotomi nella pianura nord-orientale dell’Italia. A eccezione di S. minuta, le specie indicate sono tutte vettori competenti di Leishmania e altri arbovirus nel bacino del Mediterraneo.
Questi risultati dimostrano la capacità dei flebotomi di colonizzare nuovi ambienti precedentemente considerati inadatti. La loro presenza, inoltre, potrebbe annunciare la comparsa di focolai epidemici di infezione da Toscana virus, e da altri patogeni di cui sono vettori, in queste aree.

L’ascesa delle zecche nelle Alpi: un problema in altitudine 

Anche le zecche, come per esempio la specie Ixodes ricinus – principale vettore della borreliosi di Lyme e del virus dell’encefalite trasmessa da zecche –, stanno ampliando il loro raggio d’azione, spingendosi sempre più verso altitudini elevate. Nelle Alpi occidentali, per esempio, è stato registrato un incremento delle popolazioni fino a 1.700 metri sul livello del mare, una quota in cui non erano solite vivere​.
Questo fenomeno è legato sia all’aumento delle temperature invernali sia alla diminuzione della copertura nevosa, fattori che permettono alle zecche di sopravvivere più a lungo e di espandere la loro attività stagionale. Il cambiamento climatico, insieme all’abbandono delle pratiche agricole tradizionali e alla frammentazione degli habitat, ha contribuito fortemente ai cambiamenti nella copertura vegetale e nella distribuzione della fauna selvatica ad alta quota.
Nella regione Piemonte, in seguito alla diagnosi inaspettata di tre casi di borreliosi di Lyme nella primavera del 2016, è stato condotto uno studio quadriennale per valutare la distribuzione spaziale e l’abbondanza delle zecche e dei patogeni trasmessi, nonché per determinare il loro limite altitudinale.
Sono stati raccolti esemplari di Ixodes ricinus e Dermacentor marginatus sia dalla vegetazione che dagli ungulati selvatici cacciati. L’abbondanza delle zecche è risultata significativamente associata all’altitudine, al tipo di habitat e ai segni della presenza di animali, in particolare del capriolo.
I. ricinus ha prevalso in distribuzione e abbondanza e, sebbene la sua presenza diminuisse con l’aumentare dell’altitudine, è stata registrata durante l’intero periodo di campionamento in quasi il 90% dei siti di studio, in tutti gli stadi di sviluppo attivi e fino a circa 1.700 metri s.l.m. (il sito più alto raggiunto si trovava a ben 1.890 m s.l.m), con le conifere come secondo habitat più infestato dopo i boschi decidui.
Inoltre, le infestazioni sugli ungulati selvatici cacciati hanno indicato la persistenza dell’attività delle zecche durante i mesi invernali e, rispetto a studi precedenti, confermato la recente diffusione di I. ricinus nell’area. 

Che cosa significa per i veterinari? 

La crescente diffusione di questi vettori richiede una risposta adeguata da parte dei professionisti della salute animale. I medici veterinari devono essere pronti a riconoscere e trattare le malattie trasmesse da vettori in aree dove in passato non erano presenti. L’educazione dei proprietari di animali domestici sull’importanza della prevenzione contro i parassiti esterni tutto l’anno è fondamentale per limitare il rischio di infezione.
La diffusione delle malattie trasmesse da vettori è un chiaro esempio di come il cambiamento climatico possa avere ripercussioni trasversali. Un approccio One Health tra professionisti che operano in ambito ambientale, umano e animale è essenziale per sviluppare azioni efficaci e strategie di sorveglianza delle malattie e informare il pubblico sui pericoli esistenti, specialmente nelle aree recentemente invase.

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Questo articolo fa parte della rubrica One Health One Future, realizzata grazie al contributo non condizionante di MSD Animal Health. Seguiteci per non perdere altri contenuti.

Fonti:

Michelutti, A., Toniolo, F., Bertola, M. et al. Occurrence of Phlebotomine sand flies (Diptera: Psychodidae) in the northeastern plain of Italy. Parasites Vectors 14, 164 (2021). https://doi.org/10.1186/s13071-021-04652-2 

Garcia-Vozmediano A., Krawczyk A.I., Sprong H. et al. Ticks climb the mountains: Ixodid tick infestation and infection by tick-borne pathogens in the Western Alps. Ticks and Tick-borne Diseases 11, 5 (2020). https://doi.org/10.1016/j.ttbdis.2020.101489 

 

TAG: CAMBIAMENTO CLIMATICO, FLEBOTOMI, ITALIA, VETTORI, ZECCHE

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