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08 Aprile 2025

Leishmaniosi in Italia, a rischio un cane su due. La soluzione? Prevenzione e One Health contro la diffusione della zoonosi

Il riscaldamento globale e il cambiamento climatico favoriscono la diffusione del flebotomo e del parassita Leishmania infantum, mettendo a rischio un cane su due. Veterinari ed esperti internazionali puntano su prevenzione e sinergia per contenere la malattia

di Redazione Vet33


Leishmaniosi in Italia, a rischio un cane su due. La soluzione? Prevenzione e One Health contro la diffusione della zoonosi

Il cambiamento climatico e l’innalzamento delle temperature stanno contribuendo alla diffusione della leishmaniosi, una zoonosi endemica che oggi non conosce più confini. La malattia, endemica in tutta Italia, si sta diffondendo anche in Europa. Nel nostro Paese, la prevalenza del parassita Leishmania infantum nei cani arriva a superare il 50% in alcune regioni, con un’incidenza crescente anche nel Nord; e non si ferma nemmeno la diffusione e distribuzione del flebotomo che trasmette l’infezione al cane e all’uomo, meglio noto come pappatacio.

Nel convegno “STOP alla leishmania in 3ACT”, promosso da Boehringer Ingelheim Animal Health con il supporto di Anmvi, alcuni esperti di fama internazionale hanno ribadito l’importanza di un approccio One Health per prevenire e contrastare una malattia che colpisce animali e persone, con implicazioni per la sanità pubblica, e rafforzare la collaborazione tra medicina veterinaria e umana.


I casi in Italia

La prevalenza nei cani di Leishmania infantum varia da 1,7% al 48,4%, secondo i dati aggiornati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e del Ministero della Salute, ma in alcune Regioni del centro-sud e insulari un cane su due sarebbe esposto al parassita, con una sieroprevalenza che supera in alcuni casi il 50%, e un’incidenza annuale dal 9,5% fino al 13,1% in aree endemiche come la Puglia.
Nuovi focolai di infezione sono stati registrati anche nelle Regioni più settentrionali (Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige), fino a Bolzano; dal 2019 la leishmania canina (LCan) è stata segnalata endemica in 57 nuovi Comuni del nord Italia (30 in Piemonte, 21 in Lombardia, 4 in Veneto, 2 in Friuli-Venezia Giulia) con 27 focolai di infezione registrati negli ultimi 10 anni.

Un approccio One Health

Le strategie per sconfiggere la Leishmaniosi si inscrivono nel paradigma dell’approccio One Health, in particolare per l’azione di controllo che si può mettere in campo attraverso il trattamento preventivo dei cani.
L’attuale scenario epidemiologico, con particolare riferimento al Nord Italia, i protocolli di prevenzione da adottare nella pratica clinica per il cane e nel territorio per il monitoraggio e controllo della popolazione dei flebotomi, la centralità del medico veterinario, figura ‘ponte’ tra salute animale, salute umana e ambientale in un’ottica di One Health sono stati i temi principali del confronto tra gli esperti. 

“La leishmaniosi, considerata in passato malattia negletta perché confinata in Paesi a medio e basso reddito, diffusa tipicamente nelle aree sul bacino del Mediterraneo, tra cui l’Italia, fino agli anni Novanta era endemicamente presente in larga misura al centro-sud e nelle isole” ha dichiarato Gioia Buongiorno, Ricercatrice Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss. “Da alcuni anni però l’epidemiologia sta rapidamente cambiando, superando i confini meridionali per espandersi anche nei territori settentrionali. A influenzare negativamente la diffusione del vettore, i cambiamenti climatici con l’aumento delle temperature, gli allevamenti e le colture intensivi, gli animali di importazione, tutti fattori che favoriscono lo sviluppo delle larve dei flebotomi tutto l’anno e l’adattamento del flebotomo anche in fase di quiescenza invernale. Lo scenario desta preoccupazione, anche perché i casi di leishmaniosi animale e umana, soggetti a notifica obbligatoria, sono largamente sotto-notificati. L’Iss è molto sensibile e attento all’approccio One Health e insieme al Ministero della Salute ha attivato numerosi progetti di sorveglianza attiva del territorio”.

Durante il convegno si è parlato di approccio One & More Health facendo riferimento a tre principi:
informare ed educare i medici veterinari e i pet owner sull’infezione, sul flebotomo che la trasmette, sui rischi per la salute animale e umana;
condividere le strategie migliori nella pratica clinica e nella sanità pubblica per ridurre il rischio di leishmaniosi attraverso un monitoraggio diagnostico e clinico degli animali e la sorveglianza del territorio; 
prevenire con l’impiego di prodotti insetticidi e repellenti che proteggono i cani, diminuendo il rischio di punture del flebotomo.

I proprietari di cani generalmente conoscono la leishmaniosi e la temono, soprattutto quelli che vivono in aree ad alto rischio, ma solo il 47% di coloro che adottano misure di profilassi è consapevole che si tratta di una malattia mortale, se non curata; inoltre, un’alta percentuale di proprietari si affida al “fai da te” nell’acquisto di presidi considerati protettivi, senza il consiglio del veterinario. È quindi necessario incentivare il più possibile il rapporto tra medici veterinari e pet owner perché la prevenzione della leishmaniosi inizia dal cane.

“Queste evidenze dimostrano la frequente mancanza di consapevolezza sulla gravità della leishmaniosi. I proprietari vanno maggiormente informati ed educati con messaggi semplici e chiari” suggerisce Domenico Otranto, Professore di Parassitologia e Malattie Parassitarie degli animali presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari e Distinguished Professor presso la CityU di Hong Kong (Cina). “I cani vanno protetti a partire da marzo fino a ottobre inoltrato con insetticidi sistemici e repellenti a base di piretroidi. Importante è chiedere sempre al veterinario il prodotto più adatto sulla base delle condizioni ambientali, dello stato di salute e di eventuali situazioni di immunosoppressione. La leishmaniosi è una patologia complessa dal punto di vista clinico, difficile da gestire e costosa da curare. I costi della prevenzione sono di gran lunga inferiori ai costi della cura che, di solito, va proseguita per tutta la sua vita a seconda della condizione clinica degli animali. La soluzione migliore è rappresentata da un lavoro in collaborazione, secondo una visione One Health, orientato alla prevenzione con un approccio alla salute animale e umana connesse alla sostenibilità ambientale”.

Sebbene il sistema di difesa immunitario dell’uomo sia molto efficace nel contrastare il parassita protozoario Leishmania infantum, l’infezione può attecchire sia nella forma cutanea, più frequente e curabile, sia nella forma viscerale, più seria e pericolosa per la vita dei soggetti colpiti. 

“Siamo storicamente un Paese endemico per la leishmaniosi umana – ha sottolineato Alessandro Bartoloni, Professore Ordinario di Malattie Infettive e Direttore Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze – l’Italia in Europa è al primo posto per incidenza di leishmaniosi umana cutanea e al secondo per incidenza di leishmaniosi umana viscerale. La vera novità è che negli ultimi anni si registra un incremento dei casi di leishmaniosi anche nell’uomo, documentato da dati recenti sia in Emilia-Romagna che in Toscana, ma la presenza di casi umani riguarda tutto il territorio con una progressiva diffusione nel Nord-Est e aree che un tempo erano risparmiate ora sono occupate dal vettore, il flebotomo, e dall’infezione negli uomini. Questo fatto ha un impatto significativo sulla salute delle persone, sul numero di ospedalizzazioni e naturalmente sui costi, sanitari e sociali”. 

Bartoloni ha quindi citato uno studio realizzato sul territorio, condotto sulla casistica di ospedalizzazioni per leishmaniosi umana negli anni tra il 2011 e 2016. Dalla ricerca sono emersi 1.700 casi di leishmaniosi viscerale umana, malattia letale se non trattata subito e in modo adeguato, specie nei soggetti più fragili come la popolazione pediatrica, gli anziani e le persone di ogni età immunodepresse per altre patologie concomitanti.
La diagnosi di questa malattia rappresenta però un punto critico: ora che la leishmaniosi è endemica in tutto il Paese, è fondamentale sensibilizzare, informare e rendere consapevoli tutti i medici, in modo che possano essere in grado di pensare e “sospettare” una leishmaniosi umana, così da giungere a una diagnosi tempestiva.
Al primo sospetto, il medico di medicina generale deve indirizzare il paziente a un reparto di malattie infettive specializzato in queste zoonosi; inoltre, è importante il pediatra, così come è importante il dialogo tra medici umani e medici veterinari, che oggi vedono casi complessi in bambini, anziani e animali, talvolta difficili da curare e da gestire. 

“A causa del rialzo delle temperature determinato dai cambiamenti climatici la leishmaniosi ha superato i confini tradizionali: il flebotomo ha trovato condizioni di adattamento ideali e si è diffuso ovunque” spiega Marco Melosi, Presidente Anmvi. Ogni veterinario di ogni Regione deve mettere fra le sue diagnosi differenziali anche questa malattia per due ragioni: la serietà della malattia che, se non curata, può essere mortale nel cane e, in secondo luogo, il rischio di trasmissione all’uomo. Il ruolo del veterinario è fondamentale, in quanto proteggendo il cane, protegge anche l’uomo”. 

“Siamo fermamente convinti che il ruolo del veterinario sia cruciale in questo contesto e per questo vogliamo fare la nostra parte per costruire un futuro in cui la salute venga vista in modo globale, integrato e sostenibile. La partnership tra privato, associazioni e medici veterinari può generare un importante valore aggiunto in ottica One Health e, con questo momento di confronto, vogliamo darci l’opportunità di applicare questa attenzione all’interconnessione della salute umana e animale nella pratica clinica quotidiana” ha concluso Emanuele Ferraro, Head of Pets&Equine Boehringer Ingelheim Animal Health.

CITATI: ALESSANDRO BARTOLONI, DOMENICO OTRANTO, EMANUELE FERRARO, GIOIA BUONGIORNO, MARCO MELOSI
TAG: ANMVI, BOEHRINGER INGELHEIM ANIMAL HEALTH, LEISHMANIA INFANTUM, ONE HEALTH, PREVENZIONE, ZOONOSI

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