Alimentazione
21 Marzo 2025Sedici ricercatori italiani replicano alla protesta di Coldiretti contro la carne coltivata: “Non esistono criticità, equipararla ai farmaci è un errore”. La richiesta di studi clinici e preclinici è giudicata infondata dalla comunità scientifica
A Parma, mercoledì 19 marzo, si è svolta una manifestazione organizzata da Coldiretti davanti alla sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per chiedere di regolamentare la carne coltivata come un farmaco anziché come un alimento. La protesta ha coinvolto oltre 20.000 persone e ha portato alla temporanea chiusura della sede Efsa per ragioni di sicurezza. In risposta, sedici ricercatori italiani, guidati da Alessandro Bertero dell’Università di Torino, hanno pubblicato una lettera in cui respingono l’equiparazione proposta e difendono la validità del quadro normativo europeo, definendo infondate le richieste avanzate.
La manifestazione organizzata da Coldiretti a Parma, sotto la sede dell’Efsa, ha sollevato un ampio dibattito attorno alla carne coltivata. Coldiretti ha chiesto che questi prodotti siano regolamentati come farmaci, invocando studi clinici e preclinici simili a quelli richiesti per le sperimentazioni mediche prima di approvare i prodotti da agricoltura cellulare e fermentazione di precisione.
Sedici ricercatori italiani, provenienti da diverse università e centri di ricerca, hanno pubblicato una lettera per sottolineare quanto il quadro normativo attuale, tra i più rigorosi al mondo, garantisca già piena sicurezza per i nuovi alimenti.
Tra questi Alessandro Bertero, professore associato di Biologia Applicata all’Università di Torino, e altri esperti di biologia, ingegneria chimica e diritto alimentare, che hanno accusato Coldiretti di diffondere informazioni non supportate da evidenze scientifiche, alimentando un clima di sfiducia nei confronti di Efsa.
La protesta di Coldiretti, seppur legittima nel sollevare domande sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione, è stata percepita da molti esponenti del mondo accademico come un tentativo di delegittimazione nei confronti di Efsa e delle sue competenze tecniche. Per ora, la carne coltivata rimane uno degli argomenti più divisivi nel panorama alimentare, tra chi la vede come una soluzione sostenibile e chi teme un allontanamento dai metodi tradizionali.
“La manifestazione di Coldiretti a Parma, davanti alla sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con la richiesta di regolamentare la carne coltivata come un farmaco anziché come un alimento rappresenta un tentativo preoccupante di delegittimare il lavoro della comunità scientifica indipendente e il quadro normativo europeo sui nuovi alimenti, tra i più rigorosi al mondo” esordiscono i ricercatori.
“Dimenticando che Efsa è già un ente tecnico e indipendente, Coldiretti invoca ‘più scienza libera e indipendente’ e sostiene la necessità di studi clinici e preclinici per la carne coltivata, come avviene per i farmaci. Questa richiesta – prosegue il gruppo di accademici – fa eco alle conclusioni di un Tavolo tecnico interministeriale dei Ministeri di Salute e Agricoltura, dove però dettagli sui metodi adottati, le argomentazioni e gli studi a sostegno di tale necessità, non risultano inclusi nel documento ufficiale”.
“Alla luce della letteratura scientifica esistente e delle ricerche che abbiamo già condotto, sentiamo di poter affermare che il quadro regolatorio attuale non presenta delle criticità e che la richiesta di studi clinici e preclinici non ha alcuna base scientifica. Farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti perché rispondono a esigenze radicalmente diverse. Paradossalmente, la regolamentazione alimentare è improntata a maggiore sicurezza. Basti pensare che un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali noti, mentre Efsa – sottolineano i firmatari – può approvare solo in assenza di rischi per la salute”.
“Come ricercatrici e ricercatori impegnati nello studio della carne coltivata in Italia e in Europa, chiediamo che il lavoro della comunità scientifica e delle istituzioni competenti venga riconosciuto e tutelato. Desideriamo contribuire al dibattito anche nel nostro Paese, e pertanto chiediamo ai Ministri Lollobrigida e Schillaci la possibilità di partecipare al confronto. L’interesse comune è garantire la possibilità di lavorare affinché le decisioni e le valutazioni istituzionali a tutela della popolazione si basino sempre e solo sulle più solide evidenze scientifiche” concludono.
Di seguito l’elenco dei 16 firmatari del mondo scientifico che hanno partecipato alla lettera:
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