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23 Marzo 2023

Influenza aviaria, e se gli antivirali accentuassero il rischio pandemico?

L'inquinamento ambientale da antivirali umani può condizionare il tasso evolutivo dei virus dell'influenza aviaria?


Influenza aviaria, e se gli antivirali accentuassero il rischio pandemico?

Declassato il Covid a virus endemico, una nuova pandemia potrebbe profilarsi all’orizzonte: l'influenza aviaria, infatti, comincia a far paura e pare che la corsa ai vaccini abbia preso l’abbrivio. In questa prospettiva poco rassicurante, il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino, ha condotto una ricerca per verificare se la dispersione dei metaboliti dei farmaci antivirali negli ambienti acquatici possa contribuire allo sviluppo di una resistenza a questi farmaci. Più nello specifico, il team torinese ha valutato gli effetti dell'oseltamivir carbossilato (OC) – che è l’antivirale più diffuso- sul tasso evolutivo dell'influenza aviaria. Il metabolita attivo oseltamivir carbossilato (OC), escreto dai pazienti attraverso l'urina, può infatti persistere nell'ecosistema acquatico per diverse settimane poiché i normali impianti di trattamento delle acque reflue non sono in grado di rimuoverlo o degradarlo. Lo dimostra il fatto che alte concentrazioni di OC sono state rilevate nei fiumi e nei bacini idrici durante le stagioni di punta dell'influenza. Per verificare l’ipotesi di partenza, i ricercatori hanno circoscritto l‘analisi a paesi vicini che condividono rotte migratorie comuni di uccelli selvatici e caratteristiche ecologiche simili, come la presenza di foreste, zone umide e bacini acquatici. Gli isolati virali aviari sono stati raggruppati in due coorti in base alla disponibilità antivirale nei rispettivi paesi, con un focus sui ceppi di influenza aviaria H5N1 altamente patogeni. Per valutare il ruolo dell'oseltamivir carbossilato sull'evoluzione dell’influenza aviaria sono stati presi in considerazione diversi geni: il segmento del gene NA è stato incluso come bersaglio principale di OC, mentre HA, NP e MP, che non sono bersagli di OC, sono stati utilizzati come geni di riferimento per ciascun ceppo virale per consentire un confronto tra le due coorti.  A questo punto, sono stati considerati i rapporti tra il tasso di evoluzione del gene NA e i segmenti HA, NP e MP e poi si è proceduto al confronto tra i due gruppi di paesi sulla base della distribuzione dei rapporti. Ne è emerso un possibile comportamento diverso nell'evoluzione dei ceppi virali del clade H5N1 2.3 in presenza di inquinamento ambientale da OC. Si tratterebbe, dunque, di una possibile conferma del fatto che il diffuso consumo di antivirali e la loro presenza nelle acque reflue può influenzare la pressione selettiva sui virus. Come per il fenomeno della resistenza antimicrobica, pertanto, è evidente come i microrganismi possano evolversi e adattarsi a nuove condizioni.

Potential Impact of Environmental Pollution by Human Antivirals on Avian Influenza Virus Evolution by  Ugo Ala, Paolo Bajardi, Mario Giacobini and Luigi Bertolotti     Department of Veterinary Sciences, University of Torino, 10095 Grugliasco, TO, Italy Animals 202313(7), 1127; https://doi.org/10.3390/ani13071127

TAG: ANTIVIRALI, H1N5, INFLUENZA AVIARIA HPAI, OSELTAMIVIR CARBOSSILATO

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