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Professione

03 Febbraio 2025

Le difficoltà delle veterinarie italiane: aggressioni, disparità e richieste di tutele

Un’indagine sul lavoro dei medici veterinari donna in Italia mette in luce le sfide quotidiane che si trovano ad affrontare le professioniste, tra violenza, disparità previdenziali e difficoltà nel conciliare vita professionale e personale

di Redazione Vet33


Le difficoltà delle veterinarie italiane: aggressioni, disparità e richieste di tutele

Aggressioni fisiche e verbali, precarietà economica, e difficoltà nel bilanciare vita professionale e familiare sono alcune sfide che ogni giorno le veterinarie italiane si trovano ad affrontare. In un articolo pubblicato sul blog de Il Sole 24 Ore, Debora Rosciani racconta le esperienze di professioniste come Laura Gianneschi, Consigliera del Sindacato Italiano Veterinari Liberi professionisti (Sivelp), Laura Cutullo, Presidente di Associazione Donne Medico Veterinario (Admv) o Laura Russo, fondatrice del gruppo social “Mamme Super Vet”, che descrivono un settore in cui le donne sono la maggioranza, ma spesso sono prive di tutele adeguate. L’analisi, nata da una tavola rotonda organizzata da Enpav, evidenzia la necessità di un cambiamento culturale e di politiche concrete per proteggere le professioniste veterinarie.
 

Maggiore rischio di aggressioni e disparità previdenziali

Tra i medici veterinari, le aggressioni fisiche e verbali sono molto diffuse: spesso, quando una famiglia che non trova l’immediata disponibilità del medico per il suo animale si scaglia violentemente nei suoi confronti. In questi casi, tuttavia, le veterinarie sono particolarmente prese di mira e subiscono richieste e pressioni fuori misura, sia che lavorino come libere professioniste titolari di studi, sia come dipendenti di strutture pubbliche o asl. Inoltre, le donne sono maggiormente colpite da disparità previdenziali e precarietà economica, soprattutto quando si tratta di libere professioniste. 

Tra le iniziative più concrete attivate dalla cassa previdenziale vi è la campagna Ascoltiamo la tua storia, nata per migliorare il welfare delle dottoresse veterinarie. Sul sito dell’iniziativa si trovano informazioni riguardo al funzionamento e alle erogazioni delle misure di sostegno destinate alla categoria (indennità di maternità, sussidi alla genitorialità, agevolazioni sui contributi).

“Nella nostra professione la vera emergenza è legata al fatto che le donne hanno una gestione di attività di impresa che mal si combina con le esigenze personali e familiari” spiega Laura Gianneschi, consigliera Sivelp. “Essere imprenditrici di sé stesse comporta il non potersi permettere di assentarsi dalla propria attività, pena una perdita economica, oppure essere inquadrate nel ruolo dei cosiddetti ‘finti liberi professionisti’, ovvero figure con partita Iva ma con unicità di rapporto lavorativo. Aggiungiamo un’ulteriore difficoltà: il dover affrontare una clientela sempre più esigente e a volte aggressiva”.

Quando nel 12 marzo 2022 è nata la Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, a cui ha aderito anche la Federazione nazionale ordini veterinari italiani (Fnovi) – con una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sui veterinari e la designazione di un rappresentante della categoria all’interno dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie – da un questionario anonimo realizzato verso la fine dell’anno, intitolato Violenza contro i medici veterinari, è emerso che le denunce sono poche se non in caso di gravi lesioni fisiche, mentre le minacce e le aggressioni verbali non vengono mai segnalate.

“Eppure, il disagio delle professioniste è concreto – continua Gianneschi – soprattutto se lavorano da sole o in contesti ritenuti più a rischio o se ricoprono ruoli di responsabilità per la salute pubblica le cui decisioni potrebbero infastidire o non essere accettate. Per questo riteniamo che sia necessario che nello svolgere la nostra professione si delinei la figura del ‘pubblico ufficiale’. E l’obiettivo del Sindacato veterinari liberi professionisti è rendersi parte attiva nel monitoraggio del fenomeno”.

Anche l’Associazione Donne Medico Veterinario, presieduta dalla dottoressa Laura Catullo per indagare a fondo su questi aspetti, conduce indagini e ricognizioni periodiche per cogliere le esigenze delle colleghe, le loro considerazioni sullo stato della professione e sui servizi di cui c’è bisogno.

“Cosa ci mette in difficoltà? Se da un lato alcune di noi hanno raggiunto livelli molto elevati di soddisfazione professionale e anche economica, dall’altro c’è un’importante quota di mediche veterinarie, partite iva, spesso monoreddito, che fanno veramente fatica a far quadrare i conti. Le donne che operano come libere professioniste, molte delle quali monoreddito, spesso devono affrontare difficoltà enormi per coprire anche solo le spese quotidiane. La gestione del lavoro si scontra infatti con le incombenze familiari che ricadono ancora quasi esclusivamente su noi donne, erodendo il tempo e le energie necessarie per portare avanti la propria attività” sottolinea Catullo. “Questa disparità si riflette anche nel sistema previdenziale: molte professioniste non riescono a mantenere regolari i pagamenti dei contributi alla cassa di previdenza Enpav, trovandosi così in difficoltà ad accedere a forme di assistenza quando ne avrebbero maggior bisogno. Attualmente chi è in seria difficoltà non ha la sicurezza di supporto proprio nei momenti di vera necessità”.
“Le colleghe sono sempre più esposte a comportamenti aggressivi da parte dei clienti. Purtroppo, è noto che le donne sono spesso bersaglio di atteggiamenti di prevaricazione, che si manifestano sia fisicamente che verbalmente. Questi attacchi non solo minano la sicurezza fisica e psicologica delle professioniste, ma intaccano anche la loro reputazione, costruita con anni di impegno e sacrificio” aggiunge la Presidente di Admv. “Le colleghe che si occupano di ispezioni e controlli sono particolarmente vulnerabili, poiché i loro interlocutori spesso hanno interessi economici rilevanti, il che può aumentare il rischio di conflitti. Ma ciò succede anche nelle cliniche e negli ambulatori da parte dei proprietari di animali d’affezione. Il lavoro delle donne medico veterinarie è fondamentale per il benessere degli animali e della società, ma è necessario che venga riconosciuto e supportato adeguatamente anche a livello istituzionale” conclude Catullo.

Combinare vita personale e professionale

La dottoressa Laura Russo, medico veterinario libero professionista, ha fondato ed è amministratrice del gruppo Facebook Mamme Super Vet, nato per rispondere alle esigenze di professioniste che sono anche madri, così da darsi un aiuto reciproco e raccogliere gli sfoghi di chi è in difficoltà, nel continuo tentativo di combinare vita personale e professionale.

“Spesso ci capita di dover creare l’angolo bambini in ambulatorio: ma non se ne giova certo la nostra concentrazione” spiega la dottoressa Russo, che racconta la denuncia di una collega, arrivata su Facebook, costretta a indebitarsi per pagare i contributi previdenziali. 

Dal 2019 ad oggi c’è stato un leggero calo delle erogazioni delle indennità di maternità: da 466 alle 458 del 2023, come indica la dottoressa Maura Montesano, coordinatrice Organismo Consultivo Welfare e Pari Opportunità e delegata Enpav della provincia di Napoli, e una sostanziale stabilità nel riconoscimento di sussidi alle genitorialità (oggetto di riforma Enpav nell’aprile 2024): si tratta di spese per centri estivi, per asili nido, baby-sitting e scuole di infanzia.

“Certo, durante la gravidanza riceviamo una indennità ma paghiamo tutte le tasse come se lavorassimo a pieno regime. È insostenibile. Inoltre, per chi come me è proprietaria dell’ambulatorio, con la gravidanza si corre il rischio reale che tutti i clienti se ne vadano, perché esigono la piena reperibilità: a me è successo e per fortuna che mio marito è un collega e ha potuto sostituirmi in parte. Prima di diventare madre ero la giovane professionista che poteva garantire la continua disponibilità: tornata dalla gravidanza ho impiegato un anno a ricreare da zero un pacchetto clienti completamente diverso e più adatto anche alle mie esigenze” racconta Russo. “Per non parlare di tutte le colleghe che invece hanno un rapporto di collaborazione continuativo, magari da anni, con una struttura e, da un giorno all’altro, si vedono lasciate a casa, perché ‘se non sei disponibile a fare le notti, non fai per noi’. E questo anche se si tratta di colleghe esperte, in gamba e magari specializzate, perché la verità è che nel nostro lavoro importa poco quanto sei davvero brava, conta molto di più se ti fai pagare poco e soprattutto se dai disponibilità piena, assoluta e senza limiti di orario. Ovviamente il tutto con la tua partita IVA, sia mai un contratto di assunzione. Questo è uno dei motivi (molto più del numero chiuso nelle nostre facoltà, che è ancora ben al di sopra delle reali necessità del Paese) per cui le strutture faticano a trovare collaboratori e per cui l’Italia registra un così importante calo della natalità. Lavoro e maternità sono diventati inconciliabili, perché la maternità è diventata una condizione molto più impegnativa di quanto non lo fosse per le nostre madri e nonne e il lavoro ha smesso di avere orari e calendari e per la veterinaria questo vale in particolar modo”.

Fonte: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2025/01/16/veterinarie/ 

CITATI: DEBORA ROSCIANI, LAURA CUTULLO, LAURA GIANNESCHI, LAURA RUSSO, MAURA MONTESANO
TAG: AGGRESSIONI, ENPAV, FNOVI, MEDICI VETERINARI DONNA, SIVELP

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