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Professione

12 Marzo 2024

Giornata contro le violenze sui sanitari, 16.000 aggressioni in un anno. Grasselli: sono solo la punta dell’iceberg

Ricorre oggi la terza Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, nata per promuovere l’attenzione e l’informazione sulla preoccupante crescita di episodi di violenza nei confronti dei professionisti sanitari e socio-sanitari. Per l’occasione è stata presentata la relazione Onseps 2023

di Redazione Vet33


Giornata contro le violenze sui sanitari, 16.000 aggressioni in un anno. Grasselli: sono solo la punta dell’iceberg

Martedì 12 marzo, in occasione della terza Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha trasmesso al Parlamento la relazione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps 2023).


I dati nazionali
I dati della relazione arrivato da tutte le Regioni d’Italia, ad eccezione della Sicilia, ma in alcuni casi le informazioni non sono del tutto complete. Inoltre, poiché la segnalazione delle aggressioni è volontaria, occorre specificare che a un maggior numero di segnalazioni non corrisponde necessariamente una più alta incidenza di aggressioni in quel determinato contesto territoriale, ma piuttosto una specifica attenzione al monitoraggio del fenomeno.
Dall’analisi effettuata emerge che le segnalazioni complessive di aggressione nell’anno 2023 sono state oltre 16.000 sull’intero territorio nazionale (ad esclusione della Sicilia), per un totale di circa 18.000 operatori coinvolti nelle aggressioni segnalate. Ogni aggressione, infatti, può coinvolgere più di un operatore.
Quasi la totalità delle Regioni ha raccolto il dato solo nelle strutture pubbliche; pertanto, seppure una maggioranza di aggressioni nel settore pubblico sarebbe strutturale, la bassa percentuale (4%) di segnalazioni avvenute nel privato accreditato convenzionato con il SSR deriva anche da questo. Poiché si tratta del primo monitoraggio effettuato secondo un coordinamento a livello nazionale, è auspicabile che dal prossimo anno i dati del report restituiscano anche i dati delle strutture private accreditate al fine di dare un dato più analitico ed omogeneo.
A segnalare i 2/3 delle aggressioni sono state professioniste donne (dato concorde con la struttura di genere del personale del SSN dove oltre il 65% degli operatori sono donne) e le fasce d’età più colpite quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni.
La distribuzione percentuale delle aggressioni per giorno (feriale/festivo) o fascia oraria (mattina, pomeriggio, sera/notte) è concorde con il numero di giorni festivi e le ore notturne, escludendo quindi un maggior rischio di aggressione durante le giornate o gli orari in cui le strutture potrebbero potenzialmente essere sotto-organico.
La professione più colpita è quella degli infermieri (anche stavolta il dato però va rapportato alle consistenze nell’intero personale, in cui gli infermieri rappresentano i professionisti più numerosi), seguita da medici e operatori socio-sanitari. I setting più a rischio sono risultati essere, coerentemente con la letteratura, i Pronto Soccorso e le Aree di Degenza e gli aggressori principalmente gli Utenti/Pazienti.
Occorre evidenziare che il monitoraggio effettuato ha un ambito ben più ampio di quelli già esistenti essendo state considerate non soltanto le aggressioni fisiche, ma anche quelle verbali e quelle contro la proprietà. Questo risultato permette, per la prima volta su base nazionale, di contrastare la sottostima del fenomeno dovuta al fatto che le altre fonti dati raccolgono solo gli eventi di maggiore gravità.
Il 68% delle aggressioni segnalate, infatti, sono aggressioni verbali che probabilmente sfuggono ai sistemi di monitoraggio già esistenti. È interessante infine osservare come il 6% delle aggressioni avvenga contro beni di proprietà del professionista aggredito.

I dati Fnovi
La Federazione Nazionale ordini veterinari italiani (Fnovi) in data 4 gennaio 2024 ha comunicato agli Ordini provinciali dell’acquisizione di dati sugli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie promossa dall’Onseps per il tramite di una nuova scheda espressamente predisposta a questo scopo. Alla data del 31 dicembre 2023 il numero di medici veterinari iscritti agli Ordini provinciali ammontava a 35.063 unità. Il sistema ordinistico vigente per la professione sanitaria del medico veterinario si articola su 100 Ordini provinciali. Il dato sulla percentuale degli Ordini che hanno somministrato il questionario e trasmesso i dati alla Federazione è difficilmente acquisibile e, stante lo scarso numero di sondaggi che risultano essere stati complitati, la percentuale non pare significativa. Nella nota predisposta, Fnovi chiedeva agli organismi ordinistici di informare gli iscritti di questa iniziativa comunicando loro che la scheda predisposta sarebbe stata compilabile online accedendo ciascuno alla propria area personale presente sul portale Fnovi.
Dei 50 medici veterinari rispondenti, tutti hanno indicato di aver subito una aggressione. Dai dati raccolti, i territori che appaiono maggiormente interessati dal fenomeno delle aggressioni in danno ai medici veterinari sono il Veneto (17,31%) seguito – con pari percentuale – dal Lazio e dalla Lombardia (13,36%). 
Il settore lavorativo più interessato dal fenomeno è quello privato (71,15%), mentre il settore pubblico registra aggressioni solo nel 26,92%. Sono le professioniste i soggetti più aggrediti: a fronte del 75,00% di donne, solo il 25,00% di uomini dichiara di avere subito una aggressione. I professionisti che hanno risposto alla rilevazione appartengono prevalentemente alla fascia 40-49 anni (38,46%), seguiti dalla fascia 30-39 anni (32,69%). Chiudono le fasce 50-59 anni (11,54%), quella oltre i 60 anni (9,62%), mentre la percentuale più bassa viene indicata dai professionisti più giovani (fino a 29 anni la percentuale è del 7,69%). I medici veterinari che hanno compilato il questionario indicano nella loro struttura sanitaria (studio/ambulatorio/laboratorio) il luogo dove si sono registrati gli episodi di aggressione (65,83%), ma atteggiamenti impropri vengono segnalati anche in occasione delle visite domiciliari (13,46%). Gli altri contesti teatro delle aggressioni vengono indicati nei pronto soccorso (17,31%) e nelle strutture pubbliche (9,62%). Le aggressioni denunciate sono soprattutto di natura verbale (94,23%), mentre quelle fisiche si attestano in una percentuale pari al 13%46% e solo il 9,62% delle aggressioni si traduce in danni arrecati alla struttura sanitaria. Il protagonista in assoluto delle aggressioni è il cliente/utente (82,69%) seguito da soggetti che appartengono al suo contesto famigliare (17,31).

I commenti

“Questi numeri
ci aiutano a indirizzare le attività di prevenzione e formazione. L’Osservatorio ha fornito specifiche proposte per l’aggiornamento delle raccomandazioni per prevenire atti di violenza contro gli operatori sanitari. Nel corso di quest’anno inoltre partiranno attività formative rivolte agli operatori secondo i requisiti minimi standard che l’osservatorio ha definito insieme ai rappresentanti di Agenas” ha commentato il Ministro della Salute Orazio Schillaci. “La formazione, infatti, è essenziale per dare ai professionisti sanitari tutti gli strumenti utili a prevenire laddove è possibile e a gestire il fenomeno della violenza così come è fondamentale informare e sensibilizzare le cittadine e i cittadini”. “L’aspetto culturale – ha proseguito – credo che sia il più importante e cruciale per questo abbiamo lanciato un’attività di sensibilizzazione in collaborazione con le federazioni e gli ordini professionali: vogliamo veramente che si recuperi un rapporto di alleanza tra cittadini e operatori sanitari”. “Vogliamo che medici, infermieri e tutti gli operatori socio sanitari non siano visti come nemici da aggredire, questo è veramente assurdo, sono professionisti che si prendono cura della salute dei cittadini. Questo è il messaggio che lanciamo e continueremo a lanciare con grande forza. L’impegno e l’educazione e la prevenzione contro la violenza richiede uno sforzo continuo costante comune a tutti i livelli e so di poter contare sul supporto di tutte le realtà che sono ben rappresentate nell’osservatorio. Lo dobbiamo a tutti i nostri operatori sanitari che ringrazio come faccio sempre per il prezioso lavoro che svolgono ogni giorno per la tutela della salute di tutti noi”.

“Il fenomeno delle aggressioni agli operatori del Servizio sanitario nazionale è solo la punta dell’iceberg del malcontento generale verso una sanità che non sa dare risposte appropriate in tempo utile. È necessario che si renda accessibile la presa in carico di una popolazione che è la più anziana del pianeta e questo richiede mezzi, personale, risorse e organizzazione. Se i cittadini sono esasperati dal vedersi negate le cure ed il diritto alla salute garantito dalla Costituzione abbandonano ogni relazione con lo stato e con la politica che dovrebbe rappresentare le istanze e trovare soluzioni. Questa sirena di allarme deve essere ascoltata, i decisori politici ai diversi livelli istituzionali sono responsabili del dissesto generale che comincia dalla carenza e disorganizzazione dei medici di famiglia sino ai livelli di alta specializzazione del Ssn che sta consegnando professionisti di grande esperienza al privato. Gli operatori del Ssn continueranno ad essere esposti alle aggressioni e saranno sempre più indotti ad andare a lavorare altrove, con meno rischi e più remunerazione” ha commentato il Presidente della Fvm Aldo Grasselli. “È ora di una radicale trasformazione del Ssn, dal territorio all’ospedale, tutti devono fare la loro parte, altrimenti la salute non curata costerà cara non solo ai cittadini ma anche all’economia del paese”.

Angela Vacca, componente dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie ha sottolineato: “La relazione ONSEPS 2023, che fornisce i dati delle aggressioni al personale sanitario e socio sanitario, dà uno spaccato che solo in parte rispecchia la realtà dei fatti e per questo si dovrà ulteriormente lavorare per porre in evidenza il grave problema che riguarda i veterinari pubblici. Ciò è dovuto a un sistema di rilevamento insufficiente da parte delle aziende e delle regioni, ma anche dalla sottostima dei fatti da parte di molti sanitari. Anche la rilevazione dei dati da parte degli Ordini professionali ha visto scarsa adesione da parte dei veterinari pubblici, mentre c’è stata maggiore risposta da parte dei liberi professionisti. La modifica ancora in corso della Raccomandazione 8, impegna le aziende a non sottostimare i dati denunciati da tutti i sanitari compresi i veterinari del Dipartimento di prevenzione e a valutare anche i livelli organizzativi che possono migliorare il rapporto tra utenti e professionisti. La legge 113/20 che pure prevede la procedibilità d’ufficio, l’aumento delle pene e ammende pecuniarie, non è certo sufficiente a prevenire il fenomeno. È necessario lavorare molto in prevenzione, implementando e migliorando il sistema organizzativo del Ssn, avviare corsi di formazione sulla comprensione dei conflitti ai fini di una loro riduzione, ma soprattutto effettuare una attenta analisi dei rischi nei diversi contesti lavorativi al fine di individuare le migliori strategie applicabili”.

CITATI: ALDO GRASSELLI, ANGELA VACCA, ORAZIO SCHILLACI
TAG: AGGRESSIONI, FNOVI, FVM, MEDICI VETERINARI, MINISTERO DELLA SALUTE, ONSEPS, OSSERVATORIO NAZIONALE SULLA SICUREZZA DEGLI ESERCENTI LE PROFESSIONI SANITARIE E SOCIO-SANITARIE

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