Alert sanitari
23 Dicembre 2024Il rapporto annuale Efsa-Ecdc su zoonosi, agenti zoonotici e focolai a trasmissione alimentare ha evidenziato un aumento dei casi di campilobatteriosi e salmonellosi, con numeri record dei focolai di Listeria monocytogenes. In Italia, la salmonellosi resta la più segnalata, ma calano i casi di West Nile e listeriosi
Il 10 dicembre 2024 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc) hanno pubblicato il Report annuale sulle zoonosi, sugli agenti zoonotici e sui focolai epidemici di malattie a trasmissione alimentare, intitolato The European Union One Health 2023 Zoonoses Report (EUOHZ). Un report basato sui dati raccolti nel 2023 da 27 Stati membri dell’Unione Europea (Ue), dall’Irlanda del Nord (limitatamente ai dati su alimenti e animali e focolai epidemici di malattia trasmesse da alimenti) e da altri 10 Paesi Europei non membri della Ue. L’istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha coordinato la produzione del rapporto, ha pubblicato un Focus sulla situazione in Italia.
Come già osservato, nel 2023, campilobatteriosi (148.181 casi segnalati) e salmonellosi (77.486) si sono confermate le zoonosi più diffuse nell’Unione Europea. Dati allarmanti anche per la listeriosi, che ha raggiunto il numero più alto di casi dal 2007, con una letalità del 19,7%. In Italia, invece, la salmonellosi si mantiene la zoonosi più segnalata, seguita da campilobatteriosi e infezioni da West Nile Virus (Wnv), che registrano però un calo rispetto all’anno precedente. I 171 focolai alimentari riportati in Italia, legati soprattutto a Salmonella e Listeria, sottolineano la necessità di rafforzare la sorveglianza e le misure di controllo.
La produzione del report EUOHZ è stata coordinata dall’Iss, con il coinvolgimento di esperti del Consorzio ZOE (Zoonoses under a One health perspective in the Eu) composto anche dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IzsVe), dall’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise (Izsam), dall’Istituto Zooprofilattico della Lombardia ed Emilia-Romagna (Izsler) e dall’Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail (ANSES-Francia).
Nel nostro Paese sono stati segnalati casi per tutte le zoonosi analizzate nel report EUOHZ ad eccezione della toxoplasmosi, poiché per questa malattia l’Italia non dispone di un sistema di notifica dei casi.
Nel 2023, la salmonellosi è stata in Italia la zoonosi più frequente, seguita dalla campilobatteriosi che, al contrario, è la principale zoonosi riportata nell’Ue. Le infezioni da Wnv e la listeriosi sono state rispettivamente la terza e la quarta zoonosi più frequenti in Italia per numero di casi, mentre in Europa sono soltanto al nono e quinto posto, per frequenza. Infine, le infezioni da STEC e la yersiniosi in Italia occupano rispettivamente il quinto e settimo posto per numero di casi segnalati e nella Ue il terzo e quarto.
Gli aspetti più interessanti che emergono dall’analisi dell’andamento dei casi italiani è il calo di infezioni da Wnv e dei casi di listeriosi:
● rispetto al 2022, si è osservata una marcata riduzione del numero di infezione da Wnv (-112,0%), un andamento riconducibile alla progressiva contrazione dell’epidemia di West Nile osservata in Italia nel 2022. Ciò nonostante, i casi segnalati rappresentano circa il 50% dei casi totali di infezione da Wnv osservati nell’Ue.
● anche per la listeriosi si è osservata una riduzione marcata del numero di casi rispetto allo scorso anno (-66,7% rispetto al 2022), un’osservazione apparentemente in controtendenza rispetto al quadro della listeriosi nell’Ue, caratterizzato da una preoccupante continua crescita, giustificabile con il numero eccezionalmente elevato di casi di listeriosi segnalati in Italia nel 2022 (385 casi) e connessi principalmente ad alcuni vasti focolai epidemici. Sul lungo periodo (2019-2023) anche in Italia il trend dei casi di listeriosi appare in chiaro progressivo aumento.
Nel 2023, in Italia sono stati riportati 171 focolai epidemici di origine alimentare, il 3% di tutti i focolai riportati nell’Ue. Questi hanno coinvolto 1.271 casi umani, causando 349 ospedalizzazioni e 3 decessi. Nel periodo 2014-2023, il numero di focolai epidemici di origine alimentare osservati in Italia ha avuto un aumento statisticamente significativo.
Tra i focolai epidemici nei quali è stato possibile identificare l’agente causale, Salmonella rappresentava quello maggiormente riportato per numero di focolai, casi e ospedalizzazioni. Un elevato numero di casi umani è stato osservato anche in focolai epidemici causati da norovirus, mentre Listeria monocytogenes è stato l’agente causale responsabile del più alto numero di decessi tra i casi da focolaio (2 decessi). Per 41 focolai epidemici non è stato possibile identificare l’agente causale.
L’Italia è uno dei Paesi membri che nel 2023 hanno riportato all’Efsa il più alto numero di focolai epidemici ad evidenza forte, cioè di focolai epidemici per i quali il legame tra il veicolo alimentare e il focolaio epidemico è stato provato con margine di incertezza, pressoché trascurabile. Le preparazioni alimentari composte da più ingredienti (mixed food) sono state identificate in più della metà di questi focolai (51,2%), seguite da carne e prodotti a base di carne (26,8%), principalmente carne di suino e/o derivati. L. monocytogenes sierotipo 4b è stato l’agente patogeno responsabile di un importante focolaio ad evidenza forte che ha coinvolto 38 casi, tutti ospedalizzati, causando due decessi. Il veicolo alimentare associato a questo focolaio è stato identificato nelle olive da tavola, un alimento non tradizionalmente associato a L. monocytogenes.
Nel 2023, l’Italia è stata coinvolta in due focolai epidemici plurinazionali causati da L. monocytogenes: il primo era associato a L. monocytogenes ST155 (sierogruppo IIa) e ha causato in Ue 64 casi e 10 decessi, probabilmente associati al consumo di prodotti ittici ready-to-eat; il secondo è stato causato da L. monocytogenes ST1607 e ha coinvolto tre Paesi (Danimarca, Germania e Italia) con casi verificatisi tra il 2019 e il 2024, causando complessivamente 20 casi e 5 decessi. Le indagini hanno identificato il salmone affumicato come probabile fonte epidemica d’infezione.
Per Salmonella a livello europeo è stato applicato nel tempo un approccio di controllo lungo tutta la filiera: la produzione primaria è identificata come la fase che ha meritato sforzi di controllo importanti, con lo scopo di garantire il contenimento della presenza del patogeno nelle fasi successive, così da garantire un contenimento dei casi di infezione dell’uomo. In quest’ottica il Regolamento (EC) n. 2160/2003, e i successivi emendamenti, ha stabilito che gli Stati membri applichino a livello nazionale Piani di controllo finalizzati a contenere nelle popolazioni avicole la prevalenza dei sierotipi di Salmonella considerati “rilevanti” (target) in termini di salute pubblica (sierotipi rilevanti). Per ciascuna categoria produttiva è stata definita annualmente una percentuale massima di gruppi che possono rimanere positivi per i sierotipi rilevanti. Allo stato attuale questi sierotipi “rilevanti” sono S. Enteritidis, S. Typhimurium, S. Infantis, S. Virchow e S. Hadar per i gruppi di riproduttori Gallus gallus e il target è fissato all’1%. Per tutte le altre categorie produttive (galline ovaiole, polli da ingrasso, tacchini da riproduzione e da ingrasso) i sierotipi “rilevanti” sono S. Enteritidis e S. Typhimurium e il target di gruppi positivi è ugualmente fissato all’1%, fatta eccezione per le galline ovaiole per cui è pari al 2%.
Nel 2023, per tutte le categorie produttive (riproduttori Gallus gallus, ovaiole, broiler e tacchini da riproduzione e da ingrasso) a livello nazionale il target fissato per i sierotipi rilevanti è stato pienamente raggiunto, attestandosi su valori inferiori alla media europea. Considerando le positività per Salmonella spp. (indipendentemente quindi dal sierotipo rilevato) le prevalenze nazionali sono risultate superiori alla media europea per tutte le categorie produttive oggetto di sorveglianza.
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