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18 Settembre 2024

Influenza aviaria, Usa: primo caso senza contatto con animali. Continuano le indagini dei Cdc

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie continuano a indagare la natura del contagio del paziente statunitense risultato positivo all’H5N1 senza aver avuto alcun contatto noto con animali. Un contatto stretto del paziente era malato nello stesso periodo: possibile trasmissione uomo-uomo?

di Redazione Vet33


Influenza aviaria, Usa: primo caso senza contatto con animali. Continuano le indagini dei Cdc

Le autorità sanitarie statunitensi – i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) – continuano a indagare sul caso di influenza aviaria H5N1 registrato in Missouri, che ha colpito un paziente senza contatti noti con animali infetti. Si tratterebbe del primo episodio negli Usa in cui un’infezione è stata registrata senza esposizione diretta a pollame, bovini o altri animali.
Nel loro ultimo report settimanale, FluView, i Cdc hanno riferito che “anche un convivente stretto del paziente era malato nello stesso periodo”, ma non è stato sottoposto al test, fatto che solleva molti interrogativi sulla possibile modalità di trasmissione.
 

Il caso del Missouri

Il paziente in questione è un adulto del Missouri con molteplici patologie pregresse, che non ha avuti contatti noti con animali infetti, ma che ha sviluppato i sintomi dell’influenza aviaria durante la settimana del 19 agosto ed è stato ricoverato in ospedale. Da un campione respiratorio lì prelevato è risultato positivo all’influenza A.
Il campione è stato inoltrato al Missouri State Public Health Laboratory. I Cdc hanno quindi confermato che l’infezione è stata causata da un virus dell’influenza A (H5). Un’altra persona che convive con lui si è ammalata nello stesso periodo, ma non è stata sottoposta ad alcun test.
Entrambi i soggetti sono guariti. L’attenzione degli esperti si concentra su questo caso perché l’indagine condotta dai funzionari della sanità pubblica statale e locale non ha rilevato per il paziente alcun contatto diretto o indiretto noto con uccelli selvatici, pollame domestico, bovini (incluso il mancato consumo di latticini crudi) o altri animali selvatici prima dell’insorgenza della malattia.

Il contagio

Come affermato in un’email da Lisa Cox, Direttrice delle comunicazioni per il Missouri Department of Health and Senior Services, il paziente non aveva animali domestici. Inoltre, la persona ricoverata probabilmente non aveva consumato latticini non pastorizzati. Ora si stanno studiando le analisi del sangue per cercare anticorpi al virus, sia nella persona infettata che nei suoi contatti stretti. La sequenza virale del paziente, intanto, è stata caricata sul database Gisaid e dimostra che il virus è strettamente correlato al ceppo che quest’anno ha infettato i bovini da latte di 14 Stati Usa.
Come la persona abbia contratto il virus è ancora in fase di studio. Secondo i Cdc, lo sviluppo simultaneo dei sintomi anche nel suo contatto stretto non supporta la diffusione da persona a persona, ma suggerisce un’esposizione comune. Un secondo contatto stretto, un operatore sanitario, ha sviluppato sintomi lievi ma è risultato negativo al test dell’influenza. Trascorso un periodo di follow-up di 10 giorni e non sono stati riscontrati ulteriori casi.

I casi negli Usa

Da quando è stato segnalato per la prima volta a marzo il focolaio di H5N1 nei bovini da latte degli Stati Uniti, il virus è stato rilevato in 203 mandrie in 14 Stati. Il contatore di casi confermate in persone resta però al momento fermo a quota 14: 4 operatori che lavoravano con mucche da latte, 9 che si occupavano di smaltimento del pollame e 1 caso con fonte di esposizione sconosciuta.

CITATI: LISA COX
TAG: BOVINI DA CARNE, CDC, CONTAGIO, H5N1, INFLUENZA AVIARIA, MISSOURI, POLLAME

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