Animali da Compagnia
10 Luglio 2024Secondo l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, l’abbandono di animali domestici è un reato in diminuzione, grazie alla crescente affettività nei confronti degli animali da compagnia e all’obbligatorietà dei microchip. Ma il problema di oggi sono le crescenti rinunce di proprietà
L’abbandono di animali domestici sta registrando un calo significativo, allontanandosi sempre più dalle dimensioni che il fenomeno aveva un decennio fa. Questo grazie a un’aumentata sensibilità affettiva nei confronti degli animali e all’effetto deterrente delle normative e della microchippatura. La vera sfida di oggi sono però le rinunce di proprietà, come sottolinea Marco Melosi, Presidente Anmvi (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani).
Il calo degli abbandoni
Secondo Anmvi, anche se non esistono stime ufficiali sull’abbandono di animali domestici, inteso come reato perseguibile a norma del codice penale, il fenomeno non ha più le dimensioni di un decennio fa. La riduzione del reato di abbandono, infatti, è una percezione professionale che proviene da ogni regione, anche in quei territori dove il randagismo di ritorno storicamente è sempre stato più diffuso. Tuttavia, mentre l’identificazione anagrafica e l’affetto crescente verso gli animali da compagnia hanno ridotto il numero degli abbandoni, le persone che rinunciano ai propri animali per motivi vari sta aumentando.
Oggi si affaccia un nuovo fenomeno, altrettanto complesso, che riflette le difficoltà economiche e i cambiamenti nelle dinamiche familiari, ovvero la rinuncia di proprietà.
“Gli abbandoni sono diminuiti per due ragioni” sostiene Marco Melosi, Presidente Anmvi. “La prima è il profondo cambiamento culturale nei confronti degli animali da compagnia, con un aumento della sensibilità affettiva; la seconda è la deterrenza esercitata dalle norme di legge e dalla identificazione anagrafica dei cani. Con la microchippatura, il proprietario/detentore viene egli stesso identificato e assume una piena responsabilità legale”.
“Su impulso dei nuovi regolamenti di sanità animale – prosegue il Presidente – tutti gli animali da compagnia, anche quelli cosiddetti non convenzionali, ad esempio i coniglietti e i piccoli roditori, dovranno essere identificati e tracciati. È una forma di tutela per l’animale”.
Per quanto riguarda la rinuncia di proprietà, invece, Melosi spiega che “per la giurisprudenza questo non è vero abbandono, perché generalmente si cerca di trovare una sistemazione alternativa per l’animale di cui non si vuole o non si può più prendersi cura, prevalentemente nei canili e nei rifugi ma anche presso altri familiari”.
“Per alcuni cani, specie nei molossoidi, la rinuncia è un problema aggravato dal fatto che per questi esemplari è molto più difficile che l’adozione vada a buon fine”.
“Spesso c’è stato un grande errore di valutazione nell’acquisto o nell’adozione” continua Melosi, invitando a conoscere personalmente il cane, visitando l’allevamento o il canile e seguendo i consigli di un medico veterinario per il possesso responsabile dell’animale. Un cane, infatti, può manifestare comportamenti indesiderati, rivelarsi impegnativo o avere problemi di salute, con la stessa complessità di ogni essere vivente.
“E certamente – aggiunge il Presidente – comporta una spesa economica di accudimento quotidiano e di controlli veterinari periodici. Chi adotta un cane deve sapere che può superare i 20 anni di vita e di convivenza in un nucleo familiare che nel frattempo può cambiare radicalmente, per età, composizione, status economico, condizione abitativa e ambientale”.
“Un altro fattore di rischio del nostro tempo è il possesso di più animali da compagnia, un fenomeno che spesso confligge con l’organizzazione familiare e con gli equilibri tra vita e lavoro” chiosa Meloni.
Il possesso responsabile
Anmvi raccomanda fortemente di frequentare un percorso formativo e di consultare un medico veterinario ancor prima dell’adozione di un animale da compagnia. Per legge è vietato acquistare o adottare un animale domestico a distanza, senza adeguate verifiche e contromisure. È una norma introdotta per arginare il traffico di cuccioli e di animali senza proprietario, un commercio illegale e fraudolento, a spese di ingenui acquirenti e di animali in precarie condizioni di salute e benessere.
Inoltre, non bisogna dimenticarsi della microchippatura, con contestuale registrazione nell’anagrafe, un gesto di civiltà. L’Italia è fra i pochi Paesi dell’Unione Europea che si è dotata di un Sistema nazionale di identificazione degli animali da compagnia (Sinac). La sua completa implementazione rappresenterà un deterrente e al tempo stesso un rafforzamento del possesso responsabile. Inoltre, in Lombardia e Puglia, anche la microchippatura del gatto è obbligatoria.
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