Alert sanitari
23 Maggio 2024Una seconda persona negli Stati Uniti è stata infettata dal virus dell’influenza aviaria H5N1, trasmesso dai bovini. Questa volta si tratta di un lavoratore di un caseificio nel Michigan, che ha riscontrato un’infezione agli occhi. Il Cdc conferma un basso rischio per il pubblico generale

Un secondo caso umano di influenza aviaria H5N1 è stato confermato in Michigan (Stati Uniti). Il soggetto è un lavoratore di un’azienda lattiero-casearia dove il virus è stato identificato anche nei bovini. Come nel precedente caso in Texas, il paziente ha mostrato solo sintomi oculari, con un tampone oculare risultato positivo al virus H5. I Centers for Desease Control and Prevention (Cdc) confermano un basso rischio per il pubblico generale, ma sottolineano l’importanza delle misure di prevenzione per chi lavora a stretto contatto con animali infetti.
Il contagio
Un caso umano di infezione da virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A(H5) è stato identificato nello Stato del Michigan. Si tratta del secondo caso umano, associato all’epidemia multistato in corso di virus A(H5N1) nelle mucche da latte.
Come nel precedente caso del Texas, l’individuo lavora in un’azienda lattiero-casearia dove il virus è stato identificato nelle mucche. Mentre un tampone nasale è risultato negativo per l’influenza, un tampone oculare del paziente è stato spedito ai Cdc ed è risultato positivo per il virus dell’influenza A (H5). Similmente al primo caso del Texas, il paziente ha riportato solo sintomi oculari.
Sulla base delle informazioni disponibili, non cambia l’attuale valutazione del rischio per la salute umana dell’influenza aviaria H5N1 che i Cdc continuano a considerare “bassa”. Tuttavia, questo sviluppo sottolinea l’importanza delle precauzioni raccomandate nelle persone esposte ad animali infetti o potenzialmente infetti. Le persone con esposizioni ravvicinate o prolungate e non protette a uccelli o ad altri animali infetti (incluso il bestiame) o ad ambienti contaminati da uccelli o altri animali infetti corrono un rischio maggiore di infezione.
“È preoccupante che il virus si stia diffondendo ampiamente nelle mucche perché ciò può portare a cambiamenti nel virus che potrebbero potenzialmente aumentare la suscettibilità umana” ha affermato Scott Hensley, esperto di vaccini antinfluenzali presso l’Università della Pennsylvania.
“Non sembra essere l'inizio di una pandemia, ma dobbiamo urgentemente valutare se si sono verificati ulteriori casi umani” ha affermato Angela Rasmussen, virologa dell’Università del Saskatchewan.
Sostegni agli agricoltori
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ritiene che il latte non pastorizzato sia il principale vettore di trasmissione del virus tra i bovini, sebbene i funzionari non sappiano esattamente come si diffonda. Per limitare la trasmissione, da fine aprile l’Usda chiede test negativi per autorizzare gli spostamenti tra Stati di bovine da latte. Il Dipartimento, inoltre, fornirà sostegno finanziario agli allevatori per implementare le misure di biosicurezza e i test negli allevamenti, come affermato dal consigliere Eric Deeble. L’agenzia, infine, risarcirà retroattivamente gli agricoltori per la perdita di latte causata negli allevamenti infetti.
“È probabile che si verificheranno diversi casi derivanti dall’esposizione a mucche infette e al loro latte tra i lavoratori agricoli” ha affermato la dottoressa Amesh Adalja, esperta di malattie infettive presso il Johns Hopkins Center for Health Security. “La cosa fondamentale è assicurarsi che i test siano sufficientemente ampi da rilevarli”.
Il Cdc raccomanda l’isolamento, non la quarantena, per i contatti stretti della persona risultata positiva all’influenza aviaria; ai contatti stretti dei lavoratori esposti verranno offerti farmaci antivirali.
CITATI: AMESH ADALJA, ANGELA RASMUSSEN, ERIC DEEBLE, SCOTT HENSLEYSe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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