Gatti
16 Dicembre 2021Anche a distanza di decenni e di migliaia di chilometri, i virus continuano a circolare. A dimostrarlo la strana storia del gatto di Arezzo

Non c’è tempo e non c’è spazio che tengano. Anche a distanza di decenni e di migliaia di chilometri, i virus continuano a circolare. E, se la situazione è favorevole, anche a infettare di nuovo. A dimostrarlo la strana storia del gatto di Arezzo, micio decisamente sfortunato che nel 2020 si ammala, evidenziando – come stabilisce l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) – un’infezione da Lyssavirus, un genere che comprende 17 specie e annovera anche il virus della rabbia. E in effetti il gatto morirà proprio per una malattia compatibile con la rabbia (e meno male che, nonostante abbia morso i suoi padroni, non ci siano state conseguenze sugli umani). La cosa strana in questa vicenda è però che, una volta isolato, il virus mortale verrà identificato come West Caucasian Bat Lyssavirus (WCBV), tipico dei pipistrelli e rilevato solo un’unica volta nel 2002 in un pipistrello del Caucaso, in Russia. Da qui il dilemma: come è possibile che un virus abbia compiuto un tale salto temporale (dal 2002 al 2020), abbia superato un gap geografico altrettanto ampio (dalla Russia ad Arezzo) e – per di più – abbia fatto il salto di specie (dal pipistrello al gatto)? Spiegare lo spillover, dunque, specialmente in tempo di pandemia da coronavirus, è diventato prioritario per il mondo scientifico. E dopo un anno ecco pubblicata sulla rivista Viruses la risposta al quesito ‘come ha fatto il gatto ad infettarsi?’ Colpa di un tunnel sotterraneo, situato vicino alla casa del gatto. Qui aveva infatti nidificato una colonia di pipistrelli miniotteri (come l’esemplare del Caucaso). Analizzati gli individui della colonia è emerso che essi avevano anticorpi neutralizzanti contro il WCBV (il cui genoma era molto simile a quello del Caucaso), ma nessun virus nei tamponi salivari. Il gatto deve essersene cibato, con le conseguenze che conosciamo. Resta da capire, però, come mai i pipistrelli si siano spostati. Probabilmente, è la teoria più diffusa, ha contribuito la distruzione del loro habitat da parte dell’uomo. Ed eccoci dunque all’amara conclusione: l’alterazione antropica degli equilibri naturali può rivelarsi un pericoloso innesco di spillover, con potenziali gravi conseguenze anche per l’uomo. Da qui l’importanza di un approccio sempre più One Health in grado di tutelare la salute globale.
TAG: IZS DELLE VENEZIE, LYSSAVIRUS, SPILLOVER, WEST CAUCASIAN BAT LYSSAVIRUSSe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato in ambito veterinario, iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
24/10/2025
Firmata dal Sottosegretario Gemmato la circolare che consente ai medici veterinari di prescrivere formulazioni galeniche orali a base di GS-441524 per il trattamento della peritonite infettiva...
A cura di Redazione Vet33
24/10/2025
Approvato da Aifa e disponibile da fine ottobre, il vaccino a particelle simil-virali potrà contribuire a proteggere i viaggiatori e contenere la diffusione del virus trasmesso dalla zanzara tigre,...
A cura di Redazione Vet33
24/10/2025
Segnalati casi precoci in dieci Paesi europei, compresa la Francia, che ha imposto il confinamento del pollame e avviato la vaccinazione delle anatre. Resta basso il rischio per l’uomo, ma...
A cura di Redazione Vet33
23/10/2025
Uno studio pubblicato su Nature Medicine rivela che il virus H5N1 può restare attivo per mesi nei formaggi prodotti con latte crudo contaminato. L’acidità del latte è il fattore chiave che ne...
A cura di Redazione Vet33

©2025 Edra S.p.a | www.edraspa.it | P.iva 08056040960 | Tel. 02/881841 | Sede legale: Via Spadolini, 7 - 20141 Milano (Italy)
Registrazione Tribunale di Milano n° 5578/2022 del 5/05/2022