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14 Ottobre 2025Secondo Orlando Paciello, Vicepresidente Fnovi, mancano definizioni normative, registri e incentivi economici: “Serve un cambio di passo e un approccio One Health anche per gli animali”
Le malattie rare degli animali domestici sono una realtà scientifica ancora in cerca di definizione e riconoscimento normativo. Come riporta l’Osservatorio Malattie Rare in un’intervista a Orlando Paciello, Vicepresidente della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (Fnovi) e professore di Anatomia Patologica Veterinaria all’Università di Napoli Federico II, il divario con la medicina umana resta ampio: mancano registri, normative dedicate e incentivi economici per lo sviluppo di terapie mirate. Siamo 50 anni indietro rispetto alla normativa umana, afferma Paciello, sottolineando la necessità di un approccio One Health che integri ricerca veterinaria e medicina comparata.
Negli ultimi decenni il campo delle malattie rare ha compiuto grandi passi avanti in ambito umano, sia a livello internazionale che nazionale, con la nascita di registri, normative e farmaci orfani. In veterinaria, invece, manca ancora una definizione ufficiale di “malattia rara” e non esistono strumenti normativi o terapeutici dedicati. Queste patologie, caratterizzate da bassa prevalenza e diagnosi complesse, restano quindi una realtà poco definita e con scarse prospettive di cure mirate.
Secondo quanto spiegato dal professor Orlando Paciello, il panorama terapeutico delle malattie rare negli animali risulta ancora molto limitato rispetto a quello umano. Mancano normative analoghe al regolamento europeo sui farmaci orfani e non esistono incentivi economici che favoriscano lo sviluppo di medicinali destinati a un numero ristretto di pazienti animali. Per questo motivo, la maggior parte dei trattamenti disponibili è di tipo sintomatico o di supporto, mentre le terapie mirate restano rare e nascono quasi esclusivamente nell’ambito della ricerca comparata.
Una delle principali difficoltà è il mercato estremamente ridotto: la popolazione di animali affetti da una specifica malattia rara è molto limitata, rendendo difficile sostenere i costi elevati necessari per lo sviluppo di nuovi farmaci. A questo, inoltre, si aggiungono la scarsità di registri, la mancanza di dati epidemiologici affidabili e l’assenza di una raccolta sistematica dei casi, fattori che ostacolano la realizzazione di studi clinici multicentrici e trial controllati.
Il Vicepresidente Fnovi sottolinea che, a causa di questi ostacoli, l’industria farmaceutica mostra scarso interesse verso il settore, anche per l’assenza di percorsi regolatori specifici dedicati ai cosiddetti “farmaci orfani veterinari”. In molti casi, i trattamenti utilizzati derivano infatti dall’adattamento di molecole già sviluppate per uso umano, con tutte le difficoltà pratiche e normative che questa prassi comporta.
Per Fnovi, le malattie rare negli animali rappresentano un ambito emergente di crescente interesse clinico e scientifico. L’impegno della Federazione si sviluppa su più livelli: dalla promozione della consapevolezza tra i medici veterinari sull’importanza di queste patologie, al sostegno della ricerca insieme a università, centri di ricerca e istituzioni sanitarie.
Tra gli obiettivi di Fnovi rientra la creazione di registri nazionali delle malattie rare veterinarie, fondamentali per ottenere dati epidemiologici affidabili e favorire lo sviluppo di nuovi farmaci e protocolli terapeutici utili tanto per gli animali quanto per l’uomo. È necessario un approccio integrato, sul modello di quanto avviene in ambito umano, che unisca ricerca, clinica, istituzioni e società civile sotto la prospettiva comune della salute unica.
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