Animali da Reddito
14 Aprile 2022 Rivolte sia ai veterinari che agli operatori del settore della produzione, le Linee guida specifiche per il coniglio da carne, rappresentano un ulteriore tassello della strategia veterinaria per contrastare l’antimicrobico-resistenza, fondata su un uso prudente degli antibiotici
Con apposita circolare, la DGSAF rimanda alla pubblicazione delle Linee guida in materia di uso prudente dell’antibiotico nell’allevamento del coniglio da carne. Predisposte da un gruppo multidisciplinare, queste Linee guida rappresentano un ulteriore tassello della strategia veterinaria per contrastare l’antimicrobico-resistenza, insieme alle Linee guida per la promozione dell’uso prudente degli antimicrobici negli allevamenti zootecnici (attualmente in corso di revisione, alla luce anche delle nuove disposizioni di cui al Regolamento (UE) 2019/6 di recente applicazione).
La resistenza agli antibiotici, o AMR, è un fenomeno naturale conseguente all’esposizione dei batteri agli antibiotici e alla cosiddetta “pressione selettiva”, e può diffondersi attraverso meccanismi diversi, come, per esempio, il trasferimento di materiale genetico fra batteri di diversa specie. Il problema dell’AMR si è aggravato nell’ultimo decennio non solo perché è aumentata la diffusione di batteri resistenti alle molecole di interesse terapeutico (sia per l’uomo che per gli animali) ma anche perché si è sensibilmente rarefatta la registrazione di nuove molecole. Il ruolo dell’AMU (antimicrobial use) nella diffusione della resistenza antimicrobica negli animali da reddito è stato ormai dimostrato. Tutto il settore zootecnico è chiamato a contribuire al contrasto della resistenza batterica agli antibiotici.
E il comparto dell’allevamento intensivo del coniglio da carne non fa eccezione, previa valutazione delle peculiarità che caratterizzano la specie. Sono parecchi, infatti, i caveat da valutare nel caso specifico del coniglio: in primis va per esempio messo in conto il fatto che è un animale allevato in gruppi numerosi, e che, pertanto, la terapia individuale risulta difficoltosa. Inoltre, dal momento che le principali patologie da cui è affetto sono batteriche e colpiscono l’apparato digerente, spesso la soluzione più efficace è proprio quella di una terapia antibiotica orale. Infine, i vaccini batterici che potrebbero essere un’alternativa agli antimicrobici, per questa specie sono molto limitati. Le Linee guida, dunque, alla luce di queste valutazioni, si propongono di contestualizzare le problematiche di resistenza batterica alle peculiarità degli allevamenti cunicoli; di fornire indicazioni agli operatori del settore per un impiego consapevole e razionale del farmaco veterinario; di stimolare l’adozione di una serie di interventi fra loro coordinati; di condividere le problematiche poste dalla resistenza antimicrobica fra medici veterinari che operano nel settore.
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