Alert sanitari
21 Aprile 2024Secondo gli esperti della Who, la variante A/H5N1 dell’influenza aviaria è diventata una pandemia animale zoonotica globale; il rischio è che questo virus possa propagarsi fino all’uomo
La variante A/H5N1 dell’influenza aviaria è diventata “una pandemia animale zoonotica globale”. Lo scorso mese mucche e capre si sono aggiunte all’elenco delle specie colpite, un’evoluzione ritenuta dagli esperti sorprendente perché non si riteneva che queste specie fossero suscettibili a questo tipo di influenza. E ora il rischio che questo virus possa propagarsi fino all’uomo “resta una grande preoccupazione”, come dichiarato da Jeremy Farrar, Chief Scientist della World Health Organization (Organizzazione mondiale della sanità).
Il parere degli esperti
A oggi non è stata registrata trasmissione interumana (da uomo a uomo) del virus, è la premessa, ma l’H5N1 ha avuto un tasso di mortalità “estremamente alto” tra le persone che sono state contagiate finora. Si tratta di “un’infezione influenzale iniziata prevalentemente nel pollame e nelle anatre” ma che “si è diffusa efficacemente nel corso degli ultimi uno o due anni fino a diventare una pandemia zoonotica – animale – globale. La grande preoccupazione, ovviamente, è che così facendo, e infettando anatre e pollame – ma ora sempre più mammiferi – il virus si evolva e sviluppi la capacità di infettare gli esseri umani. E poi, aspetto critico, sviluppi la capacità di passare attraverso una trasmissione da uomo a uomo” ha evidenziato Farrar. Le sue parole sono rimbalzate su diversi media internazionali.
L’esperto ha commentato l’epidemia di H5N1 registrata tra le mucche da latte negli Stati Uniti e ha sollecitato un ulteriore attento monitoraggio e attività di indagine da parte delle autorità sanitarie pubbliche, “perché potrebbe evolversi e trasmettersi in modi diversi”. “Dobbiamo assicurarci che, se l’H5N1 dovesse arrivare agli esseri umani con una trasmissione da uomo a uomo, saremo nella posizione di rispondere immediatamente con un accesso equo ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica”.
Nello spirito di aumentare la cooperazione internazionale in caso di nuova pandemia, la Who ha anche annunciato un linguaggio aggiornato per descrivere gli agenti patogeni presenti nell’aria. L’iniziativa, ha spiegato Farrar, è stata originariamente innescata dall’emergenza Covid e dal riconoscimento di una mancanza di termini comunemente concordati tra medici e scienziati per descrivere la modalità di trasmissione del coronavirus, il che ha aumentato la sfida rappresentata da quella crisi.
Per evitare situazioni simili, l’organizzazione ha condotto consultazioni con quattro importanti agenzie di sanità pubblica di Africa, Cina, Europa e Stati Uniti, prima di annunciare un accordo su una serie di nuovi termini concordati. Per esempio, la definizione “particelle respiratorie infettive” (Irp), dovrebbe essere utilizzata al posto di “aerosol” e “droplet” (goccioline), per evitare qualsiasi confusione riguardo alla dimensione delle particelle coinvolte. Al di là della nuova terminologia, l’iniziativa consolida comunque l’impegno della comunità internazionale ad affrontare “epidemie e pandemie sempre più complesse e frequenti”, ha infine evidenziato Farrar.
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