Alert sanitari
02 Aprile 2024Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha confermato un caso di influenza aviaria nei ruminanti in Texas. Nonostante siano risultati positivi i campioni di latte raccolti dai bovini malati, le autorità affermano che le forniture di prodotti lattiero-caseari sono sicure
Alcuni bovini da latte negli Stati Uniti sono risultati positivi al virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità. I campioni di latte raccolti dal Dipartimento per l’agricoltura statunitense (Usda) hanno confermato i risultati dei primi test, ma le autorità hanno assicurato che la fornitura di latte del Paese è sicura. L’approvvigionamento rimane sicuro grazie sia ai requisiti federali in materia di salute animale sia al processo di pastorizzazione.
La vicenda
L’Usda, la Food and Drug Administration (Fda) e il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (Cdc), nonché veterinari statali e funzionari della sanità pubblica statunitensi, stanno indagando su una malattia che ha colpito alcune vacche da latte, principalmente anziane, in Texas, Kansas e New Mexico. Lunedì 25 marzo alcuni campioni clinici di latte non pastorizzato raccolti da bovini malati in due allevamenti del Kansas e in uno del Texas, nonché un tampone orofaringeo proveniente da un’altra azienda agricola texana, sono risultati positivi all’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai). I test erano stati avviati venerdì 22 marzo perché diverse aziende agricole hanno riferito di aver trovato uccelli selvatici morti nelle loro proprietà. Sulla base dei risultati provenienti dal Texas, i rilevamenti del virus sembrano essere dovuti alla trasmissione da uccelli selvatici.
I rilevamenti mostrano l’ampia portata del virus, che è stato riscontrato in allevamenti di pollame e mammiferi in tutto il mondo.
Le conseguenze
Il governo statunitense ha affermato che il latte delle mucche malate viene deviato in modo che non entri nella catena alimentare. L’Usda, inoltre, ha rassicurato che la pastorizzazione, necessaria affinché il latte entrai nel commercio interstatale, uccide batteri e virus come quello dell’influenza.
“In questa fase, non vi è alcuna preoccupazione per la sicurezza della fornitura commerciale di latte o che questa circostanza rappresenti un rischio per la salute dei consumatore” ha affermato l’agenzia.
Per il momento, la perdita di latte dovuta ai bovini sintomatici è troppo limitata per avere un impatto significativo sull’offerta e non dovrebbe esserci alcun impatto sul prezzo del latte o di altri prodotti lattiero-caseari.
Si tratta di una situazione in rapida evoluzione: le agenzie federali e statali si stanno muovendo rapidamente per condurre ulteriori test per l’Hpai, nonché il sequenziamento del genoma virale, in modo da poter comprendere meglio la situazione, compresa la caratterizzazione del ceppo o dei ceppi associati a questi rilevamenti. Le agenzie stanno anche lavorando per incoraggiare gli allevatori e i veterinari a segnalare rapidamente le malattie del bestiame in modo da poter monitorare tutti i potenziali casi e ridurre al minimo l’impatto su allevatori, consumatori e altri animali.
Gregory Gray, epidemiologo presso l’University of Texas Medical Branch, definisce i nuovi rilevamenti nelle mucche uno sviluppo “preoccupante” perché potrebbe significare che questo ceppo di influenza aviaria si sta diffondendo direttamente tra i bovini, anziché attraverso gli uccelli, e che è mutato in modi che potrebbero consentirgli di infettare anche le persone: “È preoccupante. Recentemente abbiamo visto le infezioni nelle capre, e tutti abbiamo visto la fauna selvatica colpita dall’influenza aviaria patogena, inclusa la strana infezione dei carnivori: orsi e lupi. Chissà cosa verrà dopo? È inquietante. Dobbiamo capire questa cosa, perché se il virus continua a cambiare, potrebbe diffondersi in altre specie, compreso l’uomo. Potrebbe essere già presente negli esseri umani. Dobbiamo solo tenerlo sotto controllo. E se non collaboriamo con l’agricoltura, non sapremo molto bene cosa sta circolando”.
Ma gli studi preliminari sulle mucche colpite non hanno mostrato segnali di cambiamento nel virus, come affermato in una dichiarazione del National Veterinary Services Laboratories.
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