Professione
08 Febbraio 2024 Raimondo Colangeli, Vicepresidente Anmvi, nel pomeriggio di mercoledì 07 febbraio ha svolto un’audizione in Commissione Giustizia sulle proposte di modifica al Codice penale in materia di reati contro gli animali
Nel pomeriggio di mercoledì 07 febbraio, in Commissione Giustizia alla Camera, si è svolta un’audizione sulle proposte di modifica al Codice penale in materia di reati contro gli animali. Il Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (Anmvi), Raimondo Colangeli, ha chiesto modifiche per gli articoli che più impattano la professione veterinaria, tra cui una maggiore tutela penale contro il reato di abuso di professione.
Le richieste di Anmvi
Le principali obiezioni alla proposta di legge Brambilla riguardano l’introduzione nel Codice penale della colpa penale “per negligenza, imprudenza o imperizia” (art. 5), e la “circostanza aggravante” per i reati commessi “nell’esercizio delle proprie funzioni professionali, pubbliche o private”.
Nella sua audizione, Colangeli ha sostenuto che così si eserciterebbe un’eccessiva pressione penalistica sui medici veterinari, evidenziando che le norme sulla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie già disciplinano eventuali condotte colpose durante l’esercizio della propria professione.
“Non si chiede alcuna impunità. La commissione dei reati contro gli animali, qualora il cittadino reo, fosse di professione un Medico Veterinario, sarebbe parimenti punibile senza eccezioni” ha dichiarato Colangeli. “Occorre tuttavia osservare la peculiarità della professione medico-veterinaria ed evitare norme e procedimenti penali forieri di effetti distorsivi. Un eccesso di rischio di colpa medica e di gravame penale sulla funzione veterinaria potrebbe avere – come avvenuto in campo medico – l’effetto deterrente di allontanare da compiti e incarichi e persino dalla stessa Professione, in una fase peraltro di grave carenza di Medici Veterinari”.
Inoltre, lo stesso articolo modifica il procedimento disciplinare ordinistico delle professioni regolamentate, prevedendo la radiazione automatica per i reati in danno agli animali. Anmvi ha chiesto che sia mantenuto il vigente procedimento disciplinare “a garanzia dell’iscritto e della potestà ordinistica”.
Un altro punto controverso riguarda l’art. 11, che disciplina l’attribuzione a “personale veterinario” di funzioni di polizia giudiziaria da parte dell’autorità sanitaria “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Anmvi sollecita dei chiarimenti su questa disposizione, sottolineando che, se si intende coinvolgere un professionista autonomo, allora l’incarico deve prevedere una sua espressa accettazione e una conseguente remunerazione (ai sensi della Legge sull’equo compenso).
L’Associazione ha anche evidenziato la mancanza di disposizioni specifiche per i nuovi scenari di detenzione per gli animali delineati dalla proposta. A suo giudizio, dovrebbero essere garantite regolari visite veterinarie di sanità animale nei centri di accoglienza e di recupero.
In chiusura del proprio discorso, il Vicepresidente Colangeli ha sottolineato che una maggiore tutela penale della professione medico veterinaria gioverebbe alla stessa tutela animale che la proposta di legge vuole rafforzare.
Durante l’audizione, inoltre, sono anche stati ricordati i ripetuti episodi di violenza a cui sono costantemente esposti i medici veterinari, nel settore pubblico come nel privato, nonostante la Legge 113/2020 sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie. Anmvi ha evidenziato la necessità di intraprendere azioni efficaci per prevenire e contrastare tali fenomeni, a tutela della sicurezza professionale degli operatori del settore.
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