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28 Dicembre 2023

Malattie infettive emergenti. I risultati del programma INF-ACT

Dallo sviluppo di nuovi materiali con proprietà antimicrobiche, alla scoperta degli effetti di famiglie virali finora trascurate, dalla realizzazione di biosensori per la diagnostica immediata e distribuita, alla condivisione delle banche dati di ricerca. I risultati del primo anno di lavoro del progetto di ricerca INF-ACT 


Malattie infettive emergenti. I risultati del programma INF-ACT

Il programma di ricerca INF-ACT affronta le pressanti esigenze scaturite da malattie infettive emergenti nell’uomo, sia per quanto riguarda gli aspetti fondamentali che quelli traslazionali; viene presa in considerazione la salute umana in un contesto molto ampio, che include il mondo degli animali – sia domestici che selvatici – quale potenziale serbatoio di malattie, e fattori ambientali che aumentano la possibilità di spillover, secondo un approccio One Health. Il consorzio INF-ACT è composto da 25 partner di ricerca di tutta Italia, sia del settore pubblico che privato.


I casi registrati nel 2023
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) del 2023, il sistema di sorveglianza nazionale ha rilevato centinaia di casi di infezioni virali trasmesse da artropodi. Alcuni di questi casi sono attribuibili a virus endemici, come il West Nile (con oltre 320 casi e 21 decessi) e l’Usutu Virus trasmessi dalla comune zanzara Culex pipiens, o il Toscana Virus trasmesso dai flebotomi (pappataci), oltre a casi di infezione neuro-invasiva trasmessi dalle zecche. Altri casi sono stati causati da virus tropicali, come la Dengue (347 casi), il Zika Virus (8 casi) e il Chikungunya (7 casi). La maggior parte di questi casi era precedentemente attribuita a viaggiatori provenienti da zone tropicali endemiche, ma nel 2023 si è verificata una svolta significativa con tre focolai autoctoni di Dengue trasmessi dalla zanzara tigre (Aedes albopictus), una specie invasiva presente in Italia da oltre 30 anni.

Il progetto INF-ACT
Questi dati evidenziano come le nuove abitudini di viaggio e i cambiamenti climatici abbiano reso il rischio epidemico una realtà concreta e non solo un’ipotesi. La necessità di affrontare queste emergenze ha portato alla creazione del progetto INF-ACT, che mira a fornire gli strumenti migliori per reagire rapidamente alle nuove minacce per la salute pubblica.
La sfida principale di INF-ACT è quella di offrire soluzioni innovative per rispondere rapidamente alle nuove minacce alla salute e prepararsi per eventuali epidemie. Questo progetto è stato concepito per affrontare le molteplici dimensioni coinvolte nella prevenzione e nel controllo delle epidemie, adottando un approccio innovativo e multidisciplinare che tiene conto dell’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale.
Dopo un anno di lavoro, il consorzio INF-ACT, composto da circa 500 ricercatori distribuiti in 15 università e 9 enti di ricerca pubblici e privati in tutto il Paese, si è riunito presso l’Istituto Superiore di Sanità per condividere i risultati ottenuti e pianificare le attività future. Federico Forneris, Presidente della Fondazione INF-ACT, ha sottolineato l’importanza di unire le competenze trasversali presenti in Italia e di far dialogare queste realtà per ottenere progressi significativi nella ricerca. L’approccio collaborativo di INF-ACT ha permesso di affrontare il problema delle epidemie in modo più efficace, utilizzando le conoscenze e le specializzazioni distribuite in tutto il territorio italiano.
Il progetto INF-ACT è stato strutturato per coprire l’intera filiera della ricerca in ambito sanitario dedicata alle epidemie emergenti e comprende cinque diverse aree tematiche o nodi di ricerca:

  1. Patologie virali emergenti: Questo nodo ha sviluppato modelli predittivi per individuare focolai epidemici emergenti e ha anticipato la capacità dei virus di trasformarsi. Il coordinamento tra diverse competenze è stato cruciale per ottenere risultati significativi, come l'individuazione della causa dell'epatite infantile.
  2. Artropodi vettori e patologie trasmesse da vettori: Quest’area ha migliorato la conoscenza sulla biologia degli artropodi vettori e dei patogeni da essi trasmessi. La creazione di un database centralizzato nazionale e di un database dei campioni di artropodi ha reso possibile lo sviluppo di mappe di rischio per la trasmissione di virus a trasmissione vettoriale.
  3. Antimicrobico resistenza: Questo nodo ha lavorato per identificare organismi multiresistenti trasferibili tra uomo e animali, creando modelli predittivi efficaci per prevedere possibili focolai epidemici. Sono state studiate anche strategie alternative per ridurre l'uso e lo sviluppo di antibiotici.
  4. Epidemiologia, sorveglianza e modelli matematici: Questo nodo ha creato una rete per raccogliere ed integrare dati di sorveglianza epidemiologica, microbiologica, genomica e clinica. L’obiettivo è identificare modelli predittivi per l'individuazione precoce di infezioni emergenti e migliorare i sistemi di prevenzione e risposta.
  5. Innovazione e nuove strategie terapeutiche: Quest’area si è concentrata sulla ricerca di nuovi bersagli per le terapie antivirali e sullo sviluppo di materiali bioattivi con proprietà antivirali per ridurre le infezioni da contatto su superfici.

Dopo un anno di lavoro, INF-ACT è a metà strada verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. L’approccio multidisciplinare e collaborativo ha dimostrato il suo potenziale per affrontare con successo le sfide delle malattie infettive emergenti. Con i risultati promettenti ottenuti finora e quelli previsti nei prossimi anni, l’Italia sarà meglio preparata per affrontare le potenziali epidemie virali e proteggere la salute pubblica.

A cura di Francesca Innocenzi

CITATI: FEDERICO FORNERIS
TAG: CHIKUNGUNYA, DENGUE, FONDAZIONE INF-ACT, MALATTIE INFETTIVE, ONE HEALTH, VIRUS TOSCANA, VIRUS USUTU, VIRUS WEST NILE, VIRUS ZIKA, ZOONOSI

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