Professione
03 Luglio 2023 Si avvicina la scadenza del 31 luglio, data in cui le aziende dovranno optare per il ritiro dei ricorsi contro il payback e pagare la cifra richiesta con uno sconto, o proseguire per vie le legali. Ma il Tar del Lazio apre uno spiraglio.
Payback, la cura, adottata per risanare lo sfondamento del tetto di spesa degli Enti locali, è stata bollata come peggiore della malattia.
E il risultato sono stati i circa 1800 ricorsi presentati al TAR dalle aziende dei dispositivi medici.
Ricorsi che contestano l’illegittimità dei provvedimenti, la non conformità con il diritto eurounitario, la violazione di norme di legge preesistenti, e i numerosi errori di calcolo delle fatture ricevute dalle Regioni.
Ora, all’approssimarsi della fatidica data del 31 luglio, il redde rationem sembra inevitabile.
I ricorrenti, infatti dovranno scegliere tra due opzioni: ritirare i ricorsi e pagare con uno sconto la parte relativa al periodo 2015-2018 o andare avanti sul piano legale.
Ma, c’è un ma. E stavolta foriero di buone nuove.
In questi giorni, infatti, il TAR del Lazio ha accolto le istanze cautelari di alcune aziende sia medio-piccole che di maggiori dimensioni. Potrebbe quindi materializzarsi una sospensiva sia per il pagamento delle somme che delle eventuali compensazioni da parte delle amministrazioni sanitarie.
“La sospensiva del TAR – ha dichiarato in proposito il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti - rappresenta una prima importante presa di posizione e va nella logica di quanto abbiamo sempre sostenuto, ovvero che la norma del payback è ingiusta e incostituzionale.
Chiediamo pertanto ancora al Governo di spostare ulteriormente i termini di pagamento del payback a fine anno per poter trovare soluzioni efficaci di governance del settore che consentano di superare la norma e cancellarla. Inoltre, le istanze cautelari del TAR, a cui immaginiamo ne seguiranno delle altre, rischiano di mettere in ulteriore difficoltà le piccole imprese che non sono ricorse al Tribunale amministrativo perché non in grado di affrontare il contenzioso.
È fondamentale cancellare questa norma con urgenza per salvaguardare non solo la vita di tante imprese, ma soprattutto per garantire che ai pazienti arrivino le cure necessarie possibili solo grazie all’utilizzo dei dispositivi medici”.
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