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12 Giugno 2023

Mangimi, l’inflazione ci mette lo zampino. I dati di Assalzoo

Sale il fatturato nominale e crescono i costi, mentre la produzione si contrae. Gli effetti dell’inflazione sui mangimi cambiano gli equilibri del passato e non giovano alla capacità d’investimento. 
 


Mangimi, l’inflazione ci mette lo zampino. I dati di Assalzoo

Mangimi, balzo in avanti per il fatturato fatturato complessivo, che sfiora i 12 miliardi di euro e fa registrare una crescita del 23% rispetto allo scorso anno. Nello specifico: i mangimi hanno prodotto ricavi per 8 miliardi e 200 milioni di euro, le premiscele per 1,4 miliardi e il pet-food per 2,3 miliardi. Ma non è altro che un falso positivo: in buona sostanza si tratta proprio di questo. Il comparto, infatti, sconta un’inflazione alle stelle e le conseguenze che ne discendono. Ecco le principali evidenze presentate da ASSALZOO – Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici (Confindustria-Federalimentare) in occasione dell’Assemblea annuale tenutasi presso l’Università Bocconi di Milano. Lo scenario infatti evidenzia, accanto al dato sui generis del fatturato, anche un’esplosione dei costi e una consistente riduzione della produzione, scesa sotto la soglia dei 15 milioni di tonnellate. Per la precisione, parliamo di 14 milioni 967 mila tonnellate di alimenti per animali  ovvero un - 4,3% rispetto al 2021.

Costi di produzione alle stelle

Le materie prime, innanzitutto, che già nel 2021 avevano evidenziato una dinamica al rialzo: + 42% vs 2020 e che nel 2022 continuano a crescere del 35%. Ragionando sul biennio parliamo quindi di quasi un + 80%. Oltre a quelli delle materie prime, quest’anno, si devono calcolare anche i costi energetici (gas, petrolio e di riflesso l’elettricità) che impattano sulla produzione industriale e sui trasporti. Questo scenario fa quindi comprendere come il dato del fatturato sia di per sé un unicum fine a se stesso, che non può incidere su una marginalità ampiamente erosa da tante altre voci.

Investimenti ed estero

Segnali poco incoraggianti, infine, anche dalla capacità di investimento, che si è contratta e dal deficit del commercio con l’estero, che quest0anno raggiunge i 132 milioni di euro (erano 76 l’anno precedente).

Commentando questo quadro, il presidente Assalzoo­­ Silvio Ferrari, dichiara: “Sono davvero fiero di come il settore mangimistico e i nostri associati siano stati in grado di affrontare una congiuntura economica di così eccezionale difficoltà, mantenendo l’attività produttiva, riuscendo a garantire prodotti di qualità sempre maggiore ed assicurando continuità di rifornimento agli allevatori. Credo però siano maturi i tempi per affrontare alcune questioni generali (come la produzione agricola interna, l’applicazione in agricoltura della ricerca scientifica in campo e la valorizzazione delle filiere di prodotto interamente italiano), perché altrimenti il sistema Italia non sarà in grado di rispondere alle esigenze di un mercato, sia interno che internazionale, che chiede sempre più prodotti del Made in Italy alimentare”.

Mangimi, i comparti

Non solo inflazione: l’andamento è influenzato da vari fattori. Come la situazione sanitaria. Non è un caso, infatti, che i mangimi avicoli e per i suini abbiano fattor registrare una calo importante, complici aviaria e peste suina africana.

Filiera avicola

Il livello di output per i volatili ha fatto un salto indietro del 10,5%, passando da 6.372.000 a 5.705.000 tonnellate (in riduzione rispetto anche al dato del 2020 quando era intorno ai 6 milioni). Il dato è negativo, soprattutto in considerazione del fatto che l’avicoltura rappresenta il comparto leader nella produzione di mangimi, all’interno dei quali occupa nel 2022 poco meno del 40% del totale della produzione italiana. Tutte le singole specie avicole hanno visto un forte ridimensionamento dei volumi prodotti: polli da carne (-7,5%), galline ovaiole (-9,5%) e altri volatili (-15,7%) fino ad arrivare al calo più ingente: -23% per i tacchini.

Filiera suina

Seppur minima, anche in questo caso si registra una decrescita rispetto allo scorso anno: 1,4% (4,043 milioni di tonnellate mentre erano 4.101.000 t nel 2020). Pesano anche qui i timori per i rischi, per ora fortunatamente evitati, dovuti ad alcuni casi di PSA negli animali selvatici, ma ovviamente pesa anche un mercato internazionale pesante delle carni bovine, anche a causa del venir meno degli sbocchi sul mercato cinese.

Filiera bovina

Bene invece la produzione di mangimi complementari per bovini.  Il comparto dell’alimentazione bovina, destinatario di quasi il 25% della produzione totale di alimenti per animali, registra 3.705.000 tonnellate di mangimi con un rialzo del 1,3%. Nel dettaglio, le vacche da latte vedono il minor incremento (+1,2%), rispetto ai bovini da carne (+1,5%) e ai bufali (+1,5%).

Altre specie animali

Dopo due anni di relativa difficoltà, torna un vigoroso segno positivo per il settore dell’acquacoltura che segna un incremento della produzione dell’11,5% per una produzione di 146.000 tonnellate. Tra le altre specie animali si segnalano performance positive per gli ovini e gli equini, oltre il 9% per entrambi. Continua la congiuntura negativa per i conigli, in pesante calo anche quest’anno del 9,6%.

Pet food

Si conferma il momento positivo dell’alimentazione per gli animali domestici, che evidenziano un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente e con 540mila tonnellate di produzione tricolore.

TAG: ASSALZOO, INFLAZIONE, MANGIMI, MERCATO, PRODUZIONE

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