Cani
15 Aprile 2024Il trilostano è un analogo degli ormoni steroidei che agisce inibendo la steroidogenesi adrenocorticale e che può essere utilizzato nel trattamento del morbo di Cushing dei cani
Il trilostano è un analogo degli ormoni steroidei che agisce inibendo la steroidogenesi adrenocorticale, l’enzima che sintetizza gli ormoni surrenali. Per questo viene utilizzato nel trattamento del morbo di Cushing dei cani.
Il morbo di Cushing
Il morbo di Cushing è una malattia di natura endocrina molto frequente nel cane: questa patologia è determinata da un’alta presenza di cortisolo nel sangue.
Tale condizione può manifestarsi secondariamente a un’eccessiva somministrazione di farmaci che contengono cortisone (Cushing iatrogeno), piuttosto che a patologie tumorali dell’ipofisi o delle ghiandole surrenali o dell’apparato gastroenterico.
A seguito di questo squilibrio ormonale, possono apparire sintomi quali poliuria, cute scurita, aumento di fame e sete, addome gonfio, perdita della massa muscolare, difficoltà respiratorie, fino a contrazioni muscolari e sintomi neurologici.
Trattamento
Il trilostano riduce la secrezione, la concentrazione plasmatica e l’escrezione urinaria di cortisolo e inibisce la risposta adrenocorticale alla stimolazione da corticotropina (ACTH). Durante il trattamento con il farmaco è possibile si verifichi un aumento, dovuto ad un meccanismo di feed-back, delle concentrazioni plasmatiche di ACTH con conseguente stimolazione della steroidogenesi surrenalica. Questo meccanismo in alcuni soggetti può determinare un annullamento della inibizione della sintesi di cortisolo.
Dosaggi e formulazione galenica
La dose iniziale per il trattamento della sindrome di Cushing è di 0,5-1 mg/kg di peso corporeo due volte al giorno. In certi casi, la dose può essere somministrata ogni 24 ore (al dosaggio di 1-2mg/kg di peso corporeo). Dopo questa dose iniziale, solitamente segue una fase di monitoraggio dove si tengono controllati i sintomi tipici del Cushing, o viceversa la comparsa di sintomi tipici dell’Addison (sindrome contraria al Cushing caratterizzata da vomito, diarrea, debolezza, decadimento). Per capire se è doveroso aumentare o ridurre la dose, o mantenerla costante in caso di assenza di sintomatologia.
Luca Guizzon, farmacista clinico territoriale esperto di fitoterapia, in un articolo per Farmacista33 propone un esempio formulativo.
Esempio formulativo
Materiali: cappa aspirante, bilancia, incapsulatrice, mortaio pestello
Trilostano 26mg
Eccipienti qb
Nel cilindro trasferire la quantità totale di eccipiente fino ad arrivare ad un volume confacente il tipo di capsule da impiegare. Ad esempio, per 100 capsule tipo 2 il cilindro dovrà arrivare a 30 ml.
Si pesa a parte il principio attivo e quindi si leviga su mortaio in progressione geometrica con l’eccipiente precedentemente calcolato fino ad omogeneità.
Dopo aver preparato l’incapsulatrice si procede quindi al riempimento delle capsule. Si effettuerà quindi il saggio di uniformità di massa, di tenuta delle capsule e del confezionamento e si valuterà la correttezza delle dosi posologiche allestite.
Benché solitamente nei cani non ci siano grandi difficoltà a somministrare le capsule, si può valutare l’opportunità di aggiungere sostanze aromatizzanti per migliorare la palatabilità del preparato. Nei casi più ostici, si può pensare di ricorrere anche a paste aromatizzate.
Durante il trattamento prestare attenzione alla comparsa di segni di Cushing (aumento di fame e sete, addome gonfio, perdita della massa muscolare, Difficoltà respiratorie) così come dei segni di Addison (vomito, diarrea, debolezza, atassia). Si possono manifestare anche ipersalivazione, gonfiore, tremori muscolari e alterazioni cutanee.
Il trilostano è controindicato in caso di gravidanza e nei cani con disfunzioni renali ed epatiche. Anche nei cani sotto i 3 kg se ne sconsiglia l’uso così come in caso di cani anziani, diabetici o anemici.
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