Professione
23 Gennaio 2024 La versione definitiva del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2019–2021 è stata firmata questa mattina, pur presentando alcune modifiche ad articoli precedentemente negoziati con i sindacati. Il Ccnl sarà in vigore a partire da domani
I sindacati hanno firmato, nella mattinata di martedì 23 gennaio, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2019–2021 dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. Dopo l’accordo di fine settembre, è arrivata la firma definitiva. Presto arriveranno in busta paga gli aumenti retributivi pari, in media, a circa 150 euro lordi al mese; nei prossimi mesi gli arretrati.
Il nuovo Contratto
È stata firmata la versione definitiva del Ccnl 2019–2021 dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. Questa versione presenta alcune modifiche ad articoli precedentemente negoziati con i sindacati e previsti nel testo firmato lo scorso 28 settembre, che vanno oltre le verifiche di compatibilità delle spese previste effettuate dal Ministero dell’Economia e della Finanza.
Per gli stipendi, sono previsti al più presto gli adeguamenti economici pari, in media a circa 150 euro lordi al mese. Nei prossimi mesi arriveranno invece gli arretrati, che ammontano mediamente a circa € 9000 lordi. Sono numerose le novità normative che superano rigidità storiche e favoriscono l’applicazione a livello aziendale. Date le condizioni in cui si è contrattato, per i sindacati, è stato ottenuto il massimo possibile.
Il commento
Aldo Grasselli, Presidente FVM, ha dichiarato:
“Chiudere un contratto per 135.000 lavoratori è sempre un fatto importante e positivo. Ma questo resta un contratto vecchio di tre anni che paga solo oggi e inadeguatamente il lavoro estenuante sostenuto durante la pandemia da medici e sanitari.
Le questioni che pendono irrisolte sulla sanità pubblica e sul diritto alla salute dei cittadini sono ancora tutte critiche e urgenti. Saremo vigili e determinati nel difendere la sanità pubblica e nel verificare la disponibilità del governo di chiudere entro l’anno il contratto del personale sanitario per il triennio 2022-2024.
Il disagio negli ospedali e nei servizi non diminuirà di intensità senza altri opportuni investimenti. La vertenza sulla sanità pubblica solidaristica e universalistica non finisce qui”.
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