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Alimentazione

03 Dicembre 2024

Mangiare secondo natura: perché essere onnivori. La scienza al centro del dibattito

A Roma, all’evento “Mangiare secondo natura”, il divulgatore spagnolo e medico veterinario Juan Pascual ha discusso insieme alla professoressa Elisabetta Bernardi dell’utilità della dieta mediterranea e del ruolo degli alimenti di origine animale per la salute, l’ambiente e l’economia circolare

di Redazione Vet33


Mangiare secondo natura: perché essere onnivori. La scienza al centro del dibattito

La scienza conferma che siamo onnivori. È di questo che, la scorsa settimana a Roma, si è parlato all’evento che ha visto protagonisti Juan Pascual, divulgatore scientifico e medico veterinario spagnolo, autore del testo Perché essere onnivori (Edizioni Lswr, 2024), ed Elisabetta Bernardi, biologa, nutrizionista e docente presso l’Università degli Studi di Bari, anche lei autrice di un testo, Mangiare secondo la scienza (Edizioni Dedalo, 2024).

Nel corso del dibattito, tanti gli argomenti trattati: dalla malnutrizione ai benefici della dieta mediterranea, che cosa significa realmente sostenibilità ambientale e quanto sono insostituibili di alimenti di origine animale per la salute umana e per quella del Pianeta.

Una discussione senza pregiudizi 

Il dottor Pascual ha aperto la discussione spiegando perché i prodotti di origine animale sono importanti e sottolineando la necessità un discorso che non sia ideologico, né basato su pregiudizi. 

“È indubbio che ognuno debba scegliere liberamente come vivere e che cosa mangiare – ha dichiarato Pascual –, tuttavia quando si parla di sana nutrizione bisogna rifuggire da soluzioni arbitrarie basate su convenzioni, ideologie, pregiudizi e falsi miti, che non hanno alcuna base se non le emozioni e le credenze di coloro che le promuovono. Deve essere la scienza, e non le convinzioni di alcune organizzazioni, a definire ciò che determina o meno il benessere collettivo”. 

La malnutrizione: una sfida per scienza ed etica

Non bisogna dimenticarsi che la malnutrizione continua a essere una delle piaghe dell’umanità. Secondo la Fao, oltre 733 milioni di persone, più di 1 su 10 nel mondo, soffrono di grave denutrizione e fino a 2 miliardi hanno difficoltà ad assumere regolarmente i nutrienti necessari. La situazione peggiora a livello pediatrico: tra i bambini sotto ai 2 anni, solo un terzo riceve la quantità di alimenti adeguata. 
L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che i bambini di questa età consumino quotidianamente carne e uova perché sono ricche di ferro e zinco; tuttavia, solo 1 su 3 può mangiare quotidianamente carne o pesce e solo 1 su 5 uova ha accesso alle uova.

Dieta onnivora vs vegana

“La natura onnivora degli esseri umani arriva dall’evoluzione: 2,6 milioni di anni fa l’Homo erectus, il predecessore dell’Homo sapiens, ha cominciato a mangiare carne, e nel corso del nostro sviluppo questo ha permesso di investire meno energia su sistema digestivo e più energia su cervello”.

Secondo uno studio pubblicato su Psychology Today, tra le persone che abbracciano lo stile di vita vegetariano e vegano a livello mondiale, ben l’84% abbandona la dieta, molto frequentemente a causa del deterioramento della salute. In Italia, secondo gli ultimi dati Eurispes, il 93,4% della popolazione è onnivoro.

“Mangiare o non mangiare un alimento – ha dichiarato Elisabetta Bernardi – limitare troppo o esagerare con un nutriente può ottimizzare o rendere difficili alcuni processi. Molte delle nostre predisposizioni sono scritte nel DNA, tuttavia c’è una sorta di interruttore che accende o spegne un gene, una caratteristica, una predisposizione e a giocare un ruolo fondamentale sono gli stili di vita, l’ambiente in cui viviamo e ciò che mangiamo. Una cattiva nutrizione, infatti, può portare alla riduzione della nostra risposta immunitaria aumentando la suscettibilità alle malattie e compromettere lo sviluppo fisico e mentale. Senza contare i rischi concreti che un’alimentazione povera di proteine può causare. Quando l’organismo ha bisogno di proteine o di aminoacidi e non ne riceve a sufficienza dalla dieta, può iniziare a degradare le proteine muscolari per ottenere gli aminoacidi necessari (anche il cuore è un muscolo). Questo processo si chiama catabolismo proteico ed è uno dei motivi per cui una dieta insufficiente in proteine può portare a perdita di massa muscolare, compromettendo la forza, la funzionalità fisica e il metabolismo basale”.

L’allevamento: un’economia circolare

L’allevamento si inserisce di diritto in un contesto di economia circolare: “Gli animali – sostiene Pascual – trasformano ciò che noi non siamo in grado di trasformare: scarti vegetali che per noi non hanno alcun valore, ma che loro convertono in proteine di alto valore biologico”.

Essere onnivori, dunque, è una risorsa anche per il pianeta. Gli animali diventano una parte fondamentale di questo ecosistema, aiutandoci a limitare gli sprechi. Che cosa succederebbe, quindi, se diventassimo tutti vegani?

La risposta di Pascual è netta: “Una totale catastrofe ambientale, sanitaria e nutrizionale”.

Farmaci e prodotti biomedicali, un contributo indispensabile 

Un altro tema sensibile è quello della farmacopea animale: senza gli animali saremmo costretti a fare a meno di alcuni farmaci, anche se questi salvano la vita a milioni di persone l’anno. Il caso più emblematico è quello dell’eparina, un composto naturale che si trova nelle mucose di alcuni animali (suino e bovino), utilizzata nel trattamento delle malattie circolatorie come la trombosi. O ancora, nel biomedicale, con l’utilizzo del pericardio bovino per costruire valvole cardiache biologiche, sfruttando le peculiari caratteristiche del tessuto animale ricco di collagene, flessibile ma capace di garantire un’ottima robustezza. Al mondo dei volatili, invece, dobbiamo il contributo più importante nella produzione di vaccini o acido ialuronico utilizzato per trattare l’artrosi da lieve a moderata.

“Non so quante vite si sarebbero perse senza le cure che ci forniscono gli animali – sottolinea Pascual – ma indubbiamente si tratta di centinaia di milioni ogni anno. Sarebbe morale smettere di produrre questi farmaci?”.

La dieta mediterranea

Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha dimostrato quanto la nostra dieta possa influire profondamente sul nostro benessere generale, la prevenzione delle malattie e la gestione delle condizioni croniche. Questo stretto rapporto tra nutrizione e salute sottolinea la necessità di pratiche dietetiche ben pianificate ed equilibrate.
La nutrizione, infatti, gioca un ruolo determinante nella prevenzione di malattie cardiache, diabete, obesità e alcuni tipi di cancro. Secondo un recente studio statunitense pubblicato su Nature, emerge che tra i principali nutrienti con maggiore azione coadiuvante delle terapie antitumorali, l’acido trans-vaccenico alimentare (Tva), che si trova soprattutto nei ruminanti come bovini e ovini e nei prodotti lattiero caseari come latte e formaggi, sia risultato il più efficace a promuovere l’immunità antitumorale.

“I risultati di questo studio – chiarisce Bernardi – ribadiscono l’importanza di una dieta completa di tutti gli alimenti come può essere quella mediterranea perché ciò che mangiamo influenza la nostra salute sarebbe un peccato privarsi di alcuni cibi, magari in seguito a convinzioni errate. L’ingrediente segreto di questo stile di vita – conclude Bernardi – è proprio la convivialità intesa come strumento per diffondere le buone abitudini alimentari. I bambini che mangiano in famiglia, che condividono il pasto, non ottengono soltanto cibo dalla famiglia ma anche benessere psicologico”.

Per saperne di più, guarda l’intervista di Vet33 al dottor Juan Pascual

CITATI: ELISABETTA BERNARDI, JUAN PASCUAL
TAG: ALLEVAMENTO, DIETA MEDITERRANEA, DIETA ONNIVORA, FAO

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