Animali da Compagnia
28 Giugno 2022 Sia nel cane che nel gatto, la seborrea può manifestarsi in corso di allergia e alterare l’aspetto del mantello, con la comparsa di scaglie biancastre o, alternativamente, zone untuose e appiccicose. Come porvi rimedio, migliorando la qualità di vita degli animali: il caso clinico di Pacho.
La seborrea riscontrata in cani e gatti cani sia in forma grassa (seborrea oleosa) che in forma forforosa (seborrea secca) può avere alle origini una diversa eziologia. Può dipendere da difetti congeniti legati a razze specifiche, i Cocker o i Golden Retriever, ad esempio. Oppure derivare da infezioni cutanee di natura batterica o fungina. Senza contare che la seborrea, soprattutto quella oleosa, può promuovere la crescita di microrganismi, con conseguente infiammazione cutanea, arrossamenti, prurito e cattivo odore. Anche insulti fisici (sfregamenti, luce solare, shampoo troppo frequenti o troppo sgrassanti, ambienti esageratamente secchi) possono provocare seborrea. Non basta: all’origine possono anche esserci sottostanti condizioni generalizzate, come disordini ormonali e autoimmuni o carenze dietetiche. Altra causa di seborrea è rappresentata dalle malattie allergiche (allergia alimentare o ambientale, nota col nome di dermatite atopica), disordini che, purtroppo, colpiscono assai frequentemente sia il cane che il gatto, provocando prurito, arrossamento e opacità del manto (che può presentarsi untuoso o forforoso). In corso di dermatite allergica, inoltre, quel delicato ecosistema superficiale, fatto di materiale inerte, come il sebo, e di elementi vitali (cellule e microrganismi “buoni”), tende ad alterarsi, favorendo lo sviluppo di infezioni e cattivo odore.
Trattamenti veterinari
Davanti a questo quadro clinico, la prima risposta del professionista è quella di avviare un articolato percorso di diagnosi e cura, volto a identificare la causa primaria sottostante alla sintomatologia manifesta e ridurre il disagio dell’animale. Oltre a trattamenti anti-parassitari periodici e costanti, e a una dieta bilanciata e di qualità, sicuramente vale anche la scelta degli approcci topici più adeguati. Oggi la dermatologia veterinaria può contare sulle ALIAmidi: sostanze presenti naturalmente nell’organismo (pelle compresa) dei nostri animali, e capaci di frenare l’eccesso di attività di alcune cellule specializzate del sistema immunitario cutaneo (i mastociti), responsabili della reazione allergica. Se da un lato queste cellule sono fondamentali sentinelle a protezione della salute dell’ecosistema cutaneo, dall’altro esse possono trasformarsi in elementi di danno quando gli stimoli allergici sono molto intensi o prolungati nel tempo. Per questo la loro funzione necessita di un fine sistema di controllo, rappresentato appunto dalle ALIAmidi. Per l’utilizzo topico, in particolare, è disponibile l’ALIAmide Adelmidrol. Applicato localmente, si è dimostrato efficace nell’alleviare il prurito e lenire arrossamenti e lesioni. Inoltre, associato ad altre sostanze, attive nel rimuovere l’eccesso di sebo o di umidità e limitare il cattivo odore, può rappresentare un ottimo sistema per migliorare le condizioni della cute e del mantello, anche in presenza di seborrea di origine allergica.
Pacho, un caso clinico
L’efficacia di un trattamento topico con ALIAmide Adelmidrol è stata verificata su Pacho, un maschio di razza Bulldog Francese, di 3 anni e 14 kg di peso che vive in appartamento senza altri animali ed esce regolarmente per le passeggiate. Fin dal suo primo anno di vita gli viene diagnosticata una dermatite atopica. È vaccinato ed esegue profilassi anti-parassitaria tutto l’anno. Da 1 mese sta assumendo una terapia antiprurito a base di oclacitinib (0,5 mg/kg die). Poiché negli ultimi giorni il proprietario ha notato un aumento del prurito, specialmente alle estremità, che vengono leccate con frequenza, Pacho viene portato a visita.
La dottoressa Chiara Noli, che ha seguito il paziente, ci illustra il decorso del caso clinico. “L’esame dermatologico cui viene sottoposto Pacho – inizia a raccontare Noli - evidenzia un forte arrossamento degli spazi tra le dita dei piedi (eritema interdigitale) dove il pelo risulta bagnato e untuoso (eccesso di umidità e di sebo). Il prurito è moderato (superiore a 5 su una scala 0-10). Esami specifici eseguiti negli spazi interdigitali mettono in luce anche un alto numero di batteri (prevalentemente bastoncelli) e cellule infiammatorie. La diagnosi è quella di dermatite atopica con prurito e sovracrescita batterica a carico degli spazi interdigitali”.
Dottoressa Noli, a questo punto, quale trattamento si decide di adottare?
Alla terapia con oclacitinib si decide di associare un trattamento topico, per ridurre le manifestazioni localizzate negli spazi interdigitali (eritema, prurito, seborrea e sovracrescita batterica). Viene così applicata localmente una mousse dermatologica che contiene l’ALIAmide Adelmidrol ad azione lenitiva (contro arrossamento e prurito), oltre a sostanze igienizzanti (per il controllo microbico) ed amido di tapioca (per assorbire l’eccesso di umidità e di sebo tra le dita).
Si evidenziano miglioramenti?
Dopo 15 giorni di applicazione, Pacho mostra una riduzione dell’eritema a carico degli spazi interdigitali coinvolti; i batteri sono solo sporadici e il prurito è nettamente diminuito, sceso a 2 su una scala 0-10 (ricordiamo che i valori sotto il 2 sono quelli di cani sani, che si grattano “normalmente”).
In conclusione, come descriverebbe le condizioni di Pacho?
Pacho sta molto meglio, senza aver preso farmaci aggiuntivi (stava già prendendo un farmaco antiallergico). L’ALIAmide contenuta nella mousse ha limitato il continuo grattamento / leccamento e l’arrossamento tra le dita dei piedi. L’amido di tapioca ha ridotto l’eccesso di umidità e di sebo negli spazi interdigitali (fattore di rischio per la sovracrescita batterica) e le sostanze igienizzanti hanno concorso a ripristinare un corretto ecosistema cutaneo.
Chiara Noli (DVM, Dipl. ECVCP) è fondatrice del portale di dermatologia veterinaria Dermavet Online.
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