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20 Marzo 2023

Toxoplasmosi, è veramente colpa dei gatti? Facciamo il punto con gli esperti

Spesso si sente parlare dei problemi che la toxoplasmosi può causare nelle donne in gravidanza o nei soggetti immunodepressi. E l’attenzione viene posta frequentemente sui gatti come veicolo di infezione, ma è davvero così? Il parere di due medici veterinari interpellati da MYLAV.


Toxoplasmosi, è veramente colpa dei gatti? Facciamo il punto con gli esperti

Prima di puntare il dito, meglio documentarsi. Anche quando si parla di toxoplasmosi. Così per affrontare con cognizione di causa il problema, il laboratorio di analisi veterinarie MYLAV () ha coinvolto due suoi esperti: Dott. Luigi Venco (Board-Certified al College Europeo di Parassitologia Veterinaria*) e la Dott.ssa Francesca Tamarozzi (Laureata in medicina umana e veterinaria, esperta in parassitologia). Insieme ai due esperti si sono così affrontate varie tematiche inerenti alla toxoplasmosi: diffusione, sintomatologia, strategie preventive, con l’obiettivo di circoscrivere e chiarire l’argomento.

Toxoplasmosi nel mondo  

Il primo dato fornito riguarda la sieroprevalenza dell’infezione, che - in Europa, e nelle aree industrializzate in generale - è in declino: ad esempio in Francia, nelle donne in gravidanza, è scesa dall’80% degli anni’60 al 44% a inizio degli anni 2000. Mentre nel nostro Paese si riscontra una prevalenza media: il 30% delle donne al momento della prima gravidanza ha già contratto l’infezione.  

Toxoplasmosi, il ruolo del gatto nel contagio umano

Il protozoo Toxoplasma gondii compie un ciclo biologico complesso che prevede una fase intestinale, esclusivamente nel gatto e altri felidi (chiamati ospiti definitivi), e una extra-intestinale, nei tessuti sia dell’ospite definitivo che in altri animali, uomo compreso (chiamati ospiti intermedi). L’infezione può essere contratta in molti modi. Un modo è tramite l’ingestione delle forme parassitarie emesse dal gatto (o altri felidi) con le feci, chiamate oocisti. Queste oocisti non sono mai subito infettanti (cioè capaci di causare una infezione), ma lo diventano nell’ambiente in un periodo di tempo variabile ma mai inferiore a 24 ore. Un gatto infetto elimina oocisti una sola volta nel corso della sua vita e per un periodo limitato che non supera le 2 settimane ma le oocisti che vengono disperse nell’ambiente (giardini, orti, parchi, acque) sono molto resistenti.

Toxoplasmosi, il ruolo degli alimenti nel contagio umano

L’infezione può anche essere contratta tramite ingestione delle forme parassitarie presenti nei tessuti (carni) degli animali ospiti intermedi, chiamate “cisti parassitarie contenenti bradizoiti”. Le carni che più frequentemente contengono questa forma “dormiente” del parassita sono soprattutto quelle di suini, ovini, caprini e, più raramente, di altri animali. Queste cisti possono anche essere presenti nelle carni della selvaggina. Nell’uomo, si stima che la via di infezione alimentare sia quella in assoluto più frequente, anche se le percentuali variano in base all’area geografica e alle abitudini alimentari. Si stima che l’ingestione di carni crude o poco cotte (più a rischio le rosse delle bianche) contenenti bradizioiti sia responsabile del 40-60% delle infezioni

Toxoplasmosi la manifestazione negli esseri umani

Dopo l’infezione, il parassita rimane latente nei tessuti, senza normalmente dare alcun problema di salute. Il rischio maggiore è per le persone immunodepresse e per le donne in gravidanza che contraggono per la prima volta l’infezione durante la gravidanza, per i possibili danni indotti al feto.

Toxoplasmosi, il gatto è pericoloso?

E’ stato dimostrato che convivere con un animale domestico (sia esso cane che gatto) non è pericoloso. Se la proprietaria del gatto è incinta, può essere opportuno sottoporre il gatto al test? Nel gatto (fatta eccezione, in alcuni casi, nei neonati e nei gatti immunodepressi) l’infezione da toxoplasma gondii decorre in forma quasi costantemente asintomatica e solamente dopo la prima infezione il gatto rilascia oocisti con le feci, per un periodo di tempo molto limitato. Testare il gatto per la toxoplasmosi è possibile, se i proprietari lo richiedono, e può essere prudente se la donna gravida è sieronegativa per la toxoplasmosi.

Come interpretare i risultati dell’esame?

  • - Se il gatto è positivo IgG significa che ha già superato l’infezione e non elimina più oocisti;
  • Se il gatto è positivo IgG e IGM vuol dire che la fase di eliminazione oocisti è terminata;
  • - Quando il gatto è negativo IgG e positivo IgM può voler dire che questo ha probabilmente terminato la fase di eliminazione di oocisti ma è opportuno mantenere alcune norme igieniche ed eventualmente eseguire PCR su feci per ricerca del parassita;
  • - Infine, se il gatto è negativo a IgG e IgM significa che il gatto non è ancora stato infettato, potrebbe infettarsi ed eliminare in seguito oocisti. Contrariamente a quanto viene comunemente interpretato quindi (esattamente come la donna) sono i gatti siero-negativi che necessitano di norme precauzionali  

In quest’ultimo caso, quali norme adottare?


  • -   Alimentarlo con cibo industriale o comunque con carni sempre ben cotte;
  • -   Impedire che il gatto eserciti la predazione nutrendosi di piccoli roditori o uccellini;
  • -   Far cambiare e pulire con acqua bollente la cassetta per le deiezioni almeno 1 volta al giorno da un’altra persona (le oocisti non diventano mai infettanti prima di 24 ore dalla loro emissione con le feci).

La migliore arma contro la toxoplasmosi?

L’osservanza di alcune norme igieniche e alimentari estremamente efficaci per prevenire l’infezione, senza demonizzare i gatti.  




CITATI: FRANCESCA TAMAROZZI, LUIGI VENCO
TAG: MYLAV, TOXOPLASMOSI

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