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03 Febbraio 2022

Osteoartrosi nei cavalli e infiltrazioni terapeutiche: i timori dei veterinari

Una survey punta i riflettori sulle opinioni più diffuse tra i veterinari in relazione alle infiltrazioni intra- articolari nei cavalli sportivi.


Osteoartrosi nei cavalli e infiltrazioni terapeutiche: i timori dei veterinari

Per dare sollievo ai cavalli sportivi affetti da infiammazione articolare e osteoartrosi (OA) si può ricorrere a infiltrazioni intra-articolari utilizzando una varietà di farmaci come corticosteroidi, acido ialuronico, glicosaminoglicani polisolfati e varie terapie biologiche, come cellule staminali, plasma ricco di piastrine (PRP), siero condizionato autologo (SCA, proteina antagonista del recettore dell'interleuchina-1, IRAP) e una soluzione proteica autologa. Tuttavia, non esistono chiare linee scientifiche che regolino posologia, dosaggi e tipologia dei farmaci da iniettare; le scelte dei veterinari si basano, dunque, piuttosto sull’aneddotica. Per approfondire le modalità secondo cui vengono praticate queste infiltrazioni e le opinioni (spesso preoccupate) che in merito nutrono i medici, nel 2019 è stato avviato un sondaggio (di cui Stacey Oke offre una sintesi su Paulick Report), approvato dall'American Association of Equine Practitioners (AAEP). E’ stato poi il dottor G. Zanotto della Texas A&M University, coadiuvato dal dottor David Frisbie della Colorado State University ad analizzare i dati emersi. Tra le principali evidenze, è emerso che il 75% medici è impensierito dall’idea che iniezioni di corticosteroidi troppo frequenti possano danneggiare la cartilagine articolare; per la maggior parte di essi ci si dovrebbe limitare a un’iniezione ogni sei mesi, mentre il 30% propende invece per una frequenza leggermente maggiore: 1 ogni 3 mesi.

Questo il quadro, anche se Zanotto commenta: Non ci sono prove scientifiche forti sulla frequenza minima delle iniezioni articolari".

Venendo agli steroidi (triamcinolone e metilprednisolone sono quelli usati più spesso rispettivamente nelle articolazioni ad alto e basso movimento), quasi i tre quarti dei veterinari intervistati ritiene che il triamcinolone possa contribuire con elevata probabilità alla laminite. Per questo il campione intervistato ha riferito di utilizzare quantità limitate di triamcinolone, sia in una singola articolazione che come dose totale per cavallo.  Dal canto suo, basandosi su prove scientifiche, Zanotto ha affermato: "Il triamcinolone non sembra aumentare il rischio di laminite nei cavalli sani e non è stata ancora stabilita una dose corporea totale sicura".  

Sulla somministrazione di antibiotici (dell’amikacina, nello specifico) i veterinari sono invece apparsi meno riottosi: pare infatti che il 55,6% del campione (percentuale in aumento rispetto al 2009) la utilizzi sempre in caso di infiltrazione intra-articolare. Tale inclinazione viene giustificata sia con possibili contaminazioni ambientali sia con il rischio di infezione dai veterinari associato alle “iniezioni di corticosteroidi coincidenti”. Eventualità che- secondo Zanotto e Lynn Pezzanite della Colorado State University – non trovano invece riscontro probatorio. Al contrario Zanotto guarda con preoccupazione a questo aumento dell’utilizzo di antibiotici, in quanto “ci sono prove che l'amikacina sia tossica per le cellule della cartilagine , così come una maggiore preoccupazione per la resistenza agli antibiotici”.

Il sondaggio – Nota metodologica

I dati raccolti dal sondaggio del 2019 sono stati esposti da Zanotto alla Convention annuale AAEP 2021 tenutasi a Nashville, nel Tennessee. In totale, hanno partecipato al sondaggio 407 praticanti equini, la maggior parte dei quali ha lavorato con cavalli da corsa (purosangue, quarter horse) e sangue caldo. Quei veterinari avevano una vasta (> 20 anni) di esperienza clinica da cui trarre le risposte al sondaggio.

TAG: CAVALLI, OSTEOARTRITE, INFILTRAZIONI

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