Cani
09 Novembre 2022 L’adozione di un metodo scalare ha consentito di verificare che l’abilità di un cane nella localizzazione di un suono può migliorare grazie all’apprendimento.
La capacità di un animale di localizzare la sorgente di un suono sul piano orizzontale è comunemente misurata dall'angolo udibile minimo (MAA), cioè la distanza angolare minima tra due possibili sorgenti alla quale un animale è ancora in grado di identificare quale delle due ha prodotto il suono. Solo due studi hanno esplorato questo parametro nei cani ed entrambi sono stati caratterizzati da limitazioni rilevanti: una dimensione del campione molto piccola e l'affidamento a un metodo di valutazione che potrebbe non aver prodotto risultati affidabili. Per superare quest'ultimo limite, si è scelto di utilizzare un metodo a scala.
Procedura scalare
Secondo questo modus operandi, l'angolo di separazione degli emettitori è stato aumentato o diminuito in base alle precedenti prestazioni dell'animale. Inoltre, per ciascun soggetto sono state eseguite valutazioni discendenti e ascendenti. Nella valutazione discendente l'angolo di separazione della prima prova era ben al di sopra della soglia presunta e il soggetto doveva rispondere a livelli di separazione progressivamente più bassi, mentre la valutazione ascendente iniziava con un angolo di separazione al di sotto della soglia ipotetica con incrementi progressivi. Poiché le prestazioni dei soggetti in una discriminazione sensoriale possono cambiare, a seconda che le prove progrediscano da prove facili a prove difficili o viceversa, l'utilizzo di entrambi gli approcci consente una valutazione più completa. Pertanto, il nostro scopo è stato quello di valutare la fattibilità di una procedura basata sul noto metodo della scala psicofisica, al fine di studiare le capacità di localizzazione del suono nel cane, superando i limiti delle metodiche precedentemente adottate.
Il test
Dieci cani hanno completato l'esperimento, testando angoli compresi tra 60° e 1°. Il loro MAA variava tra 1,3° e 13,2°, con una media di 7,6°. I cani hanno anche mostrato un miglioramento delle prestazioni durante la procedura. L’insieme di tali evidenze ha portato a concludere che il metodo ha fornito ai cani un numero sufficiente di ripetizioni per consentire un graduale miglioramento delle prestazioni attraverso l'apprendimento e per raggiungere una stima stabile dell'MAA al termine della procedura. I risultati hanno anche evidenziato che l'intervallo delle soglie di localizzazione del suono nei cani è più ampio e potenzialmente raggiunge valori molto più bassi rispetto a quanto riportato in precedenza. Sebbene non siano emersi schemi chiari sulla relazione tra MAA e caratteristiche individuali del cane, i risultati suggeriscono di estendere questo studio a campioni su scala più ampia, al fine di esplorare i fattori che potenzialmente spiegano la variabilità interindividuale nelle capacità di localizzazione del suono, includendo ad esempio la razza o la morfologia della testa e/o dell'orecchio.
Sound Localization Ability in Dogs by Cécile Guérineau, Miina Lõoke, Anna Broseghini, Giulio Dehesh, Paolo Mongillo, Lieta Marinelli Vet. Sci. 2022, 9(11), 619; https://doi.org/10.3390/vetsci9110619
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