Animali esotici
19 Aprile 2022Commercio illegale sia online che off line, documentazione assente, rischio zoonosi: la Lav lancia l’allarme e – in vista della prossima approvazione dello Schema di Decreto Legislativo di adeguamento alle disposizioni del Regolamento europeo 2016/429- avanza precise richieste alle istituzioni. Tra queste, il divieto di importare animali esotici, quello di metterli in vendita sia su internet che nei negozi, e pene più efficaci contro il commercio delle specie protette.
Nessun dubbio per la Lav: il Far West del commercio e del traffico online di specie rappresenta, nel nostro Paese e del contesto europeo in generale, uno dei più allarmanti fattori di rischio sanitario. Ecco una delle principali asserzioni contenute nel recente dossier pubblicato dall’associazione in merito alle dimensioni e ai rischi del commercio online di animali esotici e selvatici nel nostro Paese. L’indagine, che in questa prima fase ha escluso i tradizionali animali d’affezione come cani e gatti, si è concentrata sugli annunci online relativi alle specie esotiche. Ne è emerso che la maggior parte delle transazioni avviene in assenza della necessaria documentazione. Per gli uccelli CITES, per esempio, solo il 38,54% delle inserzioni esaminate fa menzione della documentazione autorizzativa. Quota simile (39,05%) per i rettili CITES. Mentre per altre specie (mammiferi, anfibi, aracnidi, pesci) solo il 20% degli annunci faceva riferimento alle certificazioni necessarie. L’indagine, riportando i dati ufficiali, precisa che - se attraverso i canali commerciali classici (soprattutto negozi e allevamenti autorizzati) sono 3 milioni gli animali esotici venduti ogni anno in Italia - non vi è certezza alcuna, invece, su quanti vengano commercializzati nelle fiere (dove spesso gli allevatori sono improvvisati) né, tantomeno, online. Si ipotizza possano essere diversi milioni all’anno. Il rischio, viene sottolineato da più parti, è che tali vendite inconsulte possano catalizzare processi zoonotici molto pericolosi. Sono decine di migliaia gli agenti zoonotici, infatti, pronti a fare il salto di specie: un commercio incontrollato, sia online che off line, non è altro che un’opportunità in più alla loro diffusione.
I numeri del rischio
I numeri relativi alle specie esotice sono allarmanti. Secondo la l’Associazione animalista olandese AAP - Animal Advocacy Protection (Infected & Undetected), infatti, in casa degli europei sono detenuti circa 500 milioni di animali esotici (in Italia ufficialmente ci sono 3 milioni di nuovi animali esotici ogni anno, ma il “non censito” si attesta sul 140-160%). Questi animali afferiscono a 200 specie diverse, molte delle quali considerate ad alto rischio estinzione in natura. Il commercio di pet esotici in Europa ha un fatturato di circa 100 milioni di euro l’anno. Per l’Italia si ha purtroppo solo il dato parziale per via del “sommerso”, in nero e non tracciato. La grande maggioranza di animali esotici nel nostro Paese viene allevata da amatori, senza nessun protocollo sanitario e nessun patentino/autorizzazione. E c’è di più, AAP riferisce infatti che 1 animale esotico su 7 presenta zoonosi pericolose e trasmissibili all’uomo, mentre tra quelli selvatici il rapporto è di 1 su due. Evidentemente il settore va regolamentato. E in maniera drastica. E il momento potrebbe essere propizio, visto che entro l’8 maggio prossimo il Governo è chiamato ad approvare lo Schema di Decreto Legislativo per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili. Stando infatti al dettato dell’articolo 14 lettera q) della Legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021, è necessario “prevedere ulteriori misure restrittive al commercio di animali, affiancate da un sistema sanzionatorio adeguato ed efficace, tra cui uno specifico divieto di importazione, conservazione e commercio di fauna selvatica ed esotica, anche al fine di ridurre il rischio di focolai di zoonosi, nonché l'introduzione di norme penali volte a punire il commercio di specie protette.” Cavalcando l’opportunità di questa ‘finestra normativa’, la Lav chiede nello specifico ai ministri LAV chiede quindi ai Ministri della Salute Speranza, e della Transizione Ecologica Cingolani e al Sottosegretario agli Affari Europei Amendola, di attuare questi criteri della Legge-delega: 1) il divieto di importazione, detenzione, utilizzo e commercio di animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche nonché di prodotti da essi derivati con pena della reclusione e contestuale multa per coloro che vi contravvengano o che prelevino in natura, importino, esportino, detengano o utilizzino animali di specie protette; 2) il divieto per i detentori di animali esotici e selvatici già acquisiti di farli riprodurre, l’istituzione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti e l’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche; 3) pene più efficaci contro il commercio delle specie protette; 4) il divieto di vendita di animali, anche domestici, on-line e nei negozi; 5) il divieto di attività ambulanti, fiere e ogni altra forma di esibizione o spettacolo che coinvolgano animali, norme più efficaci contro il traffico dei cuccioli, la verifica della destinazione degli animali invenduti.
Modalità della ricerca
Sono state monitorate a campione, per un periodo di due mesi, piattaforme di commercio on-line, di annunci e pagine Social dedite al commercio di animali, italiane o comunque attive in Italia, prestando particolare attenzione alle specie protette dalla normativa vigente. Il monitoraggio ha riguardato annunci pubblicati in un lasso di tempo pari a 100 giorni. In questa fase la ricerca ha escluso i classici animali d’affezione - cani, gatti, conigli - e gli animali da cortile. Gli annunci e i post visionati superano i 2.000 e riguardano un numero minimo di 5.000 animali. Tra questi annunci ne sono stati selezionati circa 800 relativi ad animali appartenenti a fauna esotica o selvatica, di cui la metà, 400, rispondevano ai criteri di ricerca, ovvero specie rientranti nella normativa CITES, appartenenti alla fauna selvatica, per un totale di oltre 1.000 animali. È stato osservato che solo il 38% degli annunci (152) relativi ad animali in CITES o protetti, faceva riferimento all’esistenza della documentazione comprovante la liceità del possesso, della vendita, o dell’allevamento, come la documentazione CITES, la presenza di anellini inamovibili registrati per gli uccelli, o il microchip; mentre per gli altri 248 annunci, Per il 62% degli annunci non vi era alcun cenno alla documentazione comprovante la liceità del possesso, della vendita, o dell’allevamento, come la documentazione CITES, la presenza di anellini inamovibili registrati per gli uccelli, o il microchip. Ragguardevole il giro d’affari: per gli 800 annunci esaminati relativi alla vendita di fauna esotica o selvatica, calcolando il prezzo degli animali, si arriva alla ragguardevole somma di 150.000 euro.
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