Ricerca
19 Marzo 2025Una ricerca pubblicata su Nature Medicine evidenzia come l’esposizione precoce a ceppi influenzali stagionali prima del 1968 offra una protezione parziale contro l’H5N1. Gli esperti raccomandano la vaccinazione prioritaria dei bambini in caso di pandemia
Le persone nate prima del 1968 potrebbero godere di una maggiore protezione contro il virus influenzale aviario H5N1 grazie a un’immunità incrociata sviluppata durante l’infanzia, quando erano esposti ai ceppi H1N1 o H2N2. Uno studio pubblicato su Nature Medicine mostra che gli anziani possiedono livelli più elevati di anticorpi capaci di riconoscere lo “stelo” del virus H5, mentre i bambini risultano i più vulnerabili. In caso di pandemia, secondo gli autori, andrebbe data priorità alla loro vaccinazione.
Una ricerca condotta dalla Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, mostra che l’esposizione pregressa a determinati tipi di virus influenzali stagionali potrebbe favorire un’immunità incrociata contro il virus aviario H5N1.
In particolare, i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue di oltre 150 persone nate tra il 1927 e il 2016 per cercare anticorpi capaci di riconoscere le proteine “stalk” di diversi virus influenzali, tra cui l’H5N1. È emerso che gli adulti più anziani, nati prima del 1968 e probabilmente esposti da bambini ai virus influenzali H1N1 o H2N2, presentano livelli più elevati di anticorpi che potrebbero essere capaci di legarsi al virus H5N1.
Al contrario, i bambini potrebbero essere i soggetti più vulnerabili, e di conseguenza il primo obiettivo da vaccinare in caso di una pandemia da influenza aviaria.
“Sappiamo che le esposizioni precoci all’influenza possono stimolare risposte immunitarie che durano tutta la vita”, ha dichiarato Scott Hensley, autore senior dello studio e professore di Microbiologia. “Abbiamo scoperto che la risposta innescata dai virus H1N1 e H3N2 decenni fa può reagire in modo incrociato con i virus aviari H5N1 oggi in circolazione. La maggior parte di questi anticorpi non può prevenire completamente le infezioni, ma probabilmente ne limiterebbe la gravità in caso di una pandemia da H5N1”.
I virus H5N1 circolano da anni negli uccelli, ma una nuova variante chiamata clade 2.3.4.4b è emersa solo recentemente, diffondendosi anche tra i bovini. Questa non si lega facilmente ai recettori delle vie respiratorie umane, ma la sua diffusione tra i mammiferi potrebbe portare a mutazioni che ne facilitano l’infezione e aumentare il rischio di trasmissione da persona a persona.
Gli scienziati hanno testato le risposte a un vaccino H5N1 del 2004, che non corrisponde perfettamente alla variante attualmente in circolazione. Anche in questo caso, gli adulti più anziani hanno mostrato livelli più elevati di anticorpi in grado di riconoscere il virus prima della vaccinazione, mentre nei bambini si è osservato un aumento più marcato degli anticorpi dopo la somministrazione del vaccino.
CITATI: SCOTT HENSLEY“In caso di pandemia da H5N1, è probabile che tutte le fasce d’età siano suscettibili, ma il maggiore impatto della malattia potrebbe riguardare i bambini”, ha aggiunto Hensley. “Se fosse così, i bambini dovrebbero essere vaccinati per primi contro l’H5N1”.
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