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24 Febbraio 2025

Influenza aviaria, Usa: due gatti contagiati da proprietari, possibile trasmissione dall’uomo

Nel Michigan due gatti domestici sono morti a causa del virus H5N1. I Cdc stanno indagando su una possibile trasmissione da parte dei loro proprietari

di Redazione Vet33


Influenza aviaria, Usa: due gatti contagiati da proprietari, possibile trasmissione dall’uomo

Nel Michigan, due gatti domestici sono morti per aver contratto l’influenza aviaria H5N1, sollevando preoccupazioni sulla possibilità di trasmissione del virus dai loro proprietari, entrambi lavoratori del settore lattiero-caseario. Il caso, seguito dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), evidenza l’importanza della sorveglianza e della trasparenza sanitaria mentre aumentano i timori per una trasmissione uomo-animale. Le morti risalirebbero al mese di maggio 2024, ma sono state confermate solo ora.
 

Il caso 

Due lavoratori del settore lattiero-caseario del Michigan potrebbero aver trasmesso l’influenza aviaria ai propri gatti domestici, secondo le indagini dei Cdc. I due felini si sono contagiati con il virus H5N1 a maggio 2024 e sono entrambi morti. Gli animali vivevano in casa, senza alcun contatto con uccelli infetti, e non mangiavano latte crudo; i rispettivi proprietari non si conoscevano e non hanno avuto contatti tra di loro. I due lavoratori hanno rifiutato il test, ma hanno riferito di aver avuto sintomi compatibili con l’influenza aviaria H5N1 prima che i gatti si ammalassero. I ricercatori non sono riusciti a confermare come i gatti si siano infettati, ma si aprono potenziali scenari che non possono essere ignorati. 

È già successo che dei “gatti che vivono all’aperto, negli allevamenti di mucche da latte statunitensi,” siano stati “infettati dal virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità AH5N1” ricordano i Cdc. “Tuttavia, non è mai stata riportata infezione nei gatti domestici”.

La malattia nei due gatti

Nel maggio 2024, “il Dipartimento di Sanità Pubblica e Servizi Umani del Michigan ha ricevuto le segnalazioni di influenza aviaria H5N1 in due gatti che vivevano solo in casa”.
Il proprietario del primo gatto contagiato vive insieme ad altri 3 componenti della famiglia (in totale, 2 adulti e 2 adolescenti); l’altro, invece, da solo e lavora come trasportatore di latte non pastorizzato per più aziende lattiero-casearie. Quest’ultimo ha anche riferito un episodio in cui del latte gli è schizzato sul viso e negli occhi. Entrambi operano in una contea nota per la presenza del virus H5N1. 

Nel primo caso, ad ammalarsi è stata una femmina a pelo corto di 5 anni d’età che viveva esclusivamente indoor, la quale era in casa insieme ad altri due felini. La gatta ha cominciato a mostrare diminuzione dell’appetito, mancanza di cura, disorientamento e letargia, seguiti da un progressivo e grave deterioramento neurologico. Il secondo giorno di malattia, l’animale è stato valutato in una clinica veterinaria locale; il quarto giorno, è stato trasferito al centro medico veterinario della Michigan State University, dove a causa della rapida progressione della malattia è stato sottoposto a eutanasia. Poiché era nota l’esposizione professionale del suo proprietario, sono stati eseguiti test post mortem e i campioni raccolti e sequenziati sono risultati positivi al virus H5N1, clade 2.3.4.4b, genotipo B3.13, indistinguibile da quello circolante nei bovini da latte del Michigan.
Quattro giorni dopo l’esordio della malattia nella gatta, un altro felino della stessa casa ha cominciato a presentare sintomi come secrezioni oculari, aumento della respirazione e diminuzione dell’appetito, ma 11 giorni dopo questi sintomi si sono risolti. Il terzo gatto di famiglia, invece, non ha presentato alcun segno della malattia. Né la famiglia né i loro gatti consumavano latte crudo non pastorizzato. 
Sei giorni dopo che il primo gatto si è ammalato, uno degli adolescenti ha avuto tosse, mal di gola e dolori muscolari, mentre l’altro ha riferito di una tosse attribuita ad allergie. Ma poiché gli adolescenti sono stati sottoposti tardivamente al test – 11 giorni dopo che il primo gatto si era ammalato – non è possibile escludere che si siano infettati, secondo esperti.

Sempre a maggio, anche il gatto domestico del secondo lavoratore ha sviluppato gravi sintomi neurologici, tra cui anoressia e movimenti minimi, ed è morto nel giro di un giorno, risultando post mortem positivo all’influenza aviaria. Secondo quanto riportato dallo studio, il gatto che si è ammalato era solito “rotolarsi nei vestiti da lavoro del padrone”. 

L’importanza delle protezioni 

Gli esperti dei Cdc nel report ribadiscono l’importanza di utilizzare dispositivi individuali di protezione in ambienti a media e alta esposizione. I lavoratori a rischio “dovrebbero rimuovere indumenti e calzature e sciacquare eventuali residui di sottoprodotti di origine animale prima di entrare in casa”.
Anche i medici veterinari devono alzare la guardia, sottolineano i funzionari dei Cdc. “Se stanno valutando gatti domestici con segni di malattie respiratorie o neurologiche dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di ottenere informazioni sull’esposizione professionale o di altro tipo dei membri della famiglia e adottare precauzioni per ridurre il rischio di esposizione”.

TAG: CDC, GATTI, H5N1, INFLUENZA AVIARIA, MICHIGAN

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