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03 Maggio 2024

Influenza aviaria: test negativi su carne bovina Usa. Per gli esperti futura pandemia

I test per l’H5N1 effettuati sulla carne venduta al dettaglio negli Usa sono risultati negativi, ma per i virologi è fortemente possibile che sia questo l’inizio di una nuova pandemia. L’Agricultural Research Service sta studiando la cottura della carne, per determinare i tempi di riduzione del virus a seconda della temperatura

di Redazione Vet33


Influenza aviaria: test negativi su carne bovina Usa. Per gli esperti futura pandemia

Nei giorni scorsi, il Dipartimento dell’Agricoltura americano (Usda), dopo le verifiche sul latte, ha avviato dei controlli e delle verifiche anche su campioni di carne proveniente dagli allevamenti bovini dove sono stati segnalati casi di influenza aviaria H5N1. I test effettuati sulla carne venduta nei negozi al dettaglio degli Stati Uniti sono risultati tutti negativi. 


I test
I laboratori nazionali dei servizi veterinari del Food Safety Inspection Service (Fsis) hanno testato 30 campioni di carne macinata, acquistati nei punti vendita al dettaglio degli Stati dove sono state segnalate mandrie di bovini da latte positivi al virus. I campioni sono stati inviati ai National Veterinary Services Laboratories (Nvsl) per i test Pcr.

“Ieri – si legge nella nota pubblicata sul sito dell’Usda – i Nvsl hanno riferito che tutti i campioni erano risultati negativi per il virus H5N1. Questi risultati riaffermano che l’approvvigionamento di carne è sicuro”.

La cottura della carne
Gli esperti dell’Usda hanno ricordato che i processi messi in atto dal Fsis, che si occupa della fase operativa dei controlli sulla carne prima che arrivi al consumatore, prevedono che l’esemplare superi un’ispezione e abbia determinate caratteristiche per poter entrare nella catena alimentare dell’uomo.

“L’Agricultural Research Service (Ars) – continua la nota – condurrà uno studio sulla cottura della carne e utilizzerà un surrogato del virus iniettato nella carne, portandola a temperature diverse per determinare i tempi di riduzione della quantità di virus. I risultati verranno pubblicati non appena saranno disponibili”.

Il parere dei virologi
Nonostante ciò, secondo Arnaldo Caruso, Presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), “è fortemente possibile” che quella dell’influenza aviaria sarà la prossima pandemia. Nella comunità scientifica “la preoccupazione è grande”, sostiene l’esperto. “Il passaggio dell’aviaria nei mammiferi e la circolazione in questi animali è un passo avanti verso l’uomo”. Lo specialista, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’Università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, traccia un quadro “forse pessimistico”, ma consapevole.

“Purtroppo non dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia” ammonisce il professore. “Bisogna invece essere realisti e prepararsi”. Pensando a una futura emergenza pandemica, continua, “il virus aviario è l’unico che preoccupa realmente” per più di una ragione. Innanzitutto, perché “è un virus influenzale che in quanto tale si trasmette per via aerea, la più efficace in termini di contagio”. Il patogeno, poi, è estremamente diffuso: “Lo stanno portando dappertutto le anatre selvatiche, che ormai vediamo anche nelle nostre città, nei nostri stagni, nei nostri corsi d’acqua”. E sta anche mutando: “Non solo l’H5N1, ma diversi ceppi di virus aviario si stanno modificando, a livello di più recettori di superficie, per potersi adattare all’uomo. Un salto sempre più facile, dopo che è passato ai mammiferi e tra i mammiferi circola”. Siamo dunque di fronte “non a una aviaria, ma a più aviarie – puntualizza Caruso – che hanno fatto il loro ingresso nel mammifero e sono tutte potenzialmente pericolose per l’uomo. Preoccupano perché la circolazione nei mammiferi indica che il virus sta evolvendo in una direzione chiara: ha imboccato una strada che inevitabilmente, prima o poi porterà all’arrivo nell’uomo, il quale potrà diventarne serbatoio e diffusore”.
“È indispensabile una sorveglianza stringente, molto attenta e molto pronta”, contro l’influenza aviaria che sta dilagando tra i bovini da latte negli Usa e che la comunità scientifica guarda con timore. “Vanno monitorati non solo gli uccelli, come già si fa da tempo, ma anche altri animali e gli alimenti che ne derivano, dal latte alla carne. E bisogna cominciare a fare controlli, magari a campione, anche sull’uomo”. Soprattutto, “bisogna approntare in fretta dei vaccini da poter somministrare all’occorrenza. Non soltanto vaccini mirati al virus H5N1, ma anche ad altri ceppi che stanno passando ai mammiferi”. Riassumendo, esorta il virologo, “dovremmo non solo sorvegliare gli animali, non solo sorvegliare i loro prodotti che vengono commercializzati a fini alimentari, ma anche organizzare un network di controllo della popolazione, anche random, per capire se il virus aviario sta già entrando e circolando in alcune enclavi a livello mondiale, oppure è ancora attesa di adattarsi all'uomo”. Quanto, infine, a oggetti e superfici, “sappiamo che lì il virus non può sopravvivere. Se esposto all’aria, infatti, l’involucro che lo riveste tende a seccare e il patogeno non è più in grado di infettare cellule bersaglio. È inoltre molto sensibile a saponi e detergenti”.

A condividere l’appello della comunità scientifica sono anche Matteo Bassetti, Direttore Malattie infettive dell’Ospedale policlinico San Martino di Genova, e Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano.

Per Bassetti, “dobbiamo dire che non esistono prove di trasmissione interumana dell’H5N1, ma dobbiamo vigilare attentamente e non fare l’errore, fatto altre volte, che, se qualcuno indica l’H5N1 come prossima pandemia subito viene contraddetto. Questo modo non è il migliore, ma lo è essere preparati ad affrontare una possibile pandemia conoscendo i farmaci, i vaccini e le misure di contenimento”.

Per Pregliasco, “è corretto comunicare quella che oggi è una possibilità senza allarmi, ma come conferma di ciò che il Covid ci ha insegnato, a cominciare dalla necessità di ricordare sempre che la natura, l’uomo, i batteri e i virus sono co-presenti”.

CITATI: ARNALDO CARUSO, FABRIZIO PREGLIASCO, MATTEO BASSETTI
TAG: AGRICULTURAL RESEARCH SERVICE, BOVINE DA LATTE, CARNE BOVINA, H5N1, INFLUENZA AVIARIA, PANDEMIA, USDA

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