Cambiamento climatico
25 Marzo 2024 A causa della grave siccità, in Sicilia è in corso da inizio anno un piano di razionamento dell’acqua. Inoltre, pochi giorni fa la giunta regionale ha approvato lo stato di emergenza idrica in sei province fino al 31 dicembre. Un milione di persone si trova ora con un accesso limitato alle fonti d’acqua
La giunta regionale, su proposta del Presidente Renato Schifani, ha approvato lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile fino al 31 dicembre per 6 province (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani). Inoltre, il segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro, è stato nominato Commissario delegato con l’incarico di individuare e attuare tutte le misure necessarie per superare la fase più critica.
Il provvedimento
Il provvedimento, previsto dalla legge regionale numero 13 del 2020, si inserisce in un quadro generale di siccità persistente che ha ridotto la disponibilità di acqua negli invasi siciliani. Il 2023, infatti, è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo. Anche i primi mesi del 2024 sono stati caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, confermando la tendenza. Già lo scorso febbraio il governo regionale aveva dichiarato lo stato di crisi idrica sia per il settore irriguo che per la zootecnia.
Il neocommissario dovrà ora portare avanti una serie di iniziative urgenti, tra cui:
● azioni finalizzate al risparmio idrico potabile, quali, la riduzione dei prelievi e l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi, con riferimento alla promozione dell’efficienza di usi esterni, alla verifica degli usi con attuazione di strategie di risparmio, all’attuazione di pratiche tecnologiche e programmi di ammodernamento atti a ridurre i consumi delle apparecchiature delle utenze e alle campagne di sensibilizzazione al risparmio idrico;
● azioni finalizzate all’aumento delle risorse disponibili, quali, il coordinamento con il Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica; la ricognizione e la pianificazione degli interventi urgenti per il reperimento di risorse alternative; l’individuazione di soluzioni per il reperimento di nuove risorse idriche a uso potabile; la ricognizione e le azioni per l’utilizzo di pozzi e sorgenti, nonché l’utilizzo dei volumi morti negli invasi e l’interconnessione invasi;
● azioni in deroga a norme regionali finalizzate all’aumento delle risorse idriche potabili disponibili, quali la ricognizione delle attuali limitazioni all’approvvigionamento e la proposta di ordinanze in deroga a norme regionali.
Il piano di razionamento
Da gennaio in Sicilia, per far fronte alla grave siccità che perseguita l’isola da mesi, in molti Comuni è stato avviato un piano di razionamento dell’acqua. Se inizialmente sono stati coinvolti i comuni serviti dall’invaso di Fanaco, un lago artificiale in provincia di Palermo, con una riduzione della portata delle forniture del 10/15%, già a metà gennaio il razionamento è stato esteso a 15 comuni della provincia di Trapani. Poche settimane fa, invece, sono stati coinvolti circa cento comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Palermo, con una limitazione delle forniture fino al 45%. Secondo le stime, si tratta di quasi un milione di abitato, circa un quinto della popolazione totale. Per tutta la seconda metà del 2023 le precipitazioni sono state quasi assenti, con conseguenze anche sull’inizio del 2024 perché non è stato possibile ricaricare gli invasi naturali e artificiali, così come le falde sotterranee. Il razionamento è un intervento drastico che ha conseguenze soprattutto per gli agricoltori, privati dell’acqua necessaria per lavorare.
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