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Animali selvatici

21 Marzo 2024

Lontra, Wwf: confermato ritorno specie in Nord e Centro Italia

Un progetto promosso dal Wwf ha confermato il ritorno in Italia della popolazione di lontra, uno dei mammiferi più rari d’Europa. Secondo i dati del monitoraggio gli esemplari sono meno di 1000, ma si sono diffusi anche nelle regioni alpine e in quelle centrali

di Redazione Vet33


Lontra, Wwf: confermato ritorno specie in Nord e Centro Italia

Il Progetto Lontra, promosso e finanziato da Wwf Italia, in collaborazione con l’Università del Molise, ha pubblicato i dati che mostrano come la lontra stia tornando sull’arco alpino italiano e in alcune Regioni del Centro. Quarant’anni dopo l’ultimo e unico monitoraggio nazionale della specie Lutra lutra, che dava la popolazione italiana per estinta, i nuovi dati sono confortanti.


I dati
A distanza di quarant’anni dall’ultimo monitoraggio nazionale della popolazione di lontra, promosso da Wwf Italia, che aveva allora registrato come la specie fosse a rischio estinzione, sono arrivati dati confortanti dal Progetto Lontra, una ricerca promossa e finanziata da Wwf Italia in collaborazione con l’Università del Molise.
È stato confermato il ritorno della specie in regioni dalle quali era scomparsa per decenni e più in particolare su gran parte dell’arco alpino, tra Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Liguria; inoltre, diversi esemplari sono stati avvistati anche nel centro Italia, nel Lazio e nelle Marche. Questa presenza va ad aggiungersi alla popolazione meridionale, che si è mantenuta viva negli anni, localizzata in Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Abruzzo e Molise. Alla luce del nuovo monitoraggio si stima che la popolazione attuale di lontra in Italia si aggiri attorno a 800-1.000 individui, un numero ben al di sotto del limite vitale minimo (4.000-5.000 esemplari).

Il lavoro di ricerca
Oltre ai referenti regionali, impegnati da anni nella ricerca sul campo, all’attività di sorveglianza e monitoraggio hanno contribuito anche volontari e operatori di altri organismi, come il Corpo Forestale del Friuli-Venezia Giulia, guardiaparco di aree protette e studenti universitari.
L’intero team ha setacciato per 18 mesi centinaia di chilometri lungo 35 bacini idrografici del Paese, tra cui Po, Tevere, Tagliamento, Adige, Isonzo, Magra, Arno, Ombrone, Liri-Garigliano, in cerca di tracce che segnalassero la presenza di lontre – in particolare i cosiddetti spraint (gli escrementi), caratteristici della specie – e monitorando le immagini delle videotrappole, come quelle che hanno svelato un gruppo famigliare nel bacino dell’Isonzo, il primo dato certo di riproduzione in questo areale.
L’attività di ricerca ha confermato i primi avvistamenti di quattro anni fa, avvenuti nell’entroterra di Ventimiglia, tra le valli Roya e Bevera, dove la specie non si vedeva da oltre trent’anni. Le lontre sono tornate anche nel basso Lazio, poiché è migliorata la situazione del Volturno. Tuttavia, le acque dei fiumi nella parte meridionale della regione restano inquinate, rappresentando una particolare minaccia per la specie.

“Sulle acque serviranno indagini” sostiene la professoressa Anna Loy, una delle massime esperte mondiali di lontre, aggiungendo che al momento tracce di mustelidi sono state trovate per un buon tratto di quei bacini. “Un dato del genere è confortante e occorrerà vedere se vi sarà una stabilizzazione delle lontre in quell’area”. Inoltre, secondo la professoressa, a breve la specie potrebbe tornare anche nel Tevere grazie alla popolazione presente in Abruzzo.

Le cause
Tra i fattori che hanno favorito il ritorno della specie al Nord, vi è lo sconfinamento di alcuni esemplari provenienti da Austria, Slovenia e Francia. I fiumi sono corridoi ecologici naturali, se si mantiene il loro stato di naturalità. Invece, i segnali positivi di Lazio e Marche hanno fatto ipotizzare una naturale espansione delle lontre dai bacini confinanti occupati dalla specie. Per il momento non ci sono tracce in Piemonte (tranne un nucleo reintrodotto nel Parco regionale del Ticino), Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna, anche se in quest’ultimo caso c’è stata qualche segnalazione.
Una delle ipotesi più accreditate è la possibilità che la lontra utilizzi anche il mare per spostarsi da un bacino all’altro della parte peninsulare. Ci sono state, infatti, frequenti segnalazioni di esemplari che sostano in porti o nuotano vicino spiagge e isole. Infine, è stata molto importante anche la presenza di aree protette create negli anni, tra cui le molte Oasi Wwf.
Restano molte minacce, tra cui gli investimenti stradali – almeno 50 negli ultimi anni – che accomunano le lontre a tanti altri mammiferi protetti (orsi, lupi) investiti da auto, la frammentazione dei fiumi e il degrado degli habitat fluviali e ripariali.
Nel 2011, inoltre, è stato istituito il Piano d’azione nazionale per la conservazione della lontra (Paclo), coordinato dal Ministero dell’Ambiente, al fine di assicurare una reale protezione alle popolazioni residue, promuovendo azioni di tutela e ripristino della vegetazione ripariale, il controllo dell’inquinamento e la limitazione delle opere di regimentazione che alterano la struttura naturale dei corsi d’acqua. Fondamentale è stata la messa al bando di pesticidi molto pericolosi e una forte protezione legale della specie.

I risultati completi del Progetto Lontra saranno presentati il prossimo 29 maggio, Giornata internazionale della lontra.

CITATI: ANNA LOY
TAG: ANIMALI IN VIA DI ESTINZIONE, LONTRA, MUSTELIDI, UNIVERSITà DEGLI STUDI DEL MOLISE, WWF ITALIA

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