One Health
28 Febbraio 2024 Un rapporto pubblicato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie mostra che la resistenza dei batteri Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici più comunemente utilizzati continua a essere osservata negli esseri umani e negli animali
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno pubblicato oggi un rapporto che evidenzia quanto sia ancora spesso osservata, negli esseri umani e negli animali, la resistenza dei batteri Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici più comunemente utilizzati.
Il rapporto
La relazione dell’Efsa e dell’Ecdc dà una panoramica dei principali risultati del monitoraggio compiuto sulla resistenza antimicrobica (Amr) nel 2021-2022 per Salmonella spp., Campylobacter jejuni e C. coli negli esseri umani e negli animali da produzione alimentare (polli da carne, galline ovaiole e tacchini da ingrasso, suini da ingrasso e bovini di età inferiore a un anno) e relative carni.
La resistenza combinata agli antimicrobici di importanza primaria in medicina umana rimane però molto bassa, tranne che in alcuni tipi di Salmonella e Campylobacter coli di alcuni Paesi.
È aumenta la percentuale di isolati di Escherichia coli provenienti da animali destinati alla produzione alimentare che presentano una “completa suscettibilità” o “resistenza zero” ai principali antimicrobici. Ciò, insieme a una diminuzione della prevalenza di isolati di E. coli che producono ESBL o AmpC – enzimi che possono rendere inefficaci alcuni antibiotici – dimostra i progressi compiuti nella riduzione dell’Amr in E. coli da animali destinati alla produzione alimentare in diversi Stati membri dell’Ue.
“Sebbene abbiamo riscontrato risultati positivi grazie alle misure attuate per ridurre l’Amr, sono essenziali continui sforzi congiunti per combattere questa minaccia globale. L’approccio One Health ci ricorda che affrontare l’antibiotico-resistenza richiede la collaborazione di diversi settori: la salute umana, la salute degli animali e quella dell’ambiente” hanno commentato Mike Catchpole, Direttore scientifico dell’Ecdc, e Carlos Das Neves, Direttore scientifico dell’Efsa.
Per Salmonella, la resistenza ai carbapenemi è stata riscontrata in isolati provenienti da esseri umani, ma non da animali destinati alla produzione alimentare; per E. coli, invece, la resistenza è stata rilevata in isolati provenienti da animali da produzione alimentare. Sebbene la presenza di resistenza ai carbapenemi sia attualmente segnalata a livelli molto bassi in isolati sia umani che animali, negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha segnalato la presenza di batteri che producono enzimi carbapenemasi in varie specie animali. Ciò richiede attenzione e ulteriori indagini poiché i carbapenemi sono un gruppo di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi rilevamento di resistenza ad essi è preoccupante.
Tra il 2013 e il 2022, in pazienti umani, almeno la metà dei Paesi segnalanti ha dichiarato tendenze crescenti nella resistenza ai fluorochinoloni in isolati di Salmonella Enteritidis e Campylobacter jejuni, solitamente associata al pollame. Questa scoperta è motivo di preoccupazione per la salute pubblica, poiché nelle rare occasioni in cui le infezioni da Salmonella o Campylobacter si trasformano in malattie gravi, i fluorochinoloni sono tra gli antimicrobici utilizzati per il trattamento.
Un terzo dei Paesi ha osservato tendenze alla diminuzione di resistenza ai macrolidi negli isolati di Campylobacter provenienti dall’uomo, in particolare per C. coli. Ciò è degno di nota poiché la maggiore resistenza ai fluorochinoloni fa sì che i macrolidi diventino sempre più importanti per il trattamento di gravi infezioni alimentari negli esseri umani.
In due terzi dei Paesi segnalanti, la resistenza degli isolati umani a penicilline e a tetracicline è diminuita nel tempo in Salmonella Typhimurium, che di solito è associata a suini e vitelli. Questi antimicrobici sono spesso usati per trattare le infezioni batteriche negli esseri umani e negli animali.
Che cosa fare
L’Amr rimane un grave problema di salute pubblica che deve essere affrontato su vari fronti e da diversi attori. Sono necessarie azioni specifiche per ridurre la comparsa e la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici. Tra queste, occorre:
● promuovere un uso prudente degli antimicrobici,
● sostenere il miglioramento delle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni
● rafforzare la ricerca e l’innovazione nello sviluppo di nuovi antimicrobici,
● garantire l’attuazione di politiche e procedure a livello nazionale.
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