Alert sanitari
12 Gennaio 2024 Per il Servizio Veterinario locale, i casi segnalati a dicembre nel Sud della Sardegna sono imputabili alla Malattia di Newcastle. Prosegue il monitoraggio dei Comuni di Tratalias, San Giovanni Suergiu e dintorni
A Tratalias, nel sud della Sardegna, il Servizio Veterinario locale ha riscontrato la Malattia di Newcastle in diversi volatili deceduti alla fine di dicembre. Il sindaco del Paese, Emanuele Pes, raccomanda ai cittadini di non toccare le carcasse degli uccelli.
La situazione
A Tratalias, un piccolo Comune nel sud della Sardegna, è scattato l’allarme. Prima dell’inizio delle festività natalizie sono state ritrovate diverse specie di volatili deceduti. Il servizio veterinario della Asl Sulcis è intervenuto eseguendo le analisi su alcune carcasse prelevate in Paese e dagli esiti è risultato che si tratta della Malattia di Newcastle.
“Il Servizio Veterinario Territoriale competente ha campionato diverse volatili deceduti” ha spiegato Pes. “Nei giorni scorsi gli operai comunali hanno iniziato a rimuovere altre carcasse con la massima cautela e ora è arrivato il bollettino con l’esito delle analisi. È stato riscontrato che la mortalità degli uccelli è dovuta ad una patologia denominata Malattia di Newcastle”.
Nel frattempo, altre carcasse sono state segnalate a San Giovanni Suergiu, un comune limitrofo. “Non sappiamo se la causa del decesso possa essere la stessa” ha dichiarato la sindaca del Paese Elvira Usai. “Abbiamo prontamente avviato le verifiche del caso”.
Le misure da seguire
In una nota, il Comune di Tratalias ha comunicato che:
Il Sindaco del Paese, inoltre, ha rassicurato i propri concittadini. “Voglio tranquillizzare tutti – ha detto – poiché la situazione è sotto controllo, e proseguiremo con gli aggiornamenti fino al termine dello stato emergenziale che si è venuto a creare”. Ora è in fase di studio l’origine del ceppo.
La Malattia di Newcastle
La Malattia di Newcastle (ND), detta anche pseudopeste aviare, è una delle più temute malattie che possono colpire i volatili. All’infezione sono sensibili numerosissime specie di uccelli, tra domestici e selvatici, con variabilità nelle manifestazioni cliniche secondo la specie e il ceppo virale coinvolto. Dagli anni della sua prima comparsa, si è diffusa a livello mondiale e nel secolo scorso si sono verificate almeno quattro pandemie. Il serbatoio naturale dei Paramyxovirus aviari è rappresentato dagli uccelli selvatici e in particolare dagli uccelli acquatici. L’infezione, per contatto diretto con elevate cariche virali può verificarsi anche nell’uomo determinando congiuntivite, che è il sintomo più comune e si manifesta dopo 24 ore dall’esposizione.
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