Gatti
14 Dicembre 2023 Uno studio australiano pubblicato su Nature Communications mostra che i felini a piede libero cacciano moltissimi animali, più di quanti si pensasse, mettendo a rischio la sopravvivenza di diverse specie
Sono oltre 2.000 le specie cacciate dai gatti domestici (Felis catus) in libertà, alcune delle quali a rischio estinzione. Lo riporta uno studio australiano, realizzato dopo che i felini locali hanno contribuito a far estinguere diverse specie di animali. Tra le strategie di contenimento del fenomeno si evidenzia la necessità di una maggiore responsabilizzazione dei proprietari.
Il problema riguarda i gatti di tutto il mondo, considerati una minaccia per gli ecosistemi perché “predatori indiscriminati” e tra le “più problematiche specie invasive al mondo”, come sostiene Christopher Lepczyk dell’Università di Auburn, autore dello studio che ha visto coinvolti numerosi ricercatori internazionali.
Lo studio
La ricerca ha analizzato testi provenienti da ogni parte del mondo, mettendo insieme il più esteso database sulla dieta dei gatti. Nel compilare la classifica degli animali più predati, i ricercatori hanno anche evidenziato il loro stato di conservazione.
Lo studio ha documentato che i gatti che vivono all’aperto consumano 2.084 specie, di cui 347 (quasi il 17%) di interesse conservazionistico per l’International Union for the Conservation of Nature (Iucn). In cima alla lista compaiono gli uccelli (47%), seguiti da rettili, piccoli mammiferi (20%), insetti e anfibi, con qualche variazione a seconda dei continenti presi in esame. Nella dieta dei gatti si trova circa il 9% di tutti gli uccelli conosciuti, più del 6% dei mammiferi e quasi il 4% delle specie di rettili del Pianeta. Uccelli, rettili e mammiferi costituiscono anche il 90% delle specie mangiate, mentre il 97% delle prede sono animali sotto i 5 chili di peso.
Nel lungo elenco ci sono sia specie considerate estinte in natura che del tutto estinte, come il corno delle Hawaii, la quaglia della Nuova Zelanda o il ratto coniglio dai piedi bianchi. A peggiorare la situazione, lo studio suggerisce che probabilmente sono state consumate più specie di quelle documentate, il che implica che il numero effettivo di specie consumate dai gatti è significativamente maggiore.
Nel rivelare l’impatto dei gatti sulla biodiversità globale, lo studio sottolinea anche la necessità di affrontare gli effetti negativi della predazione dei gatti. Avere una maggiore comprensione delle specie colpite può aiutare sia nelle iniziative politiche che gestionali.
Lo studio, condotto nell’arco di 20 anni e autofinanziato, è stato scritto grazie alla collaborazione dagli scienziati del College of Forestry, Wildlife and Environment dell’Università di Auburn, del Cornell Lab of Ornithology e da ricercatori francesi, australiani e neozelandesi.
A conclusione del testo, il gruppo di ricerca sul comportamento predatorio indiscriminato dei gatti ha sottolineato “l’importanza di preservare la biodiversità”, augurandosi “lo sviluppo di politiche e strategie di gestione per mitigare le implicazioni ecologiche più ampie dei gatti vaganti”.
Non vi sono certezze sulle politiche da applicare, ma le ipotesi variano dall’abbattimento selettivo alla sterilizzazione, fino alla responsabilizzazione dei proprietari , insistendo sulla necessità di tenere i gatti all’interno delle proprie abitazioni.
Lepczyk, C.A., Fantle-Lepczyk, J.E., Dunham, K.D. et al. A global synthesis and assessment of free-ranging domestic cat diet. Nat Commun 14, 7809 (2023).
DOI: https://doi.org/10.1038/s41467-023-42766-6
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