Animali da Compagnia
06 Giugno 2022 In età geriatrica sopraggiungono alterazioni corporee, funzionali e muscolari: il ruolo preventivo dell’alimentazione contro il declino immunitario e cognitivo.
Esattamente come per l’uomo, anche per gli animali in età anziana e ancor più in quella geriatrica subentrano numerose alterazioni corporee che interessano il metabolismo, lo stato di idratazione, la massa corporea (BCS) e quella muscolare (MCS). Diventa pertanto fondamentale prevenire gli effetti che tali alterazioni potrebbero causare sia sul piano cognitivo che su quello immunitario, tenendo ben presente che il processo degenerativo, una volta innescato non è reversibile.
Un primo accorgimento da adottare in presenza di animali geriatrici– suggerisce Carla Giuditta Vecchiato dell’Università di Bologna* - è quello di una corretta assunzione di liquidi: in età avanzata, infatti, il rischio di disidratazione si attesta tra il 20 e il 30%. Per questo potrebbe essere utile optare per alimenti umidi e suggerire ai proprietari di stimolare e agevolare l’animale a bere, magari posizionando più ciotole in casa.
Valutazione corporea
Per effettuare una diagnosi tempestiva dello stato del pet anziano – prosegue Vecchiato - il primo passo è quello della valutazione della condizione corporea, che deve tener ben presente sia la massa corporea che quella muscolare per evitare che un peso apparentemente costante celi invece una riduzione della LBM, spesso indice di cachessia. L’obiettivo, infatti, è quello del mantenimento del peso forma. Per questo vanno tenute ben presenti alterazioni peculiari del tratto digerente, e cercate soluzioni ad hoc. Dopo i 12 anni, per esempio, specialmente nel gatto, la capacità digestiva dei grassi scende del 30% circa, e quella delle proteine del 20%. Ovviamente ciò mette a rischio il mantenimento della massa magra. Diventa quindi necessario, specie nei felini, incrementare anche del 50% l’apporto proteico.
Disfunzione cognitiva
L’invecchiamento cellulare colpisce tutti i distretti corporei, ma è a livello cerebrale che il decadimento si fa più evidente, mettendo l’animale a rischio di una disfunzione cognitiva. Con percentuali elevate sia per i cani (20-68%) che per i gatti (28-50%). Ovviamente su questa condizione influisce anche un ridotto metabolismo cerebrale del glucosio. Per prevenire la disfunzione cognitiva può essere utile ricorrere a specifici nutrienti, suggerisce Vecchiato. Come l’arginina, antiossidante, in grado di supportare la neurogenesi; oppure come le vitamine del Gruppo B, o l’acido alfa lipoico, che - in sinergia con la L-carnitina - regola la funzione mitocontriale, e svolge anche un effetto neuroprotettivo. Ruolo importante nella regolazione della struttura e della funzione delle membrane neuronali viene svolto anche dalla fosfatidilcolina. La cui sintesi, nell’organismo, dipende dalla concentrazione di DHA. Da qui la necessità di precedere una dieta ricca di acidi grassi. Compresi quelli a catena media come i MCT, alternativi alla sintesi del glucosio. Inoltre, risulta molto importante mantenere elevati i livelli di SAM (S-adenosil metionina), la cui concentrazione è risultata molto bassa pazienti di Alzheimer.
*La dottoressa Vecchiato ha trattato il tema “Il soggetto anziano: fragilità e disturbi cognitivi. L’importanza della prevenzione nutrizionale” nel corso dell’evento organizzato da Prolife (Zoodiaco) durante il Convegno SCIVAC (Rimini 27-29 maggio).
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