equidi
16 Novembre 2022 Sono molteplici le influenze obesogeniche sui proprietari e sui cavalli. Per questo occorre un approccio olistico, finalizzato a un vero e proprio cambiamento comportamentale.
Obesità equina? Se ne parla, certo. Ma forse non abbastanza. O, quanto meno, non con la consapevolezza necessaria ad arginare il problema, agendo proattivamente nell’interesse dei cavalli. Per comprendere quali siano le principali difficoltà incontrate da proprietari ed allevatori nel riconoscere lo stato di eccesso ponderale del proprio cavallo, e – contemporaneamente - per individuare i margini di intervento per i veterinari che volessero consigliarli, è stato realizzato uno studio ad hoc, basato sul modello COM-B, un modello – cioè - che spiega il comportamento come determinato da: capacità, opportunità, e motivazione. L’obiettivo? Individuare le possibili aree in cui l’apporto di modifiche comportamentali potrebbe innescare un nuovo atteggiamento (più consapevole) nei confronti del proprio animale. Lo studio ha evidenziato l’importanza di un approccio olistico, che intervenga, cioè, in tutte le aree. Infatti, è apparso fin da subito chiaro che i proprietari sono ostacolati nella gestione proattiva del peso del proprio cavallo e persino nell’ammissione di un problema di peso, da una moltitudine di cause di origine ambientale, comportamentale e sociale. L'applicazione del modello COM-B ha infatti evidenziato come siano molteplici le influenze obesogeniche sui proprietari e sui cavalli a loro affidati.
Influenze obesogeniche
Tra le principali evidenze emerse c’è l’incapacità di calare nella realtà del proprio specifico cavallo una generica consapevolezza relativa alla definizione e alla misurazione dell’obesità, nonché alle sue conseguenze sulla salute dell’animale. Si assiste, in pratica, a uno scollamento tra le cognizioni teoriche e la ‘messa a terra’ pratica. E spesso solo dopo l’insorgenza di un problema di salute, si sviluppa una maggior attenzione al controllo del peso. Inoltre molti proprietari si sono rivelati anche incapaci di identificare quale strategia per la gestione del peso avrebbe funzionato all'interno dell'ambiente in cui tenevano il loro cavallo. Un’altra difficoltà, emersa nel corso dello studio, riguarda invece le capacità fisiche: molti proprietari hanno infatti ammesso di non essere in grado fisicamente di gestire in modo ottimale la movimentazione del proprio cavallo. Con indubbie conseguenze sul suo stato ponderale, ovviamente. Interessante, come fattore obesogenico, anche quello sociale. Da più parti, infatti, è stato ammesso che i cavalli in sovrappeso sono socialmente più accettai e accettabili, dei cavalli magri. Quasi la magrezza fosse indicativa di una deprivazione (e la gestione del peso una ‘crudeltà’) e l’obesità di un’opulenza dettata dall’affetto… Al punto che il pasto in alcuni casi diventa un rituale basato sull’automatismo e – in quanto tale – molto difficile da rimodulare e ripensare in chiave più salutistica. E non basta, è emerso pure che spesso le norme sociali ricorrono a forme consolatorie prettamente ‘antropocentiche’ somministrando al cavallo (che per sua natura mangia poco e spesso) cibo superfluo e in eccesso, come premio o consolazione. Sul fronte dell’opportunità. il rischio obesogenico principale è stato individuato negli spazi, spesso inadeguati o poco controllati, anche in relazione alla tipologia e al quantitativo di erba a disposizione degli animali. Alla luce di questi esiti, risulta chiara l'importanza degli interventi di gestione del peso degli equini mirati a una gamma di diverse aree di influenza comportamentale. La gestione dell’obesità equina, infatti, si è rivelata una problematica complessa: dal momento che la gestione del peso è molto più che una semplice "educazione del proprietario".
Exploring human behavior change in equine welfare: Insights from a COM-B analysis of the UK's equine obesity epidemic https://doi.org/10.3389/fvets.2022.961537
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