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Parassitosi

08 Giugno 2023

Principali malattie trasmesse da zecche nel cane: piroplasmosi ed ehrlichiosi

Le zecche causano anemia e possono trasmettere gravi malattie infettive mortali se non prontamente diagnosticate e curate. Impedire l’infestazione da zecche nel cane è la migliore prevenzione nei confronti di queste infezioni.

di E. Spada


Principali malattie trasmesse da zecche nel cane: piroplasmosi ed ehrlichiosi

Le zecche non sono solo rischiose per la salute dei nostri pet perché si nutrono del loro sangue, causando quadri di anemia gravi e talvolta mortali, soprattutto in soggetti giovani, randagi, con gravi infestazioni o defedati per altre malattie, ma hanno anche e soprattutto la potenzialità di trasmette malattie infettive con conseguenze talvolta ben più gravi della perdita di sangue legata allo loro attività ematofaga (1,2).

Nel cane sono soprattutto le zecche del genere Dermacentor e Rhipicephalus, facilmente identificabili, soprattutto dopo che hanno compiuto il pasto di sangue (Immagine 1), ad essere in grado di trasmettere gravi infezioni, spesso ad esito mortale se non prontamente diagnosticate e curate. Tra le più diffuse malattie infettive trasmesse da zecche nel cane troviamo la piroplasmosi (o babesiosi) e l’ehrlichiosi.

La piroplasmosi (o babesiosi) in Europa è causata principalmente da Babesia canis e Babesia vogeli (grandi babesie), sebbene in Italia siano state identificate anche B. microti-like sp. e B. gibsoni (piccole babesie). Si tratta di emoprotozoi che infettano gli eritrociti, responsabili nel cane di un’infezione che può decorrere in forma iperacuta, acuta, cronica o subclinica. Il decorso dipende da specie, sottospecie e ceppi infettanti di Babesia, oltre che da età e immunocompetenza del cane e coesistenza di patologie o infezioni concomitanti. Nelle forme acute e iperacute, si assiste all’insorgenza di anoressia, febbre, letargia, linfoadenomegalia, splenomegalia, ittero ed emoglobinuria. Nelle forme croniche o sublciniche, il cane presenta febbre intermittente, da moderato a lieve abbattimento del sensorio e alterazioni legate a infiammazione di muscoli e articolazioni.

A livello ematologico si riscontra anemia, da moderata a grave, rigenerativa o scarsamente rigenerativa, a seconda della Babesia coinvolta e trombocitopenia, iperbilirubinemia, ipoalbuminemia e iperglobulinemia all’esame biochimico, unitamente ad alterazioni legate al deficit di funzionalità d’organo legato alla ridotta ossigenazione di tessuti ed organi secondaria all’anemia. Nella forma acuta, il sospetto diagnostico di piroplasmosi si basa sull’anamnesi che riporta infestazione da zecche e può essere confermato con buona sensibilità tramite la valutazione microscopica di strisci di sangue periferico fresco (ad esempio da un campione ottenuto dalle vene della pinna auricolare). B. canis ha un’inconfondibile e peculiare forma piriforme e all’interno dei globuli rossi può essere singola o a coppie (Immagine 2).

La diagnosi delle forme croniche o subcliniche è resa difficoltosa dalla parassitemia spesso intermittente e di scarsa entità. In questi casi l’esame sierologico che ricerca anticorpi specifici per il parassita o, ancora meglio, un esame di biologia molecolare come la PCR, possono aumentare la sensibilità diagnostica e in caso di quest’ultimo esame, identificare anche la specie di Babesia, dato importante per prognosi e terapia. Quest’ultima si basa essenzialmente sull’impiego di Imidicarb dipropionato, farmaco d’elezione per le infezioni sostenute da B. canis, in grado di determinare un significativo miglioramento delle condizioni cliniche, ma nella maggior parte dei casi, non la completa eliminazione dei parassiti dall’organismo. Per le piccole babesie si utilizza invece la combinazione di atovaquone e azitromicina. Sono spesso necessarie anche terapie di supporto, come la somministrazione di trasfusioni di sangue in caso di grave anemia (1,3,4).  

L’ehrlichiosi è causata da batteri intracellulari, Gram-negativi, del genere Ehrlichia. In Europa, Ehrlichia canis è il patogeno responsabile dell’ehrlichiosi monocitica, in grado di infettare principalmente linfociti e monociti, nei quali si organizza in microcolonie a formano le tipiche morule, visibili microscopicamente in circa il 4% delle cellule infette. Il cane è il principale ospite di E. canis e la zecca Rhipicephalus sanguineus il principale vettore. Siberian husky e pastore tedesco sono le razze canine con maggior predisposizione a sviluppare gravi forme cliniche, mentre non è segnalata alcuna predisposizione di sesso o età.

La fase acuta dell’infezione, della durata di circa 2-4 settimane, è caratterizzata da letargia, anoressia, febbre, linfoadenopatia, splenomegalia e perdita di peso. In questa fase i cani mostrano pallore delle mucose, petecchie, ecchimosi, epistassi, aumentato delle perdite ematiche durante il calore, ematuria e/o melena. A livello ematologico si evidenziano trombocitopenia, leucopenia, anemia lieve-moderata, non rigenerativa, normocitica e normocromica.


Segue poi una fase subclinica della durata di settimane o anche mesi, nella quale il cane è clinicamente normale, anche se a livello ematologico possono essere presenti anemia, trombocitopenia e/o ipergammaglobulinemia. Solo in alcuni cani l’infezione progredisce verso la forma cronica caratterizzata da letargia, dimagramento, febbre, pallore delle mucose, linfoadenopatia, splenomegalia, edemi periferici, emorragie, epistassi ed ematuria. Possono essere colpiti e mostrare disfunzioni e infiammazioni apparato respiratorio, sistema nervoso centrale, occhi, reni, articolazioni e muscoli. A livello emato-biochimico si riscontra ipergammaglobulinemia, trombocitopenia, leucopenia e anemia, mentre a livello urinario è spesso presente proteinuria.

Il sospetto diagnostico di ehrlichiosi si basa sull’anamnesi che riporta l’infestazione da zecche, sui segni clinici e sui riscontri emato-biochimici, mentre la diagnosi definitiva avviene tramite evidenziazione microscopica delle morule all’interno di linfociti e monociti ottenuti dal buffy coat o da puntati linfonodali, sierologia che evidenzia anticorpi specifici rivolti verso E. canis, prodotti in genere a partire da 1-4 settimane dall’infezione, e/o positività all’esame PCR. La terapia si base sull’impiego di antibiotici della famiglia delle tetracicline, in particolare la doxiciclina, somministrata per almeno 4 settimane (1,3,5,6).  

Poiché la vaccinazione è scarsamente disponibile e non è comunque in grado di prevenire l’infezione (piroplasmosi) o non è disponibile in commercio (ehrlichiosi), l’unica e principale misura di prevenzione in grado di ridurre il rischio di trasmissione di malattie infettive, rimane la protezione del cane dall’infestazione da zecche (1,2,4–6).

Questo può avvenire con l’impiego di acaricidi dotati di azione residuale e resistenti all'acqua, disponibili in formulazioni spot on, spray, collari o compresse per somministrazione orale. Anche quando queste sostanze vengono regolarmente somministrate, rimane fondamentale controllare periodicamente il cane per la presenza di zecche, soprattutto verso la fine del periodo di protezione dell’acaricida, in modo da rimuovere rapidamente eventuali zecche e ripetere prontamente il trattamento. In caso di infestazione, le zecche dovrebbero essere rimosse in modo appropriato, mediante l’uso di apposite pinzette. La rimozione corretta e in tempi brevi delle zecche presenti sul cane è fondamentale, infatti, per ridurre il rischio di trasmissione di malattie infettive (3).

Bibliografia


1.         ESCCAP European Scientific Counsel Companion Animal Parasites. Controllo delle malattie trasmesse da vettori nel cane e nel gatto. [Internet]. ESCAAP Linea Guida 5. 2016. p. 1–52. Available from: https://www.esccap.it/uploads/documenti/7876728.pdf

2.         Baneth G, Bourdeau P, Bourdoiseau G, Bowman D, Breitschwerdt E, Capelli G, et al. Vector-borne diseases - Constant challenge for practicing veterinarians: Recommendations from the CVBD World Forum. Parasites and Vectors. 2012;5:55.

3.         ESCCAP European Scientific Counsel Companion Animal Parasites. Controllo degli ectoparassiti del cane e del gatto. [Internet]. 2016. p. 1–34. Available from: https://www.esccap.it/uploads/documenti/2648001.pdf

4.         Solano-Gallego L, Sainz Á, Roura X, Estrada-Peña A, Miró G. A review of canine babesiosis: The European perspective. Parasites and Vectors. 2016;9:336.

5.         Sainz Á, Roura X, Miró G, Estrada-Peña A, Kohn B, Harrus S, et al. Guideline for veterinary practitioners on canine ehrlichiosis and anaplasmosis in Europe. Parasites and Vectors. 2015;8:75.

6.         Diniz PPVP, Moura de Aguiar D. Ehrlichiosis and Anaplasmosis: An Update. Vet Clin North Am - Small Anim Pract. 2022;52(6):1225–66.

TAG: EHRILICHIOSI, INFEZIONE, PARASSITOSI, PIROPLASMOSI, ZECCHE

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