Parassitosi
08 Giugno 2023 Le pulci possono determinare grave anemia e trasmettere agenti infettivi in grado di causare gravi malattie mortali e zoonosi. È fondamentale impedire che questi ectoparassiti infestino il gatto e le case, tramite l’impiego di una profilassi efficace.
Le pulci non sono solo rischiose per la salute dei nostri pet, perché si nutrono del loro sangue, causando quadri di anemia gravi e talvolta mortali, soprattutto in soggetti giovani, randagi o defedati per altre malattie, ma hanno anche la potenzialità di trasmette malattie infettive che hanno conseguenze talvolta ben più gravi della perdita di sangue legata allo loro attività ematofaga (1).
Nella specie felina gli ectoparassiti maggiormente in grado di trasmettere patologie infettive sono le pulci, sebbene anche il gatto sia a rischio per l’infestazione da zecche, che talvolta sono in grado di trasmettere infezioni, come rickettsiosi, anaplasmosi ed ehrlichiosi (2,3), talvolta di dubbio significato clinico in questa specie.
Ctenocephalides felis felis è la pulce più frequentemente riscontrata a livello mondiale nei gatti, visibile ad occhio nudo quando presente sulla cute del gatto e ben identificabile a livello microscopico a bassi ingrandimenti (Immagine 1), oppure identificabile indirettamente tramite il riscontro delle feci di pulci, rappresentate principalmente da sangue digerito (Immagine 2). Le principali malattie infettive trasmesse da pulci nel gatto sono l’anemia infettiva causata dai micoplasmosi ematici (o emoplasmi) e la bartonellosi.
I micoplasmi ematici sono batteri che infettano i globuli rossi, posizionandosi sulla loro membrana esterna. In particolare, Mycoplasma haemofelis (precedentemente chiamata Haemobartonella felis) ha la maggior patogenicità ed è in grado da solo di causare anemia, mentre Candidatus Mycoplasma haemominutum e Candidatus Mycoplasma turicensis hanno minor patogenicità e spesso causano anemia solo se associati all’azione patogena di altri parassiti o agenti infettivi. L’infezione da micoplasmi ematici è caratterizzata da anemia conseguente a distruzione dei globuli rossi parassitati che vengono riconosciuti come estranei dal sistema immunitario del gatto e quindi distrutti a livello degli organi del sistema reticoloendoteliale.
I sintomi e segni clinici più comuni dell’infezione acuta sono letargia, anoressia, dimagramento, febbre, pallore delle mucose, ittero, disidratazione e splenomegalia. Gli esami ematologici evidenziano anemia rigenerativa, macrocitica, normo- o ipocromica. L’infezione può essere diagnosticata mediante analisi microscopica di uno striscio di sangue, in cui i microrganismi appaiono sulla superficie dei globuli rossi singolarmente, a coppie o a catena (Immagine 3).
L’evidenziazione diretta del parassita ha però scarsa sensibilità e specificità a causa dei numerosi artefatti che possono essere presenti sullo striscio ed essere confusi con i microorganismi, mentre l’indagine PCR effettuata su sangue intero risulta estremamente sensibile e specifica, in particolare se il gatto non è ancora stato sottoposto a terapia antibiotica. L’esame PCR può consentire anche di differenziare le tre specie di micoplasma. Il trattamento di scelta si basa sull’impiego di una terapia antibiotica a base di tetracicline e/o fluorochinoloni, associati, quando necessario, a terapia sintomatica e/o a trasfusione ematica. Nonostante il trattamento specifico, che nella maggior parte dei casi risolve sintomi clinici e anemia, molti gatti rimangono infetti per tutta la vita poiché il parassita non riesce ad essere eliminato completamente dall’organismo, con conseguenti possibili riacutizzazioni dell’infezione e recidive della sintomatologia, soprattutto nei periodi di stress o immunodepressione ai quali può andare incontro il gatto (4,5).
La bartonellosi è una malattia causata da batteri Gram-negativi appartenente al genere Bartonella in grado di colonizzare eritrociti e cellule endoteliali. Bartonella henselae è la specie più diffusa e quella con maggior potenziale patogeno per il gatto (4,6). Fondamentale per l’instaurarsi dell’infezione non è solo il contatto con la pulce, ma anche e soprattutto il contatto con le sue feci, all’interno delle quali Bartonella può sopravvivere per giorni. La trasmissione tra gatti e da gatto a uomo avviene attraverso l’inoculazione intradermica di feci di pulci infette, attraverso graffi o morsi. I soggetti maggiormente colpiti dall’infezione sono gatti giovani, di solito on età inferiore ai 2 anni, con stile di vita prevalentemente outdoor (e quindi maggiormente esposti all’infestazione da pulci e ad altre infezioni) e che non ricevono alcun trattamento profilattico nei confronti degli ectoparassiti.
Nonostante l’infezione sia diffusa nella popolazione felina (7–9), raramente i gatti infetti mostrano una sintomatologia clinica evidente, che se presente, è spesso legata alla presenza di altre patologie ad azione immunosoppressiva come l’infezione da virus dell’immunodeficienza felina (FIV, Feline Immunodeficiency Virus). Sperimentalmente, i gatti infettati hanno mostrato febbre, letargia, lieve anemia transitoria, linfoadenomegalia localizzata o generalizzata, uveiti, endocarditi, miocarditi, osteoartriti, disordini neurologici e riproduttivi. La diagnosi di bartonellosi felina si basa sulla presenza di segni clinici compatibili, supportati dalla positività a test di laboratorio quali coltura o PCR su sangue, liquido cefalorachidiano o umor acqueo.
Per identificare un’infezione attiva e non solo la semplice esposizione al patogeno, la ricerca di anticorpi specifici contro Bartonella spp. deve evidenziare un aumento del titolo anticorpale in due prelievi successivi effettuati a 10-14 giorni di distanza, il che rende nella pratica questo test poco utile. Spesso non è possibile giungere a una diagnosi definitiva di bartonellosi, perché molti gatti sono infetti, ma non sintomatici e quindi è difficile dimostrare un’associazione tra infezione e sintomi clinici. In questi casi la risposta alla terapia antibiotica può confermare il sospetto diagnostico.
Tra gli antibiotici maggiormente efficaci nei confronti di Bartonella spp. ci sono doxiciclina, azitromicina, marobofloxacina, amoxicillina associata ad azitromicina. Tuttavia, anche a causa delle riesposizioni al parassita, alla mancata protezione degli anticorpi alle reinfezioni e alla localizzazione intracellulare del parassita, l’eliminazione completa dell’infezione è difficile da ottenere, anche ricorrendo a terapie combinate e prolungate.
Sebbene clinicamente poco rilevante nei gatti immunocompetenti, l’infezione da Bartonella nel gatto riveste una certa importanza tra i gatti donatori, perché l’infezione può essere trasmessa tramite il sangue, e nei gatti a contatto con persone immunocompromesse, poiché Il gatto è considerato il principale reservoir della “malattia da graffio del gatto”, che nell’uomo, soprattutto immunodepresso, può avere gravi conseguenze. Responsabili del contagio di Bartonella dal gatto all’uomo sono le lesioni da graffio o da morso inferte da gatti infetti, nei quali è stata dimostrata la contaminazione della cavità orale e degli artigli da parte di feci di pulce contenti bartonelle (4,6).
Data la mancanza di una profilassi vaccinale, l’impossibilità di curare completamente l’infezione da micoplasmi ematici e da Bartonella e il potenziale zoonosico di quest’ultima, risulta essenziale prevenire la trasmissione di queste infezioni, tramite un controllo efficace dell’infestazione da pulci. La profilassi nei confronti delle pulci dovrebbe essere prescritta in tutti i gatti, anche quelli a vita esclusivamente indoor, perché le pulci raggiungono e si replicano anche negli ambienti domestici, e dovrebbe avvenire durante tutto l’anno, con applicazione di collari, prodotti spot on o prodotti da somministrare per bocca, in grado di impedire che la pulce sopravviva sul mantello del gatto o che possa compiere il pasto di sangue. Scegliere un prodotto che contenga anche inibitori delle forme immature può essere d’aiuto per evitare che l’ambiente sia continuamente contaminato da uova e larve di pulci che poi divengono adulti in grado di infestare il gatto. In ambienti particolarmente infestati, può essere necessario anche un trattamento ambientale con prodotti specifici (1,5,6,10).
Infine, poiché i gatti possono essere infestati dalle zecche, nei soggetti a vita outdoor è importante che la profilassi avvenga utilizzando molecole attive anche nei confronti di questi ectoparassiti.
Bibliografia
1. ESCCAP European Scientific Counsel Companion Animal Parasites. Controllo delle malattie trasmesse da vettori nel cane e nel gatto. [Internet]. ESCAAP Linea Guida 5. 2016. p. 1–52. Available from: https://www.esccap.it/uploads/documenti/7876728.pdf
2. Spada E, Proverbio D, Galluzzo P, Della Pepa A, Perego R, Bagnagatti De Giorgi G, et al. Molecular study on selected vector-borne infections in urban stray colony cats in northern Italy. J Feline Med Surg. 2014;16(8):684–8.
3. Persichetti MF, Pennisi MG, Vullo A, Masucci M, Migliazzo A, Solano-Gallego L. Clinical evaluation of outdoor cats exposed to ectoparasites and associated risk for vector-borne infections in southern Italy. Parasites and Vectors. 2018;11(1):136.
4. Spada E, Della Pepa A, Bagnagatti De Giorgi G, Perego R, Proverbio D. Principali malattie infettive trasmesse da vettore nel gatto. La Rass di Med Felina. 2013;4:8–13.
5. Tasker S, Hofmann-Lehmann R, Belák S, Frymus T, Addie DD, Pennisi MG, et al. Haemoplasmosis in cats: European guidelines from the ABCD on prevention and management. J Feline Med Surg. 2018;20(3):256–61.
6. Pennisi MG, Marsilio F, Hartmann K, Lloret A, Addie D, Belák S, et al. Bartonella Species Infection in Cats: ABCD guidelines on prevention and management. J Feline Med Surg. 2013;15(7):563–9.
08/06/2023
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