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Alimentazione

09 Ottobre 2025

Parlamento Ue boccia “veggie burger”: stop all’uso di termini legati alla carne per prodotti vegetali

Con 355 voti a favore e 247 contrari, l’Europarlamento approva il divieto di usare denominazioni come “hamburger”, “bistecca” o “salsiccia” per alimenti plant based

di Redazione Vet33


Parlamento Ue boccia “veggie burger”: stop all’uso di termini legati alla carne per prodotti vegetali

Con 355 voti favorevoli, il Parlamento europeo ha approvato il divieto di utilizzare termini legati alla carne, come “burger”, “bistecca” o “salsiccia”, per prodotti a base vegetale. La misura, inserita nella riforma dell’Organizzazione comune dei mercati agricoli (Ocm), punta a “garantire chiarezza e tutela dei consumatori”, ma ha riacceso un acceso dibattito tra tutela del settore zootecnico e libertà di mercato. Il provvedimento dovrà ora essere negoziato con i Governi dei 27 Paesi Ue riuniti nel Consiglio e potrebbe entrare in vigore nel 2028.

L’Europarlamento dice addio ai “veggie burger”

Dopo il voto del Parlamento Ue di ieri, dal 2028 sarà vietato l’uso di denominazioni di origine animale per cibi “plant based”. A Strasburgo, infatti, è stato approvato il divieto di usare termini come “hamburger”, “salsiccia” o “bistecca” per descrivere prodotti a base vegetale, in nome della chiarezza e della tutela dei consumatori. Non si potranno, per esempio, più usare diciture come “veggie burger” o “scaloppine di tofu”.

Con 355 voti a favore, 247 contrari e 30 astenuti gli europarlamentari hanno promosso un emendamento della relatrice popolare Céline Imart alla più ampia riforma del regolamento sull’Ocm, proposta per rafforzare la posizione contrattuale degli agricoltori nella filiera. Per “carne” si dovranno considerare esclusivamente le “parti commestibili di animali”. Oltre ai prodotti a base vegetale, l’emendamento riguarda anche la carne “coltivata” in laboratorio, anche se non è ancora stata autorizzata sul mercato unico europeo.

Un tema divisivo: precedenti, sentenze e conseguenze

Ad oggi, l’unico divieto in vigore in Ue è quello di usare denominazioni tipiche dei prodotti lattiero-caseari, come il latte per prodotti a base vegetale, che si chiama bevanda di soia o avena.
Già nell’ottobre di cinque anni fa, l’Eurocamera si era pronunciata sulla possibilità di vietare l’impiego di nomi ormai entrati nel vocabolario comune, ma il tentativo all’epoca era stato respinto dall’Aula. Oggi, complice una diversa composizione dell’emiciclo, l’esito è stato diverso. Il divieto è stato sostenuto dall’asse dei gruppi di destra dell’emiciclo (Ppe, Ecr, Patrioti per l’Europa, Europa delle Nazioni Sovrane), insieme a una settantina di eurodeputati Socialisti e Liberali.
In Italia, invece, il divieto all’uso di meat sounding è stato introdotto con la legge contro la carne coltivata nel 2023, ma di fatto non è mai diventato operativo, in assenza di un decreto attuativo.
Nel 2024, inoltre, una sentenza della Corte di Giustizia Ue, chiamata a pronunciarsi in una causa intentata dall’azienda californiana Beyond Meat, pioniera del plant based, contro il decreto francese che vieta l’uso di termini legati al mondo animale per prodotti a base di proteine vegetali, ha stabilito che uno Stato membro non possa impedire ai produttori di utilizzare termini tradizionalmente associati ai cibi di origine animale per commercializzare cibi plant based. I giudici hanno anche bocciato i provvedimenti nazionali che stabiliscono livelli minimi di proteine vegetali al di sotto dei quali il termine fake è consentito.
La stretta sul divieto di utilizzare denominazioni ormai diventante familiari per i consumatori creerebbe un effetto destabilizzante, provocando un terremoto su larga scala e costringendo i produttori a rivedere packaging, marketing e posizionamento sugli scaffali dei prodotti. La preoccupazione è stata espressa anche da aziende tedesche e del Nord Europa, dove il comparto è in forte ascesa da anni.

Verso il 2028: la norma dovrà passare il vaglio del Consiglio Ue

Il dibattito a Bruxelles e Strasburgo non è però concluso dal momento che l’Eurocamera dovrà ora negoziare l’accordo finale sulla proposta con gli Stati membri. Il negoziato inizierà la prossima settimana e tra i diversi Paesi sembra ci sia la convinzione che si tratti di una questione troppo politica, che ha poco a che fare con le norme Ocm, le quali mirano a rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera.

CITATI: CéLINE IMART
TAG: CARNE, CARNE COLTIVATA, OCM, PARLAMENTO EUROPEO, PRODOTTI DI ORIGINE VEGETALE

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