Animali da Compagnia
24 Ottobre 2022 Ecco come le N-aciletanolamidi, attivando i recettori del sistema endocannabinoide, possono limitare la meta- infiammazione e migliorare il metabolismo lipidico / glucidico.
Progredisce il fenomeno dell’obesità tra cani e gatti. Con conseguenze preoccupanti sul loro stato di salute. Accanto a specifiche condizioni fisiche e a malattie metaboliche, molto spesso l’obesità deriva da un’alimentazione squilibrata e da uno stile di vita sedentario e privo di stimoli. Tristemente note le patologie ad essa correlate: dallo sviluppo di insulino-resistenza con conseguente diabete di tipo 2 ai disordini delle basse vie urinarie; dalle malattie cardiovascolari alle dermatiti. Per arrivare all’artrosi1), connessa al sovraccarico articolare da sovrappeso. Prevenire l’insorgenza di obesità e sovrappeso, adottando un regime alimentare equilibrato e abitudini di vita sane, è alla base di una corretta gestione dell’animale e sempre più prioritario. Ma una volta che il problema è insorto, come si può correre ai ripari?
Il presupposto da cui partire è quello di dare una definizione precisa di obesità, riconoscendone la natura di malattia infiammatoria. “Meta-infiammazione”, è questo il termine che meglio definisce quella particolare infiammazione cronica di basso grado, che ha origine metabolica e contraddistingue l’eccesso ponderale. Oltre alle classiche citochine (es. interleuchine, TNF), altri mediatori specifici concorrono alla meta-infiammazione, come le adipochine (es. leptina, adiponectina), i cui livelli correlano – in maniera diretta o inversa – all’obesità del cane e del gatto. E allora, come intervenire? La risposta la propose, già 30 anni orsono, il premio Nobel Rita Levi Montalcini, ipotizzando una soluzione interessante nelle N-aciletanolamidi, sostanze endogene, prodotte su richiesta dall’organismo, proprio in virtù del ruolo da esse giocato nel controllo dell’infiammazione: “È stato segnalato – scriveva infatti il premio Nobel - che l'accumulo di N-aciletanolamina nei tessuti si verifica in condizioni degenerative patologiche. Poiché è noto che tali condizioni sono associate a reazioni infiammatorie, un'ipotesi interessante è che la produzione di questi metaboliti lipidici possa svolgere un ruolo autacoide nel controllo del comportamento dei mastociti in condizioni patologiche"2). Un’intuizione geniale, dunque, che oggi il progredire della ricerca, portando alla ribalta il sistema endocannabinoide, ha affinato. Così da compiere ulteriori passi avanti nel controllo della meta-infiammazione legata all’obesità. Secondo una serie di evidenze raccolte in questi ultimi anni, infatti, particolari recettori che afferiscono al sistema allargato degli endocannabinoidi (quello che gli scienziati chiamano endocannabinoidoma) giocano un ruolo importante nel limitare la meta-infiammazione. L’attivazione del recettore PPAR-α, per esempio, sarebbe in grado di ridurre il rilascio di mediatori dell’infiammazione, sia da parte degli adipociti che delle cellule infiammatorie accumulate nel tessuto adiposo ipertrofico (come macrofagi e mastociti), concorrendo alla riduzione della meta-infiammazione e dell’insulino-resistenza. La stimolazione del recettore TRPV1, invece, attiverebbe l’imbrunimento del tessuto adiposo, favorendo l’attività di consumo rispetto a quella di accumulo dei lipidi.
Il ruolo delle NAE in animali con obesità
Tra le sostanze che presentano elevata affinità per questi recettori e che, dunque, sono in grado di legarsi e stimolarne l’attivazione, figurano proprio le N-acil-etanolamidi (NAE), come la palmitoil-etanolamide e il suo omologo oleoil-etanolamide (note anche rispettivamente come PEA e OEA). Parliamo dunque di quelle stesse sostanze endogene, prodotte al fine di proteggere le cellule dagli stress di varia natura, di cui Levi Montalcini scoprì il meccanismo autacoide (ALIA). In animali normopeso, i livelli intestinali di NAE (soprattutto OEA e LEA) aumentano dopo i pasti. Non così, invece, in animali con obesità indotta dalla dieta. Anzi, in questi soggetti è stata riscontrata addirittura una riduzione dei livelli endogeni di OEA, PEA, LEA.
Partendo da queste evidenze, si è concluso che l’uso di queste sostanze, specie se combinate tra di loro, potrebbe aprire nuove opportunità nella lotta all’obesità, insieme, ovviamente, a seri ed accurati programmi di prevenzione e di gestione dietetica del problema.
Un nuova miscela: Olaliamid®
Sfruttando le prerogative peculiari delle NAE, Innovet ha brevettato una nuova miscela: Olaliamid®, un derivato dell’olio di oliva, costituito da una miscela di N-aciletanolamidi. In Olaliamid® le NAE, che sono presenti nel medesimo rapporto degli acidi grassi naturalmente contenuti nell’olio d’oliva, svolgono un ruolo di supporto del sistema endocannabinoide.
Esse, infatti, attivano direttamente o indirettamente i recettori eCB, in modo da agire su due fronti: sull’infiammazione, da una parte, e sul metabolismo lipidico / glucidico, dall’altro, così da ottenere una diminuzione dell’insulino-resistenza; un aumento della sensibilità all’insulina e della b-ossidazione degli acidi grassi e un imbrunimento del tessuto adiposo. La miscela Olaliamid®, in questo modo, può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare malattie legate a sovrappeso e obesità.
1. Wang X et al. Metabolic triggered inflammation in osteoarthritis Osteoarthritis Cartilage. 2015 Jan;23(1):22-30. Berenbaum Fet al. Metabolic Regulation of Inflammation in Osteoarthritis Arthritis Rheumatol. 2017 Jan; 69(1):9-21.
2. Aloe L, Levi-Montalcini R (1977) I mastociti aumentano nei tessuti di ratti neonatali iniettati con il fattore di crescita nervoso. Cervello Ris 133: 358-366.
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