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22 Dicembre 2022 Una revisione della letteratura dedicata alla sorveglianza delle zoonosi ambientali e dei patogeni. Il Rapporto dell’EFSA.
Nella sorveglianza delle zoonosi il fattore ambientale svolge un ruolo importante. Tuttavia, i programmi di monitoraggio sono pochi e implementati da un numero ridotto di Paesi UE. Per verificare le pubblicazioni attualmente circolanti e la loro impostazione l’EFSA ha realizzato due revisioni della letteratura, relative rispettivamente alle principali iniziative sistematiche/accademiche per la sorveglianza nell'UE delle zoonosi nell'ambiente e ai metodi per la sorveglianza dei patogeni e della loro dispersione ambientale.
In relazione al primo punto è emerso che l'obiettivo più frequentemente riportato era valutare le strategie di controllo ed eradicazione e seguire le tendenze della zoonosi. Mentre invece sono stati scarsamente segnalati come obiettivi la rilevazione di nuovi agenti patogeni o eventi epidemiologici insoliti, così come la dimostrazione dell'assenza di un particolare patogeno. E questo nonostante il grande potenziale che le tecniche di campionamento e test ambientali hanno recentemente dimostrato per questi scopi. La revisione ha anche evidenziato che in letteratura sono stati rappresentati pochi dei patogeni considerati prioritari dall'EFSA, ne deriva come sia ancora grande il potenziale delle tecniche ambientali da applicare in misura maggiore per rilevare le zoonosi transfrontaliere e (ri)emergenti rilevanti.
Quanto alla tipologia del campione preferito in letteratura, il primato è andato all'acqua, seguita dal materiale biologico (compreso il materiale fecale) e dai vettori (zanzare). In misura molto minore, sono stati utilizzati suolo e altre matrici.
E veniamo al secondo punto, ovvero quello relativo ai metodi di rilevamento e identificazione dei patogeni che sono stati suddivisi in: convenzionali (basati su coltura e biochimica e basati su immunologia); molecolari (metodi basati sugli acidi nucleici); basati su biosensori. In generale, i metodi molecolari, vale a dire i metodi basati sugli acidi nucleici, sono quelli più comunemente e ampiamente utilizzati per il rilevamento di agenti patogeni in campioni ambientali e possono essere sviluppati praticamente per qualsiasi organismo. Anche in questo caso si nota una sorta di disallineamento tra l’impostazione degli studi e gli alert evidenziati dall’EFSA. Un'ampia percentuale dei test disponibili per il rilevamento e la sorveglianza dei patogeni nell'ambiente, infatti, si concentra su pericoli che non rientrano tra quelli preselezionati dall’Agenzia europea. Dunque, vi è la necessità di sviluppare nuovi metodi non testati per la sorveglianza dei patogeni elencati di maggiore importanza epidemiologica.
Dalla revisione della letteratura, infine, è emersa una lacuna che merita di essere tempestivamente colmata. E’ apparso infatti evidente che le aree meno antropizzate, gli ambienti naturali e selvaggi sono meno coperti dalle tecniche di campionamento ambientale rispetto agli ambienti urbani e agricoli. Invece dovrebbero ricevere maggiore attenzione poiché possono contenere pericoli e ospiti sconosciuti e potenzialmente significativi dal punto di vista epidemiologico.
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