Animali da Compagnia
19 Dicembre 2022 Spesa pubblica in aumento, disparità territoriali, ritardo sulle sterilizzazioni, milioni di “animali fantasma” e scarsa attuazione di regolamenti nella prevenzione: in Italia c’è ancora tanto da fare.
A distanza di un anno, la situazione non è molto migliorata: per gli animali in città – come emerge dall’XI Rapporto di Legambiente - servono nuove strategie e un approccio più costruttivo. Tanto per cominciare, per esempio, sui 986 Comuni che hanno partecipato all’indagine, solo 290 hanno detto di conoscere il numero complessivo degli iscritti all’anagrafe canina e solo 228 hanno contezza del numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2021. E non basta: solo 368 amministrazioni comunali hanno un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, solo il 20,2% regolamenta l’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe e solo il 7,8% ha approvato regolamenti per facilitare con agevolazioni fiscali o sostegni le adozioni dai canili. Carenze sono state riscontrate anche sul fronte delle verifiche: solo il 33,4% dei Comuni dice di aver effettuato specifici controlli e il 45,4% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip: meglio sul fronte delle Aziende sanitarie: il 95% delle di esse, infatti, dichiara di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali. Infine, meno di 1 Comune su 3, registra performance appena sufficienti. Esemplare della carenza dei servizi è per la situazione delle aree comunali per gli animali d’affezione: solo il 25,76% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi dedicati, con una media di 1 spazio dedicato ogni 9.423 residenti.
La spesa
Note amare anche sul fronte delle spese, che nel 2021 si sono attestate a 219 milioni di euro (in crescita rispetto al 2020, fermo a quota 193 milioni). Parliamo di una cifra pari a 73 volte la somma impegnata dall’Italia per la gestione di tutti gli animali confiscati e a 219 volte la somma impegnata in Italia per cura e recupero di tutti gli animali selvatici feriti. A livello pro capite si attesta in media a circa 2,9 euro/cittadino per le amministrazioni comunali (in crescita rispetto lo scorso anno che era di 2,4 euro) e di 0,81 euro/cittadino per Aziende sanitarie. I Comuni dichiarano di spendere il 61,9% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili rifugio. Controllo demografico Molto da fare anche in ambito della sterilizzazione come strumento per il controllo demografico: meno della metà delle Aziende sanitarie, infatti - ovvero il 47,6% del campione - dichiara di effettuare azioni a riguardo. Nel 2021 si contano appena 4.307 cani e 19.595 gatti sterilizzati. Numeri irrisori se si pensa che, solo nel 2021, il numero dei cani entrati nei canili sanitari è stato di 30.595, quello dei gatti entrati nei gattili sanitari si è attestato a 16.259 e quello degli esemplari presenti nelle colonie feline è risultato pari a 338.985 (di cui quasi il 50% dichiarato non sterilizzato).
Le richieste di Legambiente
Partendo da queste evidenze risulta chiara l’urgenza di far entrare in vigore al più presto l’anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d’affezione o da compagnia; e investire in prevenzione agevolando la sottoscrizione, entro il 2025, di 1.000 accordi o patti di Comunità per la tutela e la cura degli animali d’affezione e selvatici. Imprescindibile è l’incremento dell’organico e l’ottimizzazione delle strutture sanitarie: da qui l’auspicio di Legambiente che, entro il 2030, si assumano a tempo indeterminato 10 mila veterinari pubblici e si inaugurino 1.000 strutture veterinarie pubbliche, tra canili sanitari e gattili sanitari e ospedali veterinari.
XI Rapporto “Animali in Città” di Legambiente
Il dossier realizzato con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Amvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, quest’anno ha raccolto le risposte di 986 Amministrazioni comunali (circa il 50% rappresentato dai Comuni capoluogo) e di 42 Aziende sanitarie. Quattro le macroaree di valutazione delle performance: quadro delle regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali), valido solo per i Comuni; risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli.
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