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18 Ottobre 2022 I porti come varco d’accesso privilegiato di specie aliene, animali pericolosi (per l’uomo e per l’habitat in cui si insediano) e bioinvasioni che mettono a rischio gli ecosistemi marini.
Scorpioni messicani, ragni delle banane, serpenti a sonagli e varie vedove ad otto zampe (sia nere che marroni). Diciamo pure che il porto di Livorno si può considerare un esotico crocevia faunistico, vista l'abbondanza di animali pericolosi rinvenuti tra i suoi moli. Con inevitabili pericolose ripercussioni su uomini e habitat. Specialmente dal momento che - fino ad oggi - di fronte a questi eventi, non era assolutamente chiaro quali soggetti dovessero intervenire e quali azioni andassero intraprese. Così, proprio al fine di fornire un modus operandi certo, l’Autorità di Sistema Portuale di Livorno ha presentato una specifica procedura da utilizzare nei casi di rinvenimento di animali nelle merci ispezionate. La procedura, realizzata su impulso ed in collaborazione con il Servizio Fitosanitario della Regione Toscana e con il contributo del Museo di Storia Naturale di Livorno e degli altri enti che a vario titolo operano in ambito portuale, verrà applicata da tutti i soggetti che possono essere coinvolti in caso di rinvenimenti di animali.
L’invasione che viene dal mare
Tuttavia, il pericolo incombente di specie esotiche che entrano attraverso i porti non si limita agli esemplari introdotti surrettiziamente nei container. Lo spettro, infatti, è molto più ampio. Come si evince chiaramente da un recente studio della facoltà di Biologia dell’Università di Pisa, pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin, che censisce ben quarantadue specie aliene, con popolazioni anche numericamente consistenti. Si tratta soprattutto di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati, individuati nei porti di Livorno, Bastia e Olbia.
“Le bioinvasioni rappresentano ad oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo – spiega Alberto Castelli, professore ordinario del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano -. Lo studio degli ambienti portuali riveste quindi un particolare interesse proprio perché si tratta di aree particolarmente suscettibili alle bioinvasioni dove le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall’uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale”.
Quello che il fouling ci dice
Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l’insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. Dai dati è dunque emerso che, contrariamente a quanto atteso, l’area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale.
“Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l’identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria – dice il dottor Jonathan Tempesti, dottorando del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa - inoltre, l’identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione”.
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