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13 Novembre 2025Uno studio dell’Università Statale di Milano rivela come il parassita possa modulare la risposta immunitaria cerebrale e inibire un meccanismo chiave dell’infiammazione alla base della malattia di Alzheimer

Il parassita responsabile della leishmaniosi, Leishmania infantum, potrebbe diventare un alleato nella lotta contro l’Alzheimer. È quanto emerge da uno studio dell’Università Statale di Milano, pubblicato sul Journal of Neuroinflammation, che dimostra come il protozoo sia in grado di modulare la risposta delle cellule della microglia inibendo l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3, un complesso molecolare coinvolto nei processi neuroinfiammatori associati alla malattia di Alzheimer.
Per la prima volta, i ricercatori hanno identificato i meccanismi molecolari attraverso cui Leishmania infantum riesce a sopprimere selettivamente l’attivazione dell’inflammasoma nella microglia. In particolare, quando queste cellule vengono stimolate con il peptide β-amiloide (una sostanza associata alla malattia di Alzheimer), il parassita riesce a bloccare un importante meccanismo infiammatorio chiamato inflammasoma NLRP3.
Questa scoperta suggerisce che il parassita possa rappresentare un modello biologico naturale per sviluppare strategie terapeutiche innovative contro la neuroinfiammazione associata alla malattia di Alzheimer.
TAG: LEISHMANIA INFANTUM, LEISHMANIOSI, LEISHMANIOSI UMANA, MORBO DI ALZHEIMER, UNIVERSITà DEGLI STUDI DI MILANO“Abbiamo voluto capire se i meccanismi immunosoppressivi che il parassita Leishmania infantum ha sviluppato per sopravvivere nei macrofagi dell’ospite durante la leishmaniosi viscerale potessero offrire nuovi spunti per controllare la neuroinfiammazione associata all’Alzheimer, in particolare attraverso la via dell’inflammasoma NLRP3, oggi considerata un target terapeutico promettente. Per questo abbiamo studiato la microglia, le cellule immunitarie residenti del cervello, che svolgono un ruolo cruciale nella risposta infiammatoria esagerata tipica della malattia. I nostri risultati mostrano che il parassita è in grado di silenziare selettivamente queste vie infiammatorie, aprendo la strada a strategie terapeutiche ispirate ai suoi meccanismi naturali di regolazione immunitaria” commenta Estefanía Calvo Alvarez, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari Rodolfo Paoletti dell’Ateneo e prima autrice dello studio.
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