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Animali selvatici

03 Febbraio 2025

Droni contro orsi: soluzione tecnologica per proteggere case e allevamenti

Uno studio americano dimostra l’efficacia dei droni nel tenere lontani gli orsi grizzly dalle aree abitate. Una soluzione tecnologica innovativa, sicura e non invasiva per la convivenza uomo-fauna

di Redazione Vet33


Droni contro orsi: soluzione tecnologica per proteggere case e allevamenti

Gli orsi grizzly tornano a popolare le Grandi Pianure del Montana e la convivenza con questi grandi mammiferi rappresenta una sfida per molte comunità, specialmente agricoltori e allevatori. Negli Stati Uniti, un progetto innovativo guidato da Wesley M. Sarmento del Montana Department of Fish, Wildlife and Parks ha dimostrato come l’uso dei droni possa diventare uno strumento efficace e sicuro per scoraggiare questi animali dall’avvicinarsi ai centri abitati. I droni hanno superato i limiti dei metodi tradizionali, sono molto versatili e rappresentano una valida alternativa tecnologica per garantire la sicurezza delle persone e il benessere della fauna selvatica.
 

Animali protetti

In Italia come negli Stati Uniti, gli orsi sono una specie protetta che comporta la necessità di impostare strategie di convivenza efficaci, poiché questi grandi mammiferi possono costituire un pericolo. Spinti dalla fame o dalla pressione territoriale, spesso si avvicinano ai centri abitati e alle attività umane. In uno studio della durata di sei anni, Wesley M. Sarmento del Montana Department of Fish, Wildlife and Parks ha sperimentato diversi strumenti di deterrenza per allontanare i grizzly delle Grandi Pianure dalle zone abitate. La maggior parte si sono rivelati inefficaci, ma l’impiego dei droni ha riscontrato notevole successo.

La ricerca

Nell’articolo, pubblicato su Frontiers in Conservation Science, Sarmento racconta di aver raccolto le richieste della popolazione e iniziato un’attività di monitoraggio dei grizzly con diversi interventi di allontanamento (163 in totale), raccogliendo dati per verificare l’efficacia di diversi strumenti non letali, sia nell’immediato sia a lungo termine, verificando se gli orsi nel tempo imparassero a stare lontani da certi luoghi.
L’esperto ha iniziato con metodi tradizionali: ricevuta una segnalazione, si recava sul posto allontanando l’animale con inseguimenti dal proprio camion, sparando a salve o con proiettili non letali. Il sistema era abbastanza efficace, ma presentava diverse criticità: i veicoli non arrivano ovunque, ci possono essere ostacoli o la tipologia di terreno può non consentire a un mezzo pesante di proseguire. Continuare a piedi muniti di fucili deterrenti non sicuro, anche perché alcuni orsi, invece di fuggire spaventati, possono reagire attaccando.

I cani da orso 

Tra le alternative sperimentate, Sarmento ha utilizzato degli strumenti che prevedessero una posizione di sicurezza per il personale umano. Uno di questi è stato adottare cani da orso.
Questa alternativa si è però rivelata deludente rispetto ad altri strumenti di deterrenza: i cani, infatti, molto spesso non riuscivano ad avvistare gli orsi a grande distanza o si lasciavano distrarre da altri stimoli, come per esempio altri animali selvatici. Neanche migliorarne l’addestramento è servito a recuperare punti rispetto a metodi più tradizionali, e il loro mantenimento era un fattore da non trascurare in un’ottica costo-efficacia.

“La maggior parte delle volte i due cani non riuscivano a individuare un orso che vedevo dall’altra parte di un campo, oppure inseguivano qualsiasi animale scoprissero per primo. Spesso inseguivano gatti selvatici e porcospini” ha commentato l’esperto. “Ho cercato senza sosta di addestrare meglio i cani, ma lo sforzo ha avuto scarsi effetti. Rendendomi conto che i cani non erano una soluzione miracolosa, ho deciso di provare un approccio più tecnologico che non era mai stato testato prima”.

L’alternativa tecnologica

Sarmento ha così fatto ricorso a un drone. I risultati, come riporta nell’articolo, sono stati molto soddisfacenti (91% di successi). Non solo l’efficacia di deterrenza è comparabile a quella dell’inseguimento con autoveicoli o ai proiettili non letali, ma il ricercatore ha riscontrato diversi vantaggi.
Grazie al drone, gli orsi potevano essere avvistati anche a grande distanza e di notte. Inoltre, l’elevata maneggiabilità ha consentito all’operatore di direzionare l’orso – forse spaventato dal ronzio o dalla novità dello strumento – lontano dai luoghi abitati e dai pascoli, rimanendo in una posizione di sicurezza.
In volo non ci sono problemi connessi alla tipologia di terreno o a eventuali ostacoli come recinti e canali, ma tra gli aspetti negativi riportati, c’è l’impossibilità di utilizzare il drone come deterrente in condizioni meteorologiche avverse, oppure le difficoltà che si possono incontrare in aree molto alberate e boschive.
Il sistema di deterrenza coi droni è riuscito nel lungo termine a condizionare il comportamento degli orsi: nel corso degli anni di osservazione, infatti, Sarmento ha registrato che gli interventi sono progressivamente diminuiti e che gli orsi più anziani tendevano a fare meno incursioni nelle zone vicine ai centri abitati o ai pascoli.

CITATI: WESLEY M. SARMENTO
TAG: DRONI, ORSI, CANE DA ORSO

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