Alert sanitari
04 Dicembre 2024Un team di ricercatori italiani ha analizzato i possibili rischi sanitari per il Giubileo 2025, evento che farà confluire a Roma milioni di persone da tutto il mondo, suggerendo un piano di preparazione e risposta pandemica, sviluppato in ottica One Health
Con milioni di pellegrini attesi a Roma per il Giubileo, un team di epidemiologi e ricercatori italiani ha scritto alla rivista The Lancet proponendo un Piano di preparazione e risposta alla pandemia, utile a mitigare i rischi sanitari legati all’evento. Sviluppato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e dall’Università di Sassari, il piano si basa su sette pilastri strategici, tra cui sorveglianza epidemiologica avanzata, campagne di vaccinazione mirate e l’approccio integrato One Health, allo scopo di prevenire la diffusione di malattie infettive e garantire la sicurezza di tutti, rendendo il piano un modello replicabile a livello globale.
“Le lezioni degli ultimi anni non devono essere dimenticate. Investire nella preparazione ad una possibile pandemia non è una opzione, ma una necessità etica e pratica. Si devono colmare le lacune nella conoscenza, promuovere la collaborazione e dare la priorità alla prevenzione”. Sono le parole di una lettera che Francesco Branda e Massimo Ciccozzi, entrambi professori presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme a Fabio Scarpa, ricercatore presso l’Università di Sassari, hanno inviato alla rivista The Lancet, analizzando i possibili rischi sanitari legati al prossimo Giubileo, evento globale che farà confluire a Roma milioni di persone, e proponendo un vero e proprio piano “in 7 pilastri” che definisce le priorità per gli interventi da attuare.
“Stiamo tornando alla normalità dopo l’emergenza Covid – ricordano gli scienziati –, ma ci sono altri segnali d’allarme, ad esempio l’influenza aviaria, e dobbiamo rimanere vigili sull’Mpox. Queste minacce alla sanità pubblica sottolineano una verità innegabile: la prevenzione e il monitoraggio epidemiologico sono essenziali per scongiurare il rischio locale di epidemie ed evitare che si trasformino in emergenze globali”.
Eventi mondiali come il Giubileo, continuano, “con l’immenso afflusso di pellegrini da tutto il mondo, e quindi la concentrazione di milioni di persone in spazi ristretti, creano un ambiente ideale per la diffusione delle malattie infettive, compresi i virus respiratori, le infezioni gastrointestinali e le malattie trasmesse da vettori. La combinazione di alta densità umana, viaggi internazionali e alloggi condivisi amplifica il rischio di nuovi focolai”.
Nella lettera ci sono diversi riferimenti a eventi del passato di dimensioni simili e alle loro conseguenze.
“Storicamente, eventi di massa sono stati associati alla trasmissione di malattie. La pandemia di Mers-CoV durante il pellegrinaggio di Hajj (La Mecca-Arabia Saudita) del 2012, ad esempio, ha evidenziato il rischio di epidemie associate a grandi raduni religiosi” ricordano gli scienziati. “La trasmissione del virus è stata accelerata dalla concentrazione di pellegrini provenienti da diverse nazioni e dalla condivisione di spazi ristretti come dormitori e trasporto pubblico. Nel 2003 si diffuse la Sars in modo significativo nei grandi raduni internazionali, come confermato da uno studio internazionale. Il Giubileo, quindi, con la sua vasta circolazione di persone e la concentrazione di pellegrini, richiede una vigilanza speciale: soprattutto nel contesto dei patogeni emergenti e della crescente minaccia della resistenza agli antibiotici”.
Il piano è costruito intorno a sette pilastri strategici che rappresentano la base per una risposta efficace e coordinata:
● sorveglianza epidemiologica, quindi monitoraggio continuo della diffusione delle malattie infettive, integrando la raccolta e l’analisi dei dati con quelli genetici di sequenziamento per individuare le tendenze emergenti;
● studi avanzati sulle origini, la patogenesi e la trasmissione delle malattie, utilizzando l’intelligenza artificiale e la genomica con strumenti per sviluppare modelli predittivi e ottimizzare gli interventi;
● rafforzare la formazione e le capacità degli operatori sanitari e le comunità attraverso workshop, seminari e campagne di sanità pubblica;
● collaborazione e networking, ovvero rafforzare i collegamenti con i Paesi e le organizzazioni sanitarie internazionali per promuovere lo scambio di conoscenze e risposte coordinate;
● prevenzione e controllo, implementare le misure basate sull’evidenza, dai programmi di vaccinazione all’educazione sanitaria, adattata a specifici profili di malattia;
● risposta alle emergenze, trovare in temi rapidi le risorse per i piani di emergenza predefiniti;
● affrontare l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale, ovvero la One Health, per combattere efficacemente le zoonosi.
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